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Avellino: Intitolata la Sala del Consiglio provinciale alla memoria di Pietro Foglia

Dedicata alla memoria dell’uomo politico, ch’è stato sindaco di Baiano e presidente del Consiglio regionale della Campania, la Sala più prestigiosa di Palazzo Caracciolo, nella quale si svolgono le sedute del Consiglio provinciale di Avellino. L’iniziativa, deliberata all’unanimità su proposta del presidente Domenico Biancardi , é stata ufficialmente formalizzata lo scorso 21 marzo. Un degno riconoscimento alla fattività e all’impegno profuso dall’on.le Foglia per la crescita delle comunità nella democrazia e a servizio dei territori.

article e1551285201764 300x249Gianni Amodeo - 23.03.2019 - “Si propone di intitolare la Sala più prestigiosa di Palazzo Caracciolo al compianto onorevole Pietro Foglia, nato a Baiano, il 5 marzo del 1950, scomparso prematuramente l’11 dicembre del 2018. Politico serio, pragmatico e lungimirante amministratore tenace e poderoso, dirigente pubblico competente e qualificato; un autorevole protagonista delle Istituzioni che ha focalizzato il suo impegno a favore dell’Irpinia e del Sud”.

E’ il tenore della proposta formulata dal presidente, Domenico Biancardi, al Consiglio provinciale di Avellino, all’indomani della scomparsa dell’uomo politico, aggredito da un male ribelle ad ogni cura; proposta approvata all’unanimità e resa ora ufficiale, nella seduta del Parlamentino irpino, nel cui ordine del giorno figurava come primo argomento, all’insegna del ricordo di IMG 8305Pietro Foglia, presidente del Consiglio regionale della Campania. Una testimonianza espressa dal presidente Biancardi, che si è soffermato sulla forte capacità di Foglia di rapportarsi ai territori, rendendosi sempre disponibile ad accogliere le istanze delle amministrazioni locali e dei sindaci. Uomo politico, con forte senso delle valenze del pubblico, Foglia evidenziava il presidente della Provincia - si distingueva sia per la caratura delle competenze giuridiche ed amministrative ch’era in grado di esprimere compiutamente e con efficacia di argomentazioni nelle sedi istituzionali e nei pubblici convegni, sia per la visione delle problematiche dei territori e delle loro soluzioni praticabili.

Ed ecco in sequenza alcuni dei più significativi profili che connotano la biografia professionale e politico-istituzionale di Pietro Foglia.

foglia1Laureato in Ingegneria meccanica a pieni voti alla Federico II, è stato docente e ricercatore per la Cattedra d’impianti tecnologici della stessa Università partenopea, maturando importanti e qualificate esperienze tecnico-scientifiche negli Stati Uniti d’America, dopo aver frequentato il Master in business and administration alla Washington University Seattle, collaborando alla progettazione del Boeing 767. Componente della Direzione tecnica di Aeritalia Spa, era approdato, per concorso, nei ruoli di vertice della Cassa del Mezzogiorno diventata AgenSud, con la direzione degli Uffici di Avellino e il coordinamento degli interventi per gli insediamenti abitati del dopo-terremoto dell’80 alla luce della legge 219.

Presidente dell’Area di sviluppo industriale di Avellino, Foglia ha esercitato un’importante funzione per la promozione delle politiche industriali in Irpinia, puntando sul ruolo della realizzazione delle infrastrutture, per le quali spicca la centralità dell’area dell’Ufita, in funzione della leva propulsiva di sviluppo che sarà determinato dalla realizzazione del   sistema dell’Alta Capacità sull’asse Ariano IrpinoGrottaminarda per i collegamenti ferroviari NapoliBari. E nella direzione delle politiche industriali è stato tra i più attivi promotori del varo di quattro Patti territoriali per lo sviluppo delle aree interne dell’Irpinia.

