Gli interrogativi di un cittadino italiano di oggi.
mag.carm - 01.06.2019 - Parliamo dei giovani, di quella gran fetta della popolazione che, non trovando lavoro, per respingere la disperazione e l'assenza di futuro e per non accettare di lavorare per pochi euro all'ora (mi suscita sdegno e pietà vedere tanti giovani girare in bicicletta con dietro la cassetta piene di vivande da portare a casa delle persone che le hanno ordinate via telefono al ristorante), per non vivere alle spalle dei loro genitori, erodendo le loro ricchezze e perdendo la loro autonomia, decidono di lasciare il loro paese ed emigrare.
I giovani, provenienti soprattutto dalle regioni meridionali, non sono analfabeti come i loro nonni, ma motivati e hanno in tasca una laurea o un diploma. In altri paesi Germania, Francia, Inghilterra, più attenti alle politiche giovanili, trovano facilmente un lavoro.
In Italia i posti sono riservati a parenti e amici e i concorsi pubblici tardano e, quando finalmente sono banditi, sono pochi mentre i concorrenti sono migliaia": i famosi e famigerati concorsoni".
Nei paesi del centro-nord Europa sono accolti come una manna provvidenziale perché potranno sfruttare le loro professionalità e le loro competenze, senza aver provveduto a formarli.
L'Italia avrà speso migliaia di euro per la formazione dei suoi giovani, senza averne un tornaconto
Nel 2017, 130 mila giovani hanno lasciato il nostro paese.
Landini, il segretario Cgil, ha sottolineato che sono di più i giovani italiani andati all'estero che gli stranieri venuti da noi. Il fenomeno migratorio è un segnale della nostra crisi. Anche i nostri sono "immigrati economici".
Il crollo della natalità di cui i nostri politici ipocritamente si lamentano è dato anche dell'emigrazione degli uomini e donne in età della procreazione, oltre che da scarsi provvedimenti a sostegno delle coppie giovani. Perché i dati dell'emigrazione giovanile indicano decadimento culturale, morale e psicologico.
Un paese, che stacca da sé la parte vitale e propulsiva, sopprime, di fatto, la possibilità di progresso, di crescita, d'innovazione e sprofonda nel buio della regressione
Bisogna, perciò, incentivare la ricerca in tutti i campi, così potremo fermare la fuga dei nostri ricercatori all’ estero e tenere il passo con le nazioni più sviluppate.
'Che cosa diventerà l'Italia, se i suoi giovani vanno via? Che cosa accadrà, se ad altri giovani, che tentano di arrivare è impedito l'accesso?
Infatti anche i migranti sono giovani, anch'essi vorrebbero costruire un futuro, mentre noi stiamo diventando un paese di vecchi che non hanno possibilità di trasmettere competenze e passioni ai loro figli e nipoti.
Si è rotto il legame di affetto e solidarietà tra le generazioni, che è servito da sempre a tenere salda la società? Anzi, devono rinunciare a quei figli e nipoti, se vogliono che abbiano un futuro? È la solitudine il futuro che spetta ai nostri vecchi?
Non significa per forza ricerca di un consenso, ma significa prendere sul serio le ragioni dell'altro.
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Mag.carm. – 25.04.2019 - Si parla tanto di dialogo come unica via per evitare che le divergenze si trasformino in conflitto o sfocino in violenza. Durante e prima delle guerre si sono fatti tentativi di dialogo, spesso senza esito a causa dell'irrigidimento delle parti in causa.
Si promuove il dialogo tra le varie confessioni religiose per favorire una pace universale. Il pontefice, favorevole al dialogo interreligioso ha incontrato nei suoi viaggi capi di altre religioni ed ha chiesto loro di dialogare sui temi che riguardano l'uomo e l'ambiente ottenendo consenso.
I genitori devono dialogare con i figli adolescenti per capire le loro esigenze ed accompagnarli nel cammino spirituale e umano.
