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Pompei: Matteo Renzi ha inaugurato sei edifici restaurati che segnano una nuova stagione per l’importante sito archeologico
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31 Dic 2015
- Scritto da Pietro Luciano
Il Presidente del Consiglio è arrivato insieme al ministro Franceschini, il soprintendente Osanna e il direttore generale Nistri. Foto da Internet.
Pietro Luciano - 24.12.2015 - Matteo Renzi è arrivato puntuale verso mezzogiorno agli scavi di Pompei, per inaugurare sei edifici restaurati e restituiti al loro antico splendore, ma anche per fare, insieme al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, il soprintendente di Pompei Massimo Osanna e il direttore generale del Grande Progetto Pompei Giovanni Nistri, un bilancio del sito Pompei per il 2015.
Tutto è stato organizzato, già dal giorno prima, nei minimi dettagli: sopralluoghi della sicurezza, le ultime rifiniture dei restauratori, le pulizie finali nei sei edifici e nella Basilica, dove è previsto il discorso di Renzi, che nei giorni scorsi aveva annunciato: "Prima degli auguri di fine anno che farà il presidente della Repubblica c'è un altro cantiere da inaugurare, a Pompei". "Noi lavoriamo fino alla vigilia – ha aggiunto – poi anche durante le vacanze. Gli italiani, però, se possono, vadano in vacanza perché finalmente il Paese sta ripartendo".
Gli edifici restaurati sono la Fullonica di Stephanus, una sorta di lavanderia degli antichi pompeiani; la Casa del Criptoportico, danneggiata dai bombardamenti alleati del 1943; la domus di Paquio Proculo, quella di Fabius o di Amandius, su due piani; quella del Sacerdos Amandus con affreschi di scene mitologiche, tutte lungo via dell'Abbondanza, mentre la sesta: la casa dell'Efebo, abitazione di un ricco mercante ricavata accorpando più dimore fra loro, si trova nell’omonima strada. Tutti e sei questi edifici saranno visitabili, appena subito dopo la partenza degli illustri ospiti, già dalle 13.00.
Dopo aver visitato gli edifici restaurati, il corteo presidenziale è entrato nella Basilica, come previsto. Ha preso per prima la parola il ministro del Mibact Dario Franceschini: "Quanto è avvenuto a Pompei nell'ultimo anno e mezzo dimostra che, quando in Italia sappiamo lavorare come una squadra, vinciamo anche le sfide più difficili - ha detto tra l’altro - Oggi i colleghi ministri ci dicono siete riusciti a vincere una sfida impossibile; facendo squadra ne vinceremo molte altre".
Poi il premier ha preso la parola ed ha aggiunto:”Pompei dimostra che l'Italia può tornare a essere un faro; è l'idea – ha spiegato il Presidente del Consiglio - che l'Italia non si ferma e che facciamo notizia non più per i crolli, ma per i restauri". Ha, quindi, aggiunto:” "Pompei è un'esperienza sempre nuova. E non c'è solo il lavoro delle persone che, con maestria, si dedicano ai restauri; è l'occasione di dire che l'Italia è nelle condizioni di dire basta con le opere incompiute e che è in grado di giocare la propria potenza straordinaria".
“Restaurate con circa 3 milioni di euro del Grande Progetto Pompei, le sei nuove case, spiega il soprintendente, sono state riaperte tutte insieme, perché nel loro complesso offrono uno spaccato straordinario di quella che doveva essere la vita nella città romana negli anni subito prima che l'eruzione del Vesuvio, nel 79 dopo Cristo, la seppellisse con le sue ceneri".
Ma il restauro dei sei edifici non è la sola nota positiva del 2015 per Pompei: Antonio Ferrara su Repubblica.it riferisce che, entro la fine del 2015, sarannooltre 3 milioni e 250 mila i visitatoriche avranno fatto tappa nel suggestivo sito archeologico sepolto dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. Ben 620 mila in più rispetto allo scorso anno, con un incasso complessivo di quasi26 milioni di euro. E’ un boom per Pompei.
Hanno contribuito al successo clamoroso di un sito, già di per sé tra i più affascinanti e interessanti al mondo, mostre, esposizioni e gli ingressi gratuiti ogni prima domenica del mese con l'iniziativa #DomenicalMuseo.