Da Sindaco aveva rilanciato, per Baiano,  oltre dieci anni fa in correlazione con l’Asi di Avellino, l’ipotesi di conferire funzionalità al Piano degli insediamenti produttivi di via Calabricita, che, pur configurato con i vincoli di destinazione dell’area dedicata a ridosso immediato del casello autostradale dell’A-16 e finanziato per oltre quattro miliardi di lire del vecchio conio per le opere infrastrutturali con le risorse proprio del dopo-terremoto dell’80, non era mai diventato operativo. Ma i tempi erano già cambiati e il treno delle opportunità per gli insediamenti produttivi era passato veloce. Di rilievo l’impegno fattivo di Pietro Foglia nel concorrere, in sintonia con movimenti, partiti politici e le comunità del territorio, all’Istituzione della Municipalità unica per Montoro Inferiore e Montoro Superiore, per realizzare l’importante progetto della Città della Valle dell’Irno, in linea con la storia e guardando con fiducia di crescita non solo nel presente, ma soprattutto in proiezione futura. Un impegno che Foglia dispiegò in Consiglio regionale, con la specifica proposta normativa, di cui fu il primo firmatario e relatore; proposta ben studiata ed articolata, incentrata sulla legislazione regionale della Campania e sulla normativa della riforma delle Autonomie locali del 1992.

“Campania bellezza del creato” fa tappa ad Avella

L’Aula Consiliare del Palazzo Baronale ha ospitato, mercoledì 3 aprile, la presentazione dell’ultima opera di Giuseppe Ottaiano. Nel volume anche un’immagine fotografica dedicata al territorio avellano. La Fondazione Avella Città d’Arte ha sottoscritto una convenzione con Terre di Campania che prevede l’accoglienza ad Avella di studenti o gruppi di visitatori.

Bellezze della Campania a d Avella 326x245N.R. - 05.04.2019 - Ancora una tappa in Irpinia per il libro fotografico di Giuseppe Ottaiano “Campania bellezza del creato”, che è stato presentato, mercoledì 3 aprile, alle ore 12,00, presso la Sala “Alvarez de Toledo” del Palazzo Baronale di Avella (Av). Non si ferma, dunque, il cammino dell’ultima pubblicazione del fotoreporter appassionato del buono e del bello della nostra regione, il quale, proprio in provincia di Avellino ha cominciato, circa 10 anni fa, la sua opera di catalogazione iconografica delle eccellenze campane.

In occasione dell’evento, oltre all’autore, sono intervenuti: Domenico Biancardi, Presidente Provincia di Avellino e Sindaco di Avella; Raffaella Bonaudo, Funzionario MIBAC; Antonio Larizza, Presidente Fondazione Avella Città d’Arte. Ha moderato l’incontro Maddalena Venuso, giornalista ed editore del libro.

Campania bellezza del creato” racconta il personale viaggio di Giuseppe Ottaiano alla scoperta di tanti luoghi, prodotti, paesaggi, edifici, di meravigliosa bellezza, ma spesso sconosciuti ai più, magari perché spesso collocati al di fuori dei grandi itinerari turistici della nostra regione. Un’opera che aiuta il lettore ad immergersi nella bellezza della nostra terra, sia essa creata dall’opera divina o dalla mano dell’uomo, per rendere omaggio alla forza della Creazione che ancora sa meravigliarci. E tra queste meraviglie non poteva mancare un’immagine dedicata al territorio di Avella, presente, all’interno del volume, con i suoi straordinarie Monumenti Funerari romani in località Casale. Anzi nell’occasione, il testo è stato arricchito di una sovracopertina con l’immagine del castello di Avella.

Locandina 33x482 3 Aprile 800x445Il libro è diviso in 6 sezioni con la descrizione di luoghi, prodotti, paesaggi ed edifici di meravigliosa bellezza spesso sconosciuti, difatti l’autore ha precisato che nel libro il lettore non troverà foto dei capoluoghi di provincia o città e luoghi già noti.

La pubblicazione, corredata di testi di presentazione e didascalie, tradotte anche in lingua inglese, è stata recentemente trasformata anche in un’esposizione fotografica grazie al contributo di SCABEC e della Regione Campania. Alcune delle pagine del libro sono consultabili, inoltre, attraverso l’utilizzo della realtà aumentata, scaricando gratuitamente su App Store e Google Play l’App MuseoCastelliIrpiniaAR e autorizzando le impostazioni richieste.