Ma ci siamo domandati davvero che cosa significa dialogare? Non basta che ciascuno dica la propria opinione perché ci sia dialogo, anche se la possibilità di esprimersi con libertà è un primo indispensabile passo.
L'enunciazione della propria posizione, però, ci mette difronte alle differenze che spesso sembrano inconciliabili. Dialogo è, appunto, quel processo che mette in movimento un cammino di avvicinamento: dia-legein, unire ciò che è diviso.
Ma, attenzione: dialogo non significa per forza ricerca di un consenso, di una posizione 'media' sulla quale tutti siamo d'accordo e che spesso diventa la voce del più forte che si impone agli altri. Dialogo significa prendere sul serio le ragioni dell'altro, anche quando non siamo d'accordo. Significa andare oltre la propria posizione alla ricerca di una verità più grande di quella che possedevamo e che, senza cancellarla la fa progredire.
Se non siamo disposti ad abbandonare qualcosa non potremo dialogare. Dialogo non è battaglia, ma ascolto e sforzo di comprensione che ci rende più umani.
In questi ultimi tempi il dialogo sul problema immigrati tra le autorità europee e italiane ha assunto toni sempre più accesi che rasentano la maleducazione. Il sovranismo delle nazioni europee si è rafforzato e non accetta di dialogare per trovare una soluzione al problema degli immigrati, di cui il nostro paese si e fatto carico da solo per troppo tempo
Gli stati europei si sono trincerati vergognosamente dietro la clausa del trattato di Dublino che recita:"L'immigrato resta nel paese dove approdano.
Se non si riesce con il dialogo a trovare una soluzione condivisa del problema immigrati il rischio è che l'Europa possa frantumarsi ed essere risucchiata nell'orbita dei grandi imperi.
Basta poco per consolarci, perché basta poco per affliggerci.
Riceviamo e pubblichiamo
30.03.2019 - Si pubblica il testo integrale dell’interrogazione presentata dal gruppo consiliare “Io ci credo” al Presidente del Consiglio comunale dell’Ente di corso Garibaldi, in ordine all’abbattimento di 13 platani lungo via Nazionale delle Puglie. Una decisione drastica, che costituisce il punto massimo delle criticità che interessano l’intero patrimonio arboreo dell’arteria, di cui ha rappresentato negli anni un elemento d’arredo urbano storicamente caratterizzante, ma anche di primaria rilevanza per la funzione di “difesa” per la qualità dell’aria in una zona densamente abitata e interessata da costanti sforamenti e dalla diffusa circolazione di polveri sottili per la tipologia del Pm-10, altamente nocive per la comun salute.
I sottoscritti sigg, Emanuele Litto, nato a Napoli, il 28/06/1975, Gianpaolo Petrillo, nato ad Avellino, il 02/06/1975, e Stefano Lieto, nato a Baiano, il 29 aprile 1958, nella loro qualità di consiglieri comunali di Baiano,
PREMESSO CHE
CONSIDERATO CHE
Tanto premesso e considerato, per i motivi sopra esposti, i consiglieri comunali, come sopra individuati interrogano il SINDACO e LA GIUNTA in merito alle seguenti questioni:
Si chiede che il sig. Sindaco dia risposta scritta alla presente interrogazione, entro 30 giorni, dalla sua acquisizione, o nella prossima seduta del Consiglio Comunale, qualora la stessa si svolga prima di detto termine.
Si allegano – ex multis– per pronta conoscenza, documento divulgato dalla S.I.A. (Società italiana di Arboricoltura) sugli effetti dannosi della capitozzatura, nonché ulteriore documento diffuso dal Comune di Padova sulla dannosità di detta tecnica di potatura.