GLI EDIFICI RESTAURATI
La Fullonica detta di Stephanus(Regio I,6,7) - A Pompei era molto importante l’attività deifullones, i lavandai: ben 13 officine lavoravano la lana grezza, 7 provvedevano alla filatura e alla tessitura, 9 alla tintura, 18 si occupavano del lavaggio. La 'fullonica diStephanus', menzionato in una scritta elettorale della facciata dell’edificio, di cui era o il proprietario o il gestore, è ricavata dalla ristrutturazione di una casa preesistente, destinando il piano terra all'attività lavorativa, mentre quello superiore è in parte adibito ad abitazione, in parte all'asciugatura dei panni. In fondo all'edificio ci sono una serie di vasche che servivano al lavaggio: ifullonespestavano i panni in una miscela di acqua e soda, ma anche di orina, sostanze sgrassanti perché ricche di ammoniaca.
LaFullonica di Stephanus è stata portata alla luce tra il 1912 e il 1914 nel corso degli scavi diretti da Vittorio Spinazzola ed è la più grande delle quattro note a Pompei. L’edificio è stato interessato, tra il 2014 e il 2015, da lavori di restauro strutturale con il rifacimento e il consolidamento delle coperture, dei solai e delle colonne del loggiato soprastante l’atrio, nonché la realizzazione di una nuova pavimentazione negli ambulacri del giardino, per mitigare il problema dei ristagni dell’acqua meteorica,. I lavori agli apparati decorativi hanno interessato gli affreschi e gli elementi decorativi in stucco (cornici, lesene) e le superfici con rivestimenti di intonaco o di cocciopesto, come le vasche del laboratorio..
La Casa del Criptoportico (Regio I-6.2-16) - La Domus si chiama così perché nel suo giardino quadrangolare, lungo tre lati, c’è un lussuoso portico sotterraneo fenestrato, che, dopo il terremoto del 62 d.C., fu staccato da una casa vicina e adibito a cantina; su di esso si aprivano una stanza di soggiorno (oecus), con un eccezionale pavimento a mosaico, e quattro ambienti termali coperti da volte originariamente decorate in fine stucco. Anche l’ampia sala di soggiorno (oecus) presentava sulle pareti una composizione pittorica simile a quella del Criptoportico, ma con quadretti ispirati a soggetti dionisiaci, parzialmente staccata per fini conservativi. Sulle pareti del portico era presente un ciclo pittorico del secondo stile finale molto pregevole, le cui tematiche del mito troiano si ispirano a episodi dell’Iliade, conPeste nel campo acheoeI giochi funebri in onore di Patroclo, mentre sulla parete di fondo è dipinta laFuga di Eneacol padre Anchise e il figlio Iulo, un rimando alla storia di Roma ovvero Alba Longa, fondata dall’eroe in fuga verso le coste del Lazio. Sono.pitture di altissima qualità: al di sopra di grandi teste si snoda una lunga sequenza di quadretti con personaggi eroici e divini, indicati da didascalie in greco.
Nel 1914, durante lo scavo del giardino, furono ritrovati in gruppi di sei e di dieci individui i resti di vittime dell’eruzione e furono realizzati alcuni calchi, ora esposti nella mostra “Rapiti alla morte”, allestita nell’Anfiteatro di Pompei fino al 10 gennaio 2016. La domus è stata sottoposta, nell’ambito delGrande Progetto Pompei, a un restauro strutturale tra il 2013 e il 2014 e a un delicatissimo intervento di restauro conservativo degli apparati decorativi parietali e pavimentali che ha interessato gli affreschi del criptoportico, degli ambienti termali, dell’oecus, del triclinio estivo, del larario nel peristilio, oltre agli stucchi sulle volte del criptoportico e deltepidariumdei bagni, ai pavimenti a mosaico delfrigidarium, dell’apodyterium, delfaconicume dell’oecus.
La Casa di Paquio Proculo (I.7) – Si chiama così perché nella casa è stato ritrovato il ritratto di Paquius Proculus, il fornaio famoso per la sua vitalità, uomo ricco e influente, che attualmente si trova al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La Casa risale al II secolo a.C. e si sviluppa su tre livelli. L’accesso principale conserva il celebre mosaico con il cane alla catena fra porte semi-aperte, oltre a simboli militari: scudo, lancia e bipenne, mentre nell’atrio è conservato uno tra i più straordinari pavimenti conservati a Pompei con motivi decorativi a riquadri geometrici con animali di vario genere, remi, timoni e testine umane.