Parte del ricavato del libro sostiene l’Associazione Terre di Campania che promuove il territorio ed organizza eventi culturali. Tutte le informazioni sono disponibili nel sito www.terredicampania.it

Baiano / Forum all’”Incontro” per la Memoria vigile: Shoah e leggi razziali del ’38, con riflettori aperti sull’anti-semitismo contemporaneo

La vicenda di Adolfo Liuzzi internato politico per i sentimenti ostili al regime mussoliniano.

slide 1Gianni Amodeo - 28\01\19 - ….” Si comunica che l’ebreo Liuzzi Adolfo - nato a Ferrara il 30 gennaio del 1883 e qui abitante in viale Cavour n° 32, benestante - non ha mai dimostrato sentimenti favorevoli al Regime, dedicandosi esclusivamente all’amministrazione del proprio patrimonio e cercando di ricavare ingenti guadagni con abili speculazioni e prestiti ad interesse. Quando furono, però, attuati in Italia i provvedimenti anti-semiti (n.d.r. leggi razziali del 1938) vedendosi viepiù allontanato dagli ariani e ritenendo in pericolo le sue sostanze patrimoniali, assunse subito un atteggiamento ostile al Regime. Da allora egli tenta di eludere, con ogni mezzo, le disposizioni delle leggi razziali ed, accompagnandosi a correligionari noti come anti-fascisti, critica le direttive politiche, economiche e sociali del Governo nazionaleIn considerazione di quanto sopra, la sua presenza in questo Capoluogo (n.d.r.Ferrara) durane la guerra contro le   Nazioni plutocratiche non è ritenuta opportuna, potendo egli compiere propaganda disfattista, di cui è ritenuto capace, questo Ufficio propone, pertanto, che il Liuzzi venga allontanato da Ferrara ed inviato in una località di terraferma. Si resta in attesa di conoscere, al riguardo le determinazioni di  codesto Ministero”.

Corriere della Sera e leggi razzialiIl documento è del 15 giugno 1940 (n.d.r. cinque giorni successivi alla Dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia, in larga parte già occupata dalle truppe della Wehrmacht). E’ firmato dal prefetto di Ferrara, Di Suni, ed è diretto al Ministero dell’Interno, Divisione generale di Pubblica sicurezza e per conoscenza al dr. Giuseppe D’Andrea, Ispettore generale di P.S. a Bologna. Un documento significativo, nel cui linguaggio di sghembo gergo burocratico e leguleio si presta ad un’interessante spettro di considerazioni e di analisi semantica. E così si dà per certa e scontata l’equazione che identifica come propaganda images3J69890Pariani gli italiani, della cui nazione  non sono ormai più parte - quali portatori dei titoli di cittadinanza, di cui sono stati privati, con l’impossibilità di lavorare nella pubblica amministrazione o con la negazione di accesso alle scuole pubbliche per i bambini e ragazzi ebrei osservanza delle leggi razziali del ’38 - proprio gli ebrei come il ferrarese Liuzzi; ebrei, a loro volta, accomunati dalla stessa professione religiosa giudaica e, dunque, correligionari e a-cattolici, tenendo presente che quella cattolica è religione di Stato, alla luce dei Patti Lateranensi, stipulati nel 1929 dalla Chiesa e dallo Stato con ordinamento connotato dalla diarchia  monarchica e fascista. E’ la terminologia che incrocia la locuzione Nazioni plutocratiche, con riferimento particolare all’Inghilterra e Francia e in genere all’Occidente, in cui si concentra l’egemonia economica e finanziaria mondiale da abbattere per realizzare un nuovo ordine geo-politico internazionale secondo la visione hitleriana pan germanica, che connota uno degli elementi centrali della propaganda ideologizzata nazi-fascista nell’alimentare il secondo conflitto mondiale ‘39\45.