I CONSIGLIERI COMUNALI
Emanuele Litto, Gianpaolo Petrillo, Stefano Lieto
Perché un gruppo di persone estremamente conservatrici (antiabortisti, antifemministi e anti-LGBTQI) deve mettere bocca sui diritti civili tutelati dalle leggi di uno stato laico? Di Maria Fioretti su Orticalab del 30 marzo 2019
Anche oggi a Verona continua il tredicesimo Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families, WCF, nato negli anni ‘90) che può essere tranquillamente definito come un largo movimento antiabortista, antifemminista e anti-LGBTQI: praticamente persone riunite in una tre giorni contro la vita. Partecipano associazioni, capi di stato ed esponenti politici della destra radicale, cristiana e integralista da tutto il mondo ma anche tre ministri del governo italiano (il ministro dell’Interno e vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, il ministro per la Famiglia e la Disabilità Lorenzo Fontana, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti). E, per non farci mancare nulla, ci saranno Giorgia Meloni, il senatore della Lega Simone Pillon, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il sindaco di Verona Federico Sboarina.
E’ stato detto tutto su questa versione allargata del Family Day del 2016 di cui anche questa volta non si sentiva l’esigenza. E all’interno del Palazzo della Gran Guardia, dove tutto si svolge, sono state pronunciate le peggiori nefandezze: invettive contro Monica Cirinnà - la senatrice del PD promotrice della legge sulle unioni civili, approvata nel 2016 - omosessuali dipinti come abominevoli malati da curare, portachiavi in gomma a forma di feto contro l’aborto distribuiti come gadget di benvenuto, attacchi alla legge 194 e alle famiglie arcobaleno. Insomma un convegno armonioso sull’amore, sul matrimonio, sui figli.
Figurarsi se non siamo per la manifestazione del libero pensiero, ma anche per quella di chiamare le cose con il loro nome, rivendicando la libertà di raccontare anche di chi pronuncia parole insopportabili quando quelle parole insopportabili contribuiscono a creare un’opinione.
Questo congresso delle famiglie è folclore, certo, ma un folclore che smuove voti e consenso. L’ultradestra, come i cattolici e la Chiesa, fa la parte che deve fare, quella di Dio, Patria e Famiglia, la cosa insensata è che si registrerà la partecipazione di un pezzo importante del Governo del nostro Paese che sta seduto dalla loro parte a negare la libertà e i diritti di altre persone in nome di cieche convinzioni, di opinioni oscurantiste che arrivano da mentalità grette e animi profondamente ignoranti.
La domanda è semplice: perché questo Congresso deve essere considerato importante nel percorso di uno Stato laico fino a piegarne le leggi? Può un portachiavi a forma di feto – che tra l’altro è macabro, di cattivo gusto e ha pure un nome, Michele - compromettere l’esistenza della legge 194? Vogliamo davvero contare i “bambini” morti e non le donne vittime degli aborti clandestini? E un omosessuale deve davvero essere portato da un esorcista?
Sembra tutto così ridicolo, se solo non stesse accadendo davvero. Che ieri sia stato un giorno sbagliato per l’Italia – e che lo sia anche oggi – ce lo dimostra il fatto che le nostre ragioni si sono avvicinate a quelle del Governatore leghista Zaia che dal palco di questo congresso ha detto al microfono - davanti ad una platea basita - che la vera patologia è l’omofobia, aggiungendo che la 194 è una legge che non va toccata. Talmente banale affermarlo quanto necessario ribadirlo in un simile contesto che ci ha riportato indietro di secoli.
La forza, come sempre, ce la danno le piazze che si opporranno per tutti e tre i giorni a questa messa in scena, non solo in Veneto ma su tutto il territorio nazionale. E tanti sono anche i Comuni che hanno esposto le bandiere arcobaleno, il simbolo della comunità LGBTQI, in risposta alle discriminazioni.
Non è tutto inutile, questo Paese ha cambiato tante volte la sua storia e non è il tempo di abbandonarsi al sonno della ragione, ché di mostri non possiamo permettercene più. E nemmeno di tornare indietro.
