Mar04302024

autonoleggio

Seguici su ...

facebook 5121

Back Sei qui: Home Notizie

News Campania e Estero

INCHIESTA SU VENDITA CARBURANTI A CASERTA E PROVINCIA, AGLI ARRESTI SEI INDAGATI, TRA CUI L’EX SOTTOSEGRETARIO NICOLA COSENTINO, DETENZIONE DOMICILIARE PER ALTRI SETTE

I PROVVEDIMMENTI RESTRITTIVI DISPOSTI DALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI NAPOLI. ESTORSIONE, CONCUSSIONE, ILLECITA CONCORRENZA NEI CAPI D'ACCUSA, PER "FAVORIRE" AZIENDE DIRETTAMENTE RICONDUCIBILI ALLA FAMIGLIA COSENTINO

Nicola-Cosentino03.04.2014 - Il ventaglio dei capi d'accusa comprende varie tipologie di reato, dall'estorsione alla concussione, dall'illecita concorrenza praticata con violenza e minaccia alla calunnia, dal favoreggiamento personale al riciclaggio, con l'aggravante del metodo mafioso.
Il prospetto delle imputazioni è stato definito dalla Procura della Repubblica di Napoli a conclusione dell'inchiesta sulla gestione degli impianti di vendita dei carburanti a Caserta e provincia, disponendo le ordinanze di custodia cautelare in carcere per sei sottoposti ad indagine, tra cui l'ex-parlamentare del Popolo della libertà, Nicola Cosentino, già sottosegretario all'Economia, nel governo-Berlusconi, nonché i fratelli Giovanni ed Antonio, operanti nel settore; ordinanze eseguite in mattinata dai carabinieri del reparto operativo del Nucleo investigativo di Caserta, mentre sono stati disposti gli arresti domiciliari per altri sette indagati, tra i quali i due fratelli del boss di camorra, Michele Zagaria, già detenuti in carcere. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi figurano anche funzionari pubblici dell'amministrazione comunale di Casale di Principe e della Regione-Campania, per aver adottato atti illegittimi.
A dare impulso all'inchiesta, le dichiarazioni di collaboratori di giustizia e le denunce circostanziate di alcuni imprenditori, ostacolati con varie modalità, inclusa quella del "pizzo" da versare, nell'attività gestionale di impianti per la vendita di carburanti. L'arresto di Cosentino, correlato con l'inchiesta sulla gestione degli impianti,facenti capo ai fratelli e a lui per la vendita di prodotti petroliferi, segue di qualche giorno la sentenza della seconda sezione della Corte di Cassazione, con la quale, in pratica, si conferma il rapporto stabile dell'ex-sottosegretario di Stato con i clan camorristici dell'area casertana.
E va ricordato che Cosentino, era finito agli arresti a marzo dello scorso anno, ad un mese di distanza dalle "politiche", per le quali non era stato ri-candidato, ed era ormai privo dell'immunità parlamentare. Successivamente era stato restituito allo stato di libertà, con decisione del Tribunale del Riesame di Napoli; alla decisione di revoca, faceva seguito la sentenza dei magistrati della sesta sezione della Corte di Cassazione del 27 giugno del 2013, con la quale si poneva l'accento sull'esigenza di vagliare la "non attualità delle esigenze cautelari" nei confronti dell'ex coordinatore regionale del Pdl della Campania. La "non attualità delle esigenze cautelari" era rapportata al "principio" , secondo il quale le organizzazioni camorristiche non hanno interesse a servirsi per le loro attività illecite di "politici bruciati", modo di dire che si riferisce a politici particolarmente esposti e coinvolti in vicende giudiziarie. Un "principio" di consuetudine operativa dei clan, ma da corroborare con dati di fatto.
Avverso alle motivazioni della evoca dell'arresto per l'ex-parlamentare, veniva, però, proposto a novembre appello dal pubblico ministero della Direzione distrettuale anti-mafia di Napoli, Antonello Ardituro; appello accolto dai magistrati della seconda sezione della Corte di Cassazione, bocciando il provvedimento di revoca dell'arresto.
La sentenza d'accoglimento dell'appello spiega che il giudizio della sesta sezione della Corte di Cassazione non costituiva un lasciapassare per Cosentino, in quando "politico bruciato", non più organico alla criminalità organizzata, ma costituiva soltanto la richiesta di valutare il pericolo di reiterazione del reato "in modo concreto e non astratto". Ed i fatti, che configurano la reiterazione, sono i contenuti di alcune intercettazioni telefoniche, acquisite dalla Direzione distrettuale anti-mafia, e risalenti al 2011 e al 2012; contenuti significativi nell'attestare la capacità d'influenza e di condizionamento per pratiche illecite ed atti illegali, ch'è in grado di esercitare Cosentino, anche se non assolve più alcuna funzione pubblica.
Cosentino è, intanto, coinvolto in altri due processi nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Nel processo Eco 4", gli è contestato il reato di concorso esterno in associazione camorristica, con l'accusa di aver agevolato aziende del clan dei Casalesi nella gestione dei rifiuti; il dibattimento è iniziato nel marzo del 2011, la sentenza è prevista per il 2015. Altro processo è quello denominato "Il principe e la (scheda) ballerina"; e per scheda si deve intendere quella elettorale. Reato contestagli è quello della corruzione e del re-impiego di capitali illeciti; stando all'accusa, Cosentino avrebbe corrotto un funzionario comunale di Casal di Principe per la costruzione di un Centro commerciale ad opera di ditte collegate con clan di camorra. Gli imputati sono 21. Il dibattimento è stato avviato nel novembre del 2012, la sentenza è prevista per la fine del 2015.