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“Perché questo non sia tempo sciupato”. Lettera del Vescovo Depalma alle comunità parrocchiali per un'estate a misura d'uomo

nola vescovoNola - Il Vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma, ha scritto alle Comunità parrocchiali della Diocesi per invitare tutti i fedeli a vivere con pienezza il tempo estivo che, ricorda, non è tempo di "vacanza" dall'attenzione alle persone e al popolo che il Signore ha affidato e affida alla Chiesa di Nola. Come testimonia il fiorire, proprio in questo periodo, di iniziative e feste, la vitalità e la vita delle comunità parrocchiali possono essere strumento di speranza per il territorio; per questo, il Vescovo chiede sia data priorità ad alcune attenzioni pastorali: l'attenzione agli ultimi, la scelta della sobrietà, la tutela e la promozione della legalità. Di seguito il testo della lettera:
"Carissimi sacerdoti e fedeli,
il tempo estivo non è tempo di riposo per le nostre comunità parrocchiali. L'attenzione alle persone e al popolo che il Signore ci ha affidato non va "in vacanza". E di questo, abbiamo testimonianza anche nel fiorire di iniziative e feste che, partendo dalla fervida devozione popolare delle nostre terre, hanno poi una declinazione finalizzata a favorire l'aggregazione e le relazioni interpersonali.
Alla luce di questi appuntamenti, come pastore della Chiesa di Nola vi chiedo alcune attenzioni pastorali:
• non dimenticate gli ultimi! Nelle organizzazioni, l'aspetto della solidarietà verso famiglie e persone bisognose dei vostri territori sia posta nettamente dinanzi ad altri tipi di esigenze. È certamente bello vedere fuochi d'artifici belli e colorati che illuminano il cielo, ciò rallegra tanto i nostri figli, ma rallegra il cuore dei bambini, e il cuore di Dio, anche la capacità di trasformare i nostri momenti di festa in momenti di generosità;
• siate sobri! Non esasperate la dimensione estetica e mondana delle feste: proprio in considerazione della matrice religiosa di tante iniziative, ci sia cura perché anche i momenti di divertimento non travalichino i limiti del buongusto;
• tutelate e promuovete la legalità! Quando l'iniziativa è promossa dalla parrocchia, ci sia massimo coinvolgimento dei Consigli pastorali e dei Consigli affari economici. L'obiettivo è che i comitati, e gli apparati organizzativi, siano uno strumento per rendere protagonista la comunità e le persone di buona volontà. Su questi temi non possono esserci "appalti" e "deleghe in bianco" affidate a singole persone o famiglie. È inoltre serio e doveroso tenere una contabilità trasparente e consultabile da tutti, perché si sappia dove va a finire ogni euro raccolto.
Queste indicazioni, che qui ho riportato in breve ma che ho avuto già modo di mettere per iscritto in più corposi documenti (ricordo inoltre l'importante documento del giugno 2013 della Conferenza episcopale campana), hanno il fine di salvaguardare la qualità e la forza evangelizzatrice delle feste comunitarie. Invito i parroci, e i fedeli tutti, a vigilare con responsabilità perché dietro il nome di Dio e dei Santi non si celino intollerabili affari opachi e altrettanto intollerabili sprechi.
Di recente, in un importante convegno in Vaticano, il Papa ha detto: "Quando l'uomo non è al centro, il centro viene occupato da qualcos'altro di cui l'uomo stesso diviene servo". Al centro delle nostre feste ci siano le persone, la fede e la solidarietà".
Con affetto paterno,
+ Beniamino Depalma
Arcivescovo di Nola