seguestro beniAll’atto trascritto seguono altri atti che narrano storie strettamente private di Liuzzi, tra cui il trentennale rapporto more uxorio  con l’amante Angiolini Medea, di razza ariana - secondo l’equazione predetta, italiano\ariano - e cattolica; e tra le storie private  spicca quella rappresentata dall’informativa della Prefettura di Ferrara, secondo la quale … Liuzzi Adolfo “ onde sottrarre i propri capitali ad eventuali espropriazioni ed ai rischi a cui il denaro liquido è esposto in tempo di guerra, ritirò dalle banche delle somme ascendenti a circa tre milioni, per investirle in immobili, di cui in seguito a vendita simulata, risulta proprietario il marito di una figlia di una sua amante”. E poi si leggono le istanze delle sorelle, che chiedono alle Autorità competenti la revoca dell’internamento politico inflitto al fratello Adolfo Liuzzi con il ritorno a Ferrara per le gravi patologie di cui è afflitto e il provvedimento di concessione all’amante Angiolini Medea di rendergli visita a Baiano.    

leggi razziali fasciste 1030x615Sono atti che formano il corposo fascicolo depositato nell’Archivio di Stato di Avellino ed intestato a Liuzzi Adolfo, internato per un anno circa nel territorio comunale di Baiano, nel periodo in cui si succedettero  nel palazzo municipale di corso Garibaldi per le funzioni di Podestà il dottor Giulio Ferone e il notaio Stefano Candela; fascicolo, che ha catalizzato l’interesse del prof. Michele Mercogliano - funzionario della Società Autostrade - meticoloso e attento cultore di storia locale. con particolare interesse per il ’500 e il ‘600, per gli atti notarili regolatori di rapporti patrimoniali e matrimoniali. E proprio la vicenda di Adolfo  Liuzzi - internato politico destinato prima a Savignano di Puglia (n.d.r. é l’attuale Savignano Irpino, proclamata di recente Borgo d’Italia per le bellezze paesaggistiche e naturalistiche)  e successivamente a Baiano e a Mercogliano, in provincia di Avellino, per poi fare ritorno a Ferrara nel ’41 - viene  raccontata nel corposo fascicolo che coinvolge le burocrazie del Ministero dell’Interno, oltre che le Prefetture interessate, della Questura irpina e dei Comuni appena citati, ha fatto da prologo al Forum  per la Memoria vigile, onorando la Shoah e guardando all’anti-semitismo contemporaneo, svoltosi nei locali dell’ ”Incontro”.

             Dai Campi di internamento politico ai Campi di concentramento e ai Lager

Lager in italia 1Un percorso di articolata rivisitazione storica con le riflessioni analitiche del prof. Carmine Magnotti, in ordine ai campi per l’internamento civile, con cui il regime fascista isolava i propri oppositori, per  approdare alla dichiarazione d’armistizio dell’8 settembre del ’43, allorché l’Italia restò divisa in due, con il Sud e il primo governo provvisorio di coalizione anti-fascista,  insediato a Salerno capitale, sotto l’egida delle truppe anglo-americane, e il Nord  in cui si costituì la Repubblica sociale italiana per dare continuità al regime mussoliniano, ma di fatto sotto il diretto controllo della Germania nazista. Una linea di discrimine, quella del ’43, che segna il progressivo e violento inasprirsi delle atroci persecuzioni anti-ebraiche con l’allestimento dei campi di concentramento in Italia, di cui quello di Fossoli è tristemente noto - sottolineava Campo di Fossoli hqdefaultMagnotti -  che fecero parte dell’estesa mappa dei campi di concentramento disseminati nell’Europa occupata dalle truppe della Germania nazista, nei quali si consumò il sistematico genocidio di milioni di uomini, donne e bambini  ebrei, zingari e appartenenti alle cosiddette minoranze etniche, per l’immane tragedia della Shoah.

Una rivisitazione articolata dell’inumanità del sistema concentrazionario attuato sulla base dei principi della superiorità della razza ariana, quello prospettata da Magnotti, a cui erano connessi in dibattito aperto ampi squarci di riflessione e analisi storico-politica, tra cui i rapporti intercorsi nel corso dei secoli tra le monarchie assolutiste e i Papi del temporalismo ecclesiastico, da un lato, e i sistemi bancari degli “agiati” ceti ebraici dall’altro lato; rapporti con cui re e Papi ottenevano considerevoli prestiti economici per le loro azioni di governo  finanziare guerre, pur disdegnando formalmente il profilo umano degli ebrei, obbligati per legge a vivere nei ghetti diffusi in tutta Europa.

maxresdefaultSotto i riflettori, in specifico, le leggi razziali del ’38   in Italia, per le quali gli ebrei, di fatto, erano privati di ogni di diritto di cittadinanza. Era la sostanziale riduzione allo stato di apolidi, ma soprattutto di nemici per lo Stato italiano in guerra “contro le Nazioni plutocratiche”. Una figura giuridico-formale che ne “legittimava” la deportazione, il trasferimento nei lager e l’annientamento, come in guerra appunto.

