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Cultura e Spettacoli

L’ULTIMO TABERNACOLO

Il tabernacolo situato all’entrata di San Paolo Belsito, sulla strada proveniente da Nola, rientra nella tradizione persistente fin dall’antica Grecia e che, durante il periodo di regno di Carlo III di Borbone, Padre Rocco ne incoraggiò la diffusione. Servizio di Antonio de’ Marinis dal c@zziblog del 9 luglio 2016

S. Paolo Belsito Madonna AQddolorata 1Le edicole votive, con immagini sacre, e quelle con la riproduzione in piccole ceramiche delle “anime pezzentelle”, furono utilizzate come fenomenale mezzo di controllo religioso, ma anche per creare la prima “rete” di illuminazione stradale della Napoli del settecento. In ogni caso il “nostro” è l’ultimo tabernacolo dedicato alla Madonna Addolorata, immagine sacra centrale del culto e della tradizione Sanpaolese. Una tradizione ancora viva nella cultura del ridente paese.

S. Paolo Belsito Festa Madonna 1Proprio il due luglio prende l’avvio il ciclo per la celebrazione della festa tradizionale, che si vuole titolata come “Festeggiamenti in onore di Maria Santissima addolorata”, che troverà il suo culmine con la prima domenica d’agosto: sabato sera, dunque, per le vie del paese, si è snodata la processione del “quadro” della “Maronna nosta”, quella Madonna che nell’immaginario collettivo riassume le caratteristiche proprio di “Santu Paulo”. Per questo ne è il Totem; il feticcio di una zona sacra inviolabile ed esclusiva; il nostro, credenti o laici, “tabù sacro”, che finisce per connotare il dato antropologico di chi qui affonda le sue radici.

Per altri versi le celebrazioni in onore di un’entità soprannaturale è connesso proprio all’atteggiamento umano, ai modi e agli strumenti necessari per costruire la sua nicchia metafisica.

DeaMadre3L’antica cosmogonia rurale era legata al culto della dea madre. Divideva il tempo in due: il tempo della morte (autunno – inverno). cui è connesso il tempo della fecondazione, della semina, delle attività preparatorie; seguiva il tempo della rinascita o resurrezione, della nuova vita (primavera – estate), cui è connesso il tempo della fruttificazione, delle nuove nascite e della fecondità, della raccolta e del ringraziamento.

I riti e festeggiamenti erano tanti: essi con l’avvento del cristianesimo non sono scomparsi, ma semplicemente sono diventati cristiani. Le celebrazioni (autunno inverno) sono legati prevalentemente a riti di deità maschili (riti della nascita e morte, resurrezione del Cristo) e quelli (primavera estate) prevalentemente alla Madre universale della cristianità. I valori sono rimasti inalterati, come pure la funzione sociale, che contribuisce al mantenimento del gruppo con i suoi valori etnici nella cornice che l’avanzamento della storia propone.

Il momento della processione è il momento clou del gruppo sociale, dunque, dove il gruppo solidarizza in senso orizzontale: celebra l’uguaglianza dei membri della comunità di fronte al “capo supremo”, che nel nostro caso è la Madonna Addolorata.

È intuitivo scorgere la delicatezza del momento, soprattutto la sua amministrazione e guida, che va sostenuta da stimate persone che appaiono e sono di valore, ma è ridicola ed offensiva anche la burocratizzazione, di cui si vocifera, del suo svolgimento.

La processione del “quadro” è avvenuta sotto stretta sorveglianza delle autorità civili e delle forze dell’ordine accompagnata dalla banda musicale e dai tradizionali fuochi d’artificio: alla fine con l’alza “bandiera” rituale, all’inizio di via Ferdinando Scala, hanno avuto inizio i festeggiamenti dedicati alla nostra “Mater Doloris”.

SUna manifestazione tranquilla di un popolo pacifico e civile, che fa onore al nome del suo paese Belsito (γη καλη), buona terra, buon posto, buona popolazione: un luogo ameno!
Il nostro è un paese che ha bisogno piuttosto di più cura e maggiore attenzione da parte della classe dirigente locale: parlo di classe dirigente, non di amministratori, la cui qualità, alla fine, non interessa nessuno; parlo di classe dirigente presente nel paese, non di ragionieri o presunti tecnici dai conti che non tornano; di persone dal valore oggettivo e non di “arraffatutto”, che da decenni non riescono ad esprimere una capacità di governo all’altezza del compito, che tra l’altro non appare particolarmente gravoso.

In questi ultimi anni, interi paesi, su questo stesso territorio sono risorti, e perciò più vitali e pronti per una sfida coerente e puntuale con i tempi.
In ogni caso, in assenza di un democratico processo politico e programmatorio, di controllo e di rigore morale, i conti non possono tornare a vantaggio della comunità di San Paolo Bel Sito.

Non c’è niente da recriminare, nessuno da mettere sotto accusa, salvo osservare che in genere da atti miopi e ambigui sorgono illegalità, sotterfugi, escamotages, movimenti di uomini e danari di dubbia specie.

Il chiacchiericcio è serpeggiante, vischioso, simpaticamente fabulante e, più spesso, intricante.

Resta perciò materia per riflettere per ognuno sul destino di questo territorio e sul cammino di questa comunità.

Qui sull’altare della mia stitichezza culturale, eretta per incensare inutili personaggi, occorre, mio malgrado, un epitaffio ad imperituro ricordo.