24 ore per fermare la distruzione delle Alpi Apuane

petizione Alpi Apuane27.06.2014 - Cari avaaziani, c'è una nuova petizione sul sito delle Petizioni della Comunità di Avaaz e crediamo ti possa interessare: Stanno facendo a pezzi le Alpi Apuane, uno dei luoghi più belli d'Italia, per la voracità di poche famiglie che ne vendono il marmo a peso d'oro: tra 24 ore sarà votata la legge che potrebbe fermare questo disastro, ma non passerà mai a meno che non agiamo subito.
Il marmo delle Apuane appartiene a un'antica tradizione, ma le nuove tecnologie e una selvaggia speculazione hanno consentito l'apertura di oltre 300 cave, di cui 70 all'interno del Parco naturale riconosciuto dall'Unesco: ogni giorno fanno saltare in aria enormi pezzi di montagna in pochi secondi, inquinando i fiumi, le fonti, l'aria e distruggendo l'habitat di specie protette. Un'enorme mobilitazione di associazioni locali e membri di Avaaz, finendo su tutti i giornali, ha spinto il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi a promettere la chiusura graduale delle cave nei parchi. Ma poi si è rimangiato tutto.
A 24 ore dal voto, sotto la pressione della potente lobby del marmo, la proposta di chiudere le cave nei parchi è stata cancellata! Sui media nessuno ne parla, ma possiamo fare in modo che se ne accorgano, mettendo il Presidente Rossi e tutti i consiglieri regionali sotto pressione: o manterranno le loro promesse o perderanno la faccia e comprometteranno la loro carriera politica. Firma subito e condividi con tutti:
http://www.avaaz.org/it/petition/Ferma_la_distruzione_delle_Alpi_Apuane/?bXesAdb&v=41619

La cosa assurda è che è stato proprio il Presidente Rossi a denunciare la pressione della lobby del marmo dichiarando solo poche settimane fa:
"La violenza con cui le imprese lapidee si scagliano contro l'operato dell'assessore all'urbanistica e della giunta regionale rendono ancora più evidente che è necessaria una svolta nel governo e nella regolazione delle cave. Se c'è qualcuno che pensa che non si approverà il Piano, si sbaglia di grosso: anche per le cave è venuto il momento di cambiare, oggi c'è bisogno di lavoro e sviluppo nel rispetto dell'ambiente".
Impediamo che possa rimangiarsi la sua parola, firma subito la petizione e poi girala a tutti:
http://www.avaaz.org/it/petition/Ferma_la_distruzione_delle_Alpi_Apuane/?bXesAdb&v=41619
Con speranza e determinazione,
Luca, Enrico, Luis, Marigona, Francesco, Bert, Alice e tutto il team di Avaaz

PS: Questa petizione è stata lanciata sul nuovo sito delle Petizioni della Comunità di Avaaz. E' veloce e facile lanciare una petizione su qualsiasi tema ti stia a cuore, clicca qui: http://avaaz.org/it/petition/start_a_petition/?41101

ULTERIORI INFORMAZIONI
Le Alpi Apuane e l'estrazione selvaggia (Il Fatto Quotidiano)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/01/le-alpi-apuane-e-lestrazione-selvaggia/897161/
Arpat: tredici cave controllate, solo una in regola (La Nazione)
http://www.assindustriams.it/?p=49523
Cave nel Parco, dossier inviati alla UE e all'Unesco (Il Tirreno)
http://iltirreno.gelocal.it/massa/cronaca/2014/06/17/news/cave-nel-parco-dossier-inviati-alla-ue-e-all-unesco-1.9442560
Le Cave di Carrara ai Bin Laden (Corriere della Sera)
http://www.corriere.it/cronache/14_giugno_18/cave-carrara-bin-laden-c27a2b84-f6eb-11e3-a606-b69b7fae23a1.shtml
Le Apuane trasformate in dentifricio: il più grande disastro ambientale d'Europa (Lo Schermo)
http://www.loschermo.it/articoli/view/29651

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Movimento Fascismo e Libertà ricorda Francesco Cecchin

