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AVELLA: “IL SILENZIO DELLA POLVERE”, PER NON DIMENTICARE LA STRAGE DELL’AMIANTO

L'incontro promosso dall’ISIS Baianese-Lauro – Sede di Avella

locandina per il silenzio della polvereMp. D’Avanzo – 30.’1.2016 - Venerdì 25 Gennaio, alle ore 9.30, presso la Sala Consiliare del Comune di Avella, è stato presentato il libroIl silenzio della polvere. Capitale, verità e morte in una storia meridionale di amianto”, MIMESIS Edizioni, che parla della strage dell’amianto e delle tante persone che ogni anno muoiono “silenziosamente” per questo motivo.

petrillo ad AvellaLa manifestazione è stata organizzata dall’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “Baianese-Lauro”.

Erano presenti all’incontro il sindaco di Avella avv. Domenico Biancardi, la dirigente scolastica prof.ssa Maria Petrucci, il presidente dell’Associazione “I rami del melo” Giuseppe Sorice, il curatore del volume Antonello Petrillo, autore del libro insieme a Stefania Ferraro.

Presenti anche alcuni ex operai dell’isochimica: Michela La Rizza, Antonio Oliviero, Franco D’Argenio per parlare della propria esperienza.

Il dibattito, moderato dal giornalista Giuseppe Guerriero, Direttore di Mandamento Notizie, ha registrato la forte attenzione degli alunni che hanno ricevuto un utile messaggio su come comportarsi nella scelta delle loro prospettive future di lavoro.

cartografie sociali petrillo silenzio polvere 200x300Il testo - Negli anni Ottanta, in una piccola città del Meridione interno, centinaia di giovani vengono radunati su di un piazzale in periferia. A tutti coloro che hanno meno di vent’anni viene chiesto di fare un passo in avanti: un’impresa, costituita per l’occasione, li assumerà per effettuare una delle operazioni più inquietanti della storia industriale del nostro Paese. A mani nude, senza mascherine né tute protettive, decoimbienteranno dall’amianto – in pieno centro abitato – poco meno che l’intero parco rotabile (vagoni ed elettromotrici) delle Ferrovie dello Stato. L’indagine socioetnografica di URiT ricostruisce attraverso le biografi e dei sopravvissuti (operai e abitanti del quartiere, molti dei quali gravemente ammalati), le omertà e i silenzi delle istituzioni di controllo e del ceto politico locale: una vicenda apparentemente incredibile, che può essere invece considerata un paradigma delle modalità attraverso le quali alcuni territori, economicamente e socialmente “deboli”, sono stati costituiti in sede privilegiata per la localizzazione di lavorazioni pericolose.