Dalla prima assemblea pubblica negli spazi della Pinacoteca di Teora è nato il Coordinamento delle associazioni irpine: tanti hanno partecipato e altri si uniranno alla costruzione di un’idea che valorizzi le intelligenze, le tradizioni, i saperi di una terra che non ha nessuna intenzione di morire. La prima sperimentazione sarà un calendario di eventi connessi e condivisi da tenersi, nei diversi comuni, dal 2 all’8 settembre: si andrà avanti con gli incontri itineranti lontani dai pulpiti e dalle cattedre, consapevoli della grande forza che appartiene a chi si impegna ogni giorno per far crescere le nostre aree interne.
La riflessione di Pietro Sibilia, Consigliere comunale con delega alla cultura e al turismo del Comune di Teora.
01.04.2019 - E’ nato il Coordinamento delle associazioni irpine. Si è costituito sabato negli spazi della Pinacoteca – Museo d’Arte Moderna di Teora, alla fine di una prima assemblea pubblica molto partecipata. In tanti infatti hanno risposto alla chiamata. Altri non c’erano fisicamente, ma hanno chiesto di partecipare nel prosieguo alla costruzione di un’idea che valorizzi le intelligenze, le tradizioni, i saperi di una terra che non ha nessuna intenzione di morire. Un’assise in cerchio, senza pulpiti e senza cattedre, in cui tante associazioni hanno portato le loro esperienze, le loro critiche costruttive, le loro aspirazioni, riempiendo la sala di aspirazioni e potenzialità.
Raccogliendosi attorno alla volontà comune e condivisa di un rilancio sociale, culturale ed economico delle nostre comunità, le tante associazioni presenti hanno voluto costituire un’unione virtuosa di collaborazione e di scambio di idee, conoscenze ed esperienze, per organizzarsi in un primo progetto sperimentale: una serie di eventi coordinati da tenersi, nei diversi comuni, dal 2 all’8 settembre. Ogni associazione, ciascuna per il proprio settore di competenza, costruirà un segmento di quella settimana individuando luogo, giorno e orario di svolgimento. Il Coordinamento, costituito da un rappresentante per ogni associazione, avrà l’obbiettivo di armonizzare le varie iniziative, tesserne le connessioni e costruire il calendario collettivo.
La necessità è quella di andare oltre il mese di agosto, quando l’Irpinia pare risvegliarsi in centinaia di appuntamenti isolati per il ritorno dei suoi figli sparsi per il mondo. L’obiettivo lungo termine è invece quello far vivere, oltre questo tempo breve dell’anno, il suo patrimonio di bellezza naturale e culturale e per farlo si è scelto un progetto comune che, nelle aspirazioni del Coordinamento appena nato, esordirà nei prossimi mesi col suo primo tentativo di programmazione, per proseguire anche nelle future stagioni.
Come stanno andando le ricerche, quali proposte arriveranno e come saranno organizzate lo scopriremo durante la prossima assemblea pubblica che si terrà sempre a Teora - sabato 27 aprile alle 17, stessa sede – ma i successivi incontri, seguendo una volontà comune e con l’intenzione di valorizzare il nuovo spirito mutualistico, saranno itineranti e si svolgeranno nei vari comuni delle associazioni aderenti. Il coordinamento è aperto a chiunque voglia impegnarsi per alimentare questo innovativo e grande progetto di rilancio del nostro territorio e delle nostre comunità.
Abbiamo trovato grande forza nell’idea di continuare, condivisa da tutti e tutte: non ci muoviamo contro niente e contro nessuno, ma insieme, a casa di tutti. Nella nostra Irpinia che esiste e ha bisogno di essere conosciuta, comunicata attraverso la consapevolezza di chi ogni giorno lavora per vederla crescere e oggi ha a disposizione uno spazio immateriale in cui ritrovarsi.
La foto è di Nicola Casciano
Le adesioni al Coordinamento possono essere comunicate all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.