Riceviamo e pubblichiamo da Movimento Fascismo e Libertà comprensorio baianese

Francesco Cecchin del Fronte della Gioventù ucciso nel 1979Baianese - 16.06.2014 - Ai più il paese di Nusco in provincia di Avellino è semplicemente un piccolo comune di diverse migliaia di anime situato tra i paesi di Montella e Lioni tra le valli dell'Ofanto e del Calore, per gli appassionati di politica invece rappresenta il paese natale di un passato Presidente del Consiglio dei Ministri . Per noi, però, rappresenta anche e soprattutto una delle troppe vittime della campagna d'odio della sinistra extraparlamentare e istituzionale negli anni in cui "uccidere un fascista non era reato". Francesco Cecchin, originario di Nusco, era un militante del Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile dell'allora Movimento Sociale Italiano), frequentava la sezione romana di via Migiurtina, la zona più rossa del cosiddetto "quartiere Africano" (centralissimo quartiere situato tra via Nomentana e via Salaria così chiamato in memoria delle conquiste Imperiali a metà degli anni trenta: viale Libia , viale Etiopia, viale Somalia, via Eritrea...) un piccolo avamposto di sinistra all'interno del quartiere Trieste-Salario che invece era fortemente missino.
Francesco, all'epoca dei fatti diciassettenne, è figlio di Antonio Cecchin impiegato statale, volontario italiano in Somalia imprigionato dagli inglesi prima di essere consegnato agli americani, trasferito in sei campi di prigionia diversi negli Usa. La mamma fa la casalinga e la sorella, Maria Carla, studiava al primo anno di giurisprudenza. Non erano facoltosi i Cecchin, ma riuscivano a vivere in maniera comunque dignitosa. Famiglia molto compatta. In prima serata del 28 maggio 1979 Francesco Cecchin si trovava in piazza Vescovio con altri tre ragazzi del Fronte della Gioventù ad affiggere manifesti, qui viene minacciato da una ventina di militanti comunisti. Rincasato, a mezzanotte chiese alla sorella Maria Carla di accompagnarlo a fare un giro per il quartiere per verificare se i manifesti fossero stati strappati.I genitori non avrebbero mai acconsentito perché Francesco all'epoca era minorenne. L'unica possibilità era quella di farsi accompagnare dalla sorella maggiorenne. Maria Carla acconsentì dopo un iniziale perplessità.
A quell'ora era profondamente buio, anche il bar e l'edicola del quartiere erano chiusi, e così dopo diversi metri percorsi a piedi, scendono diversi militanti del PCI da un auto (Fiat 850 bianca) la stessa posteggiata nella zona dove in precedenza ci fu l'affissione di manifesti. Francesco venne individuato e rincorso. Cercò di darsi alla fuga, intima alla sorella aiuto ma questa fu raggiunta e superata dagli aguzzini. Le sagome scompaiono a via Montebuono, ed è lì che fu ritrovato il suo corpo. Il corpo fu afferrato e scagliato in un cortile del garage con un volo di cinque metri. Francesco fu ritrovato ancora vivo e con un mazzo di chiavi in una mano e nell'altra un pacchetto di sigarette. E ferito: perde sangue dal naso e dalle tempie, gli occhi sono ingrossati la sua schiena e la sua testa sono poggiati sopra un lampione. Francesco è un combattivo, ma ci lascerà il 16 giugno 1979. Il giorno prima, i medici avevano comunicato alla famiglia un netto miglioramento delle condizioni. Davvero strano, soprattutto perché Francesco Cecchin avrebbe potuto riconoscere e denunciare i suoi aggressori. Davvero strano anche perché nei giorni del ricovero ci furono molteplici "visite" di persone mai conosciute in precedenza da nessuno dei familiari. Assassini che non saranno mai trovati ... In sede investigativa spuntano due nomi: Sante Moretti e Stefano Marozza. Il primo, ex pugile di quantasei anni lo stesso che qualche ora prima minacciò Francesco mentre affiggeva manifesti. Il secondo titolare della Fiat 850 bianca appostato in piazza. Entrambi tesserati al PCI. Le indagini ufficiali, condotte male, portano in tutto e per tutto all'arresto di Stefano Marozza. Marozza, però, disse di avere un alibi. Sostenne che quella sera fosse andato al cinema a vedere "Il Vizietto" al cinematografo Ariel. Quel film, all'Ariel, non venne mai proiettato. Marozza entra in carcere a luglio. Viene rilasciato a gennaio grazie alla solerte opera di protezione messa in atto dal Partito Comunista Italiano che, nel frattempo, gli ha fabbricato un nuovo alibi. Un alibi calzante per l'occasione specifica. La sentenza di assoluzione ha dell'incredibile. È una condanna senza colpevole: "veramente grave e singolare appare che i periti non abbiano approfondito l'indagine, non si siano recati sul terrazzo dell'abitazione degli Ottaviani (...) Altrettanto singolare che non abbiano tenuto in alcun conto i referti dell'ospedale San Giovanni. È convinzione della Corte che, nel caso di specie, non si sia trattato di omicidio preterintenzionale, ma di vero e proprio omicidio volontario". Chiudiamo citando il motto preferito di Francesco Cecchin : "cammina soltanto sulle strade dell'onore. Lotta e non essere mai vile. Lascia agli altri le vie dell'infamia". Il giorno 16 Giugno giorno dell'anniversario dell'omicidio di Francesco saremo presenti al cimitero di Nusco insieme a tanti altri amici a deporre una corona di fiori in SUO ricordo.