DSCI0019Uno scenario, nel quale un ruolo basilare era svolto dal Tribunale speciale della razza, con il correlato apparato poliziesco, che accertava la condizione di ascendenza ebraica, costitutiva dell’impietosa e crudele sentenza che consegnava agli ebrei e alle ebree riconosciuti giuridicamente tali il lasciapassare per i campi di concentramento e i lager, ma anche il presupposto per la confisca dei beni patrimoniali a favore dello Stato, che, a sua volta, li vendeva sotto costo. Ed è facile immaginare che cosa sia accaduto in quei tristi e famigerati anni di guerra. Un meccanismo infernale che alimentava ogni genere di avida delazione contro gli ebrei, per privarli dei loro beni. E per molti la sanzione di riconoscimento di appartenenza a famiglia ebrea, spesso era affidata a schede identificative di ascendenze risalenti ad alcuni secoli precedenti l’accertamento. Ed era lo stesso Tribunale che aveva il potere di sentenziare il riconoscimento dell’ebreo reso ariano, l’arianizzato. Altro “capolavoro” di finzione giuridica e formale.

DSCI0032E poi altri passaggi interessanti erano calibrati sul negazionismo della Shoah e sull’ anti-semitismo che si manifestano nell’Europa dei nostri giorni come attestano molteplici eventi e azioni terroristiche di matrice jiadhista a Parigi, per non dire delle minacce anti-Israele in chiave terzo-mondista e di matrice araba, con l’ Iran. Una sequenza di riaffioranti razzismi e fascismi che richiede attenzione e puntualità di conoscenza a 360°. Un Forum, come si rileverà, con vari punti di vista, com’era opportuno e giusto che fosse, nello spirito della Memoria vigile, alla cui portata plurale hanno concorso con Magnotti e Mercogliano, la prof.essa Luciana Palmese, il dottor Antonio Tulino, il geometra Romeo Lieto e chi scrive queste note.

Baiano: Forum all’ ”Incontro” con Edoardo Fiore

Le foibe e l’esodo, oltre il negazionismo per onorare la memoria e l’identità nazionale.

Foibe 210x300Gianni Amodeo – 05.03.2019 - Una tragedia, che per lunghi anni è stata resa estranea alla coscienza generale, senza trovare neppure uno spiraglio di minima considerazione nel pubblico discorso e, al più e sino ad alcuni anni fa, qualche stringata e frettolosa menzione nei testi scolastici, quasi fosse un episodio insignificante da affidare alla “carta bianca” dell’oblio che spesso concilia il disincanto della cinica ed egoistica indifferenza e le comode certezze del piatto conformismo, con cui da sempre si plaude il nuovo potere che cancella il preesistente, salvo ripensamenti e revisioni di giudizio d’occasionale convenienza, 1200px Kingdom of Italy 1942 with provinces svgin attesa che la storia si sedimenti e si affranchi con gradualità dai frastagliati e involuti tornanti in cui si avviluppa e rinserra, per rappresentare situazioni, eventi ed uomini nella realtà effettuale, distillando luci ed ombre, generosi eroismi e vili tradimenti, negatività, idealità e quella distruttività che fa regredire l’uomo allo stato ferino, restituendolo alla spelonca.

confini 1945 1954Una rimozione declinata il più delle volte nelle forme del negazionismo per opportunità politiche, quella delle tristi e dolenti vicende delle foibe e dell’esodo di cui restarono vittime le popolazioni istriane, dalmate e giuliane nei duri anni del secondo conflitto mondiale tra il ’43 e il ‘ 45, per protrarsi nelle scie del terrore diffuso e capillare fino al ’47.

