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GIURAMENTO CAPO DELLO STATO: MATTARELLLA "SARO' ARBITRO IMPARZIALE"

MATTARELLA GIURAMENTOIl dodicesimo Presidente della Repubblica ha giurato questa mattina. Sergio Mattarella ha rivolto un «saluto deferente» ai suoi predecessori, Giorgio Napolitano e Carlo Azeglio Ciampi. E ha puntato subito l’attenzione sulla crisi economica «che ha aperto nuove ferite, creato nuove povertà». Ha salutato gli italiani all’estero, ma anche, con «un pensiero di amicizia», le comunità straniere residenti in Italia. E ha sottolineato che «la democrazia non è una conquista definitiva, ma va inverata continuamente». Con queste parole Sergio Mattarella ha dato il via, dopo il giuramento di rito, al suo settennato di capo dello Stato. E’ stato il momento più importante del cerimoniale di insediamento, proseguito poi all’Altare della Patria e al Quirinale. Un lungo applauso lo ha interrotto - uno tra i tanti, ben 42, tributatigli nel corso dei circa 30 minuti di intervento - quando ha spiegato di volere essere «un arbitro imparziale». «Ma - ha aggiunto Mattarella - i giocatori mi aiutino». Il presidente ha poi sottolineato l’importanza di non dimenticare l’Italia nata dalla Resistenza e risorta dopo la il ventennio fascista e l’occupazione nazista - ricollegandosi a quello che è stato il suo primo atto dopo l’elezione, ovvero la visita alle Fosse Ardeatine - e ha ricordato coloro che hanno combattuto e sono morti per la democrazia e evidenziato che solo «la libertà garantisce il pieno sviluppo dei diritti civili». Il presidente ha indicato come «priorità assolute» la lotta alla mafia e alla corruzione, perché «garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità». Un passaggio particolarmente significativo, questo, per Sergio Mattarella: il 6 gennaio 1980 l’uccisione del fratello Piersanti, allora presidente dell’Assemblea regionale siciliana, fu il viatico per il suo ingresso in politica. Il suo pensiero, a tal proposito, è andato a quelle che sono rimaste nell’immaginario collettivo le figure simbolo della legalità contrapposta alla criminalità organizzata: «Nella lotta alle mafie - ha detto - abbiamo avuto molti eroi e penso soprattutto a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Non è mancato un riferimento al terrorismo internazionale che «ha lanciato la sua sfida sanguinosa seminando lutti e tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti». «Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà- ha però aggiunto Mattarella - sarebbe un grave errore. La minaccia è molto più profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza». Ha poi ricordato tutti gli italiani, militari e no, impegnati nelle missioni internazionali. E ha auspicato una rapida risoluzione della questione marò, impegnando tutti al «massimo impegno». Mattarella non ha dimenticato il momento politico che l’Italia sta attraversando e ha esortato le forze politiche affinché «il percorso delle riforme sia portato a compimento per rendere più adeguata la nostra democrazia» e «per dare risposte efficaci alla comunità». L’invito diretto al Parlamento è stato dunque a «riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico»: un passaggio che potrà essere letto anche come un invito a non rompere l’intesa trasversale che ha sin qui portato la maggioranza e uno dei principali partiti dell’opposizione a procedere insieme sulla nuova legge elettorale e sulla trasformazione dell’assetto costituzionale. L’Italia, ha poi sottolineato, sia «un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace». «Viva la Repubblica, viva l’Italia», ha concluso.