 

La Naples Shipping Week e la totale assenza delle istituzioni nelle dichiarazioni di Aldo Negri, Presidente del Gruppo Giovani Assagenti

da Primo Magazine di lunedì 9 giugno 2014

Aldo NegriLa Naples Shipping Week è il secondo appuntamento italiano per i membri del settore marittimo mondiale. Segue Genova, dove per la prima volta, a corredo dello Shipbrokers and Shipagents Dinner, che ha festeggiato nel 2013 la sua dodicesima edizione, è stata ideata, pensata e realizzata in concreto una vera e propria settimana dello shipping aperta a tutta la città.
"Il nostro Dinner, da anni è inserito nelle agende internazionali degli eventi legati al settore, si alterna a Poseidonia e viaggia in parallelo con l'Eisbeinessen di Amburgo. Porta a Genova circa 3000 operatori, tra trader, amatori, broker, assicuratori, avvocati marittimisti, rappresentanti di istituti di credito, agenti marittimi, spedizionieri, istituzioni, associazioni di categoria e caricatori, con un beneficio per la città in termini di indotto, tra alberghi, ristoranti, sale congressuali, location per eventi, shopping e servizi stimato in oltre 2 milioni di euro. Solo pensando a Genova, circa il 30% dei redditi dei suoi abitanti dipende dal porto. La frattura che si è generata nell'ultimo decennio tra le banchine e la città è paradossale: il porto è i suoi lavoratori. Se il porto è florido, lo è anche la sua città. Eppure assistiamo troppo spesso a manifestazioni di insofferenza e diffidenza nei confronti degli scali portuali. Il "no" è diventato una presa di posizione a prescindere e rappresenta un grido di frustrazione e rabbia, frutto di una dignità sociale defunta, soprattutto da parte di quelle persone su cui le attività portuali hanno un impatto pesante, loro malgrado. In attesa delle riforme strutturali necessarie per garantire non solo la ripresa economica ma anche una fase di sviluppo duraturo, dobbiamo interrogarci su quanto in realtà nel nostro Paese, e in particolare nella nostra città, sia difficile coniugare gli interessi economici con le esigenze sociali, quasi fossero gli uni contrapposti agli altri anziché consequenziali", ha riferito Aldo Negri, Presidente del Gruppo Giovani Assagenti.
"Il fatto che in Italia poco importi degli oltre 213 mila posti di lavoro che il cluster marittimo genera, ha continuato, è preoccupante, come è preoccupante che l'