foibeUn cerchio di violenze e atrocità, il cui epilogo politico internazionale fu scritto dalle rappresentanze dei Governi italiano, inglese, statunitense e jugoslavo nel 1954 con il Memorandum di Londra che restituiva allo Stato italiano Trieste e il territorio di riferimento, conferendo alla Repubblica socialista federativa jugoslava l’amministrazione provvisoria della cosiddetta Zona-B, comprensiva dell’Istria nord occidentale estesa fino al fiume Quieto. E al Memorandum del 1954 seguì il Trattato bilaterale di Osimo, in virtù del quale l’intera Zona-B era acquisita in via definitiva alla Repubblica socialista federativa jugoslava. Un assetto foibaterritoriale, quest’ultimo, destinato ad avere breve durata, venendo scomposto nel 1992-1995 con lo sfaldamento della Repubblica federativa socialista jugoslava. Uno sfaldamento d’implosione, generato dalla lunga e durissima serie delle guerre che si sono combattute qualche decennio fa e all’interno della Federazione socialista jugoslava; guerre civili e conflitti secessionisti nei teatri di morte e stragi nel Kosovo, Bosnia, Erzegovina, Serbia, Croazia, segnando il tracollo del sistema politico realizzato da Tito per l’avvento della società comunista, nel quadro dei complessi e controversi rapporti con l’ Urss, a sua volta, decompostasi da sola nel 1989. E nello scenario che è seguito alle guerre jugoslave, l’Istria si imagesU5QYSNDBconfigura, nella parte settentrionale e in quella meridionale, come entità articolata in due Stati: la Slovenia, con territorio esteso fino al fiume Dragogna, e la Croazia, comprensiva anche del Quarnaro e della Dalmazia. Ed è, questa, una delle rappresentazioni plastiche della “balcanizzazione”, il lemma con cui si configura il “modello” di frammentazione geo-politica e di conflittualità etniche e para-etniche permanenti, che ha sempre connotato l’area balcanica, la micidiale polveriera che fece esplodere la Grande guerra, rinnovandosi nella portata distruttiva, come ricordato, appena una ventina di anni fa.

Onorare la memoria degli innocenti

Il limpido e onesto discorso di Sergio Mattarella

DSCI0051Su questi tracciati di contesto generale e di analisi storica, nei locali del Circolo socio-culturale L’Incontro si è articolato il Forum, incentrato sulle tragiche e drammatiche vicende vissute, oltre settanta anni fa dalle popolazioni istriane, vittime delle foibe iloveimg resizeddalmate e giuliane, immolate alle atrocità delle foibe e al coatto esodo dalle loro terre; Forum, animato dalla relazione proposta dall’avvocato Edoardo Fiore, cultore di storia civile e politica e già consigliere comunale di Avellino. Una ricostruzione, per evidenziare come i dolenti e tristi eventi di quei lontani anni toccarono l’apice della violenza, quando ormai il secondo conflitto mondiale s’era concluso con la disfatta militare italo-tedesca, investendo le popolazioni civili, innocenti ed inermi, vittime sacrificali per la loro Italianità.

foibe 104628 660x368Una situazione - evidenziava Fiore - determinata e attuata con la chiara strategia propria della “pulizia etnica” anti-italiana per la formazione di una società nuova, quella prefigurata dal modello comunista della Repubblica federale jugoslava.

esuliSotto i riflettori, l’accoglienza, spesso tutt’altro che solidale, riservata agli italiani dell’esodo ed ospitati nei campi-profughi, ch’erano stati allestiti in varie città, soprattutto delle regioni settentrionali e centrali. Profughi e italiani due volte, per richiamare l’eccellente e documentato saggio storiografico di Dino Messina, di recente pubblicazione per l’editrice Solferino.