E’ una Domus piccola, ma nella parte posteriore ha un salone ed un grande peristilio, su cui affaccia un sontuoso triclinio, ubicato nell’angolo orientale dell’edificio, mentre le pareti sono dipinte in IV stile con soggetti 'nilotici' in omaggio a quella sorta di 'egittomania' tanto in voga in quegli anni nel mondo romano
La Casa del Sacerdos Amandus (Regio I,7,7) – La casa prende nome dalle scritte elettorali ritrovate all’ingresso. Ha forma piuttosto irregolare, frutto delle numerose trasformazioni edilizie che hanno interessato l’intera insula dal II sec a.C al 79 d.C. La casa era dotata di un piano superiore, indipendente, del quale si conserva ancora l’accesso al balcone in facciata, che ospitava l’officina di un tabellarius, ovvero un costruttore di tavolette cerate, trovate carbonizzate fra le macerie e i crolli dell’edificio.
Sull’atrio si aprono le stanze più importanti della casa, tra le quali quella cosiddetta dei triclini che conserva sulle quattro pareti quadri di una certa raffinatezza di III Stile con raffigurazioni mitologiche: rappresentano Polifemo e Galatea, Perseo e Andromeda, Ercole nel giardino delle Esperidi, Dedalo e Icaro, e un pavimento in signinum con motivo geometrico di II Stile; quella dei cubicula con pitture di buona qualità sempre di III Stile, un pavimento in cocciopesto e un armadio a muro. Questi due ambienti sono separati da un vano scala che conduceva agli ambienti superiori e alla loggia sul giardino.
La casa di Fabius Amandus (Regio I.7,2-3) - E’ un’abitazione che si sviluppa su due livelli, con il superiore dotato di un lungo balcone che si affaccia su Via dell’Abbondanza; l’’atrio è ricavato da tre ambienti dell’adiacente casa di Paquio Proculo, le cui porte originali si riconoscono ancora perché trasformate in armadi. Le pareti sono dipinte in IV Stile con ampie campiture a fondo rosso e riquadri con paesaggi pastorali e sacrali; il pavimento in signinum presenta tessere e lastrine di marmo; ha un viridario che serviva a dare aria e luce all’intera dimora: si tratta di un piccolo giardino con le pareti dipinte a motivi vegetali per ampliare visivamente lo spazio, mentre sullo stipite del triclinio è rappresentata una graziosa fontana di marmo, alla quale uccelli vanno ad abbeverarsi.
Nell’ambito delGrande Progetto Pompei delle domus di Paquio Proculo (I 7, 1), di Fabio Amandio (I 7, 2-3) e del Sacerdos Amandus (I 7, 7) è stato effettuato sia il restauro architettonico che degli apparati decorativi con interventi di rinforzo strutturale e di sostituzione delle guaine di impermeabilizzazione sui solai orizzontali esistenti, dei manti di copertura; è stato realizzato anche un idoneo impianto di smaltimento delle acque piovane e sono stati effettuati consolidamenti e restauri di tutti gli affreschi e dei pavimenti a mosaico.
LaCasa dell’Efebo(Regio I 7,10-12.19) – La denominazione si deve al bronzo di un Efebo, collocato nell’abitazione, che il proprietario dell’abitazione, P. Cornelio Tegete, adattò a portalampada. La scultura è una copia di un originale greco del V secolo a.C. che oggi è conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. E’ una lussuosa dimora del ceto mercantile pompeiano, che si trova nell’omonima strada, ed è stata costruita aggregando case più antiche comunicanti tra loro attraverso tre porte di accesso; presenta un prezioso intarsio marmoreo al centro del pavimento, mentre nel giardino si trova un bellissimo dipinto di Marte e Venere.
Nel 2012 sono stati avviati restauri architettonici sia nella Casa dell’Efebo che nelle dimore adiacenti (13-18), poi, per ilGrande Progetto Pompei, sono stati eseguiti quelli relativi agli apparati decorativi, iniziati nell’aprile 2015; si è proceduto, inoltre, al recupero delle murature mediante l’integrazione delle lacune, il rifacimento dei colmi murari e la stuccatura dei giunti, nonché il consolidamento e la pulitura di tutte le superfici pittoriche, dei pavimenti musivi e in cocciopesto.
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