1 w12gdgwz6vqTcZ3FaIVdwChiave di volta della rivisitazione della tragedia delle foibe e dell’esodo, sviluppata da Edoardo Fiore, era il riferimento tematico pienamente condiviso per l’onesto e cristallino discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella ricorrenza della Giornata del Ricordo del 10 febbraio scorso, con rilievo per il passaggio che recita ”… Un capitolo buio della storia nazionale e inutile che causò lutti, sofferenze, spargimento di sangue innocente. Non si trattò di ritorsione, come qualche storico negazionista e riduzionista ha provato ad insinuare contro i torti del fascismo, perché gli italiani furono vittime di un odio comunque intollerabile che era insieme Mattarellaideologico, etico e sociale. Solo una paziente e coraggiosa opera di ricerca storiografica ha fatto piena luce sulla tragedia delle foibe e del successivo esodo, restituendo questa pagina strappata alla storia e all’identità della Nazione”. Un passaggio, quello citato, inserito nel più articolato filo discorsivo, con cui Mattarella rappresenta il ruolo della pace e dell’Europa comunitaria nel sistema multipolare del Terzo Millennio.

resizerAltri argomenti sotto la cartina di tornasole del Forum: l’Italia del dopo-armistizio del ’43, sbandata e divisa in due; il ruolo della Repubblica sociale italiana, governata da Mussolini, alleata del tutto subalterna alla Germania nazista, che, di suo, assunse ed esercitò il diretto controllo di tutte le operazioni belliche dell’arco di costiera adriatica, praticando aspre politiche anti-slave; le ragioni della conoscenza storica, con cui nel 2011 lo Stato italiano ha istituito la Giornata del Ricordo da onorare pubblicamente e nelle Scuole. Una serie di osservazioni e puntuali DSCI0048riflessioni sviluppate dal medico Carlo Mascheri, dal dottor Carlo Melissa, dal professore Carmine Magnotti e da chi scrive. Particolare la testimonianza dell’avvocato Emanuele Litto, che ben conosce e frequenta quella ch’è stata l’Istria italiana, con la nonna di parte materna, nativa della Slovenia, andata in sposa al nonno, ufficiale dei carabinieri. E in terra slovena, dove possiede un piccolo e ben curato podere - spiegava Emanuele Litto - sono forti i sentimenti di rispetto verso tutte le espressioni della cultura italiana e soprattutto di riconoscenza per le opere pubbliche realizzate dagli italiani. La pace e la laboriosità creano la vita e primeggiano su guerra, odio, violenza.

AL PROF. CARMINE MONTELLA IL PREMIO POESIA “LA BIBLIOTECA”

Premiato MontellaN.R. - 02.02.2019 - Il prof. Carmine Montella di Baiano, collaboratore della Festa dei Libri e dei Fumetti di Avella sin dalla sua istituzione, con la poesia “Perché Mai”, si è aggiudicato la quarta edizione del Premio Internazionale di Poesia “La Biblioteca”, nella categoria dedicata alla lingua italiana, tenutosi a Napoli.

La poesia di Montella è stata scritta poco tempo dopo l’ultimo viaggio di suo padre, al quale è dedicata.

Di seguito la poesia.

Perché mai?

Perché mai da figlio non ti ho abbracciato,
come da padre abbracciavo i miei figli?
Perché mai da figlio non ti ho stretto a me,
come da padre stringevo a me i miei figli?
Perché mai da figlio non ti ho accarezzato,
come da padre accarezzavo i miei figli?
Ora che non ci sei 
ho la voglia di abbracciarti!
Ora che non ci sei 
ho la voglia di stringerti a me!
Ora che non ci sei 
ho la voglia di accarezzarti!
Però mi piaceva passare 
le mie mani sul tuo viso
mentre ti radevo la barba, 
mentre ritoccavo i tuoi baffi.
E leggevo nel tuo sguardo profondo
la gioia di un padre 
che così si faceva accarezzare dal figlio!

Dove sono ora le tue confidenze,

dove sono i racconti sofferti
della guerra e della prigionia
che ci tenevano intorno a te
elettrizzati ad ascoltarti,
dove sono le tue richieste quotidiane
per ogni tua esigenza?
Tutto questo mi manca!

Nella valigia del lungo viaggio
mettesti due lacrime:

il tuo saluto di addio
silenzioso, segreto, intenso.
In ogni lacrima i ricordi di una vita,
le gioie e i dolori condivisi.
Sapevi di lasciarmi, papà,
e il tuo testamento d’affetti
affidavi alle tue lacrime per me.
Fu l’ultima volta che in vita
i nostri occhi si abbracciarono.
Le tue lacrime, padre,
continuano a bagnare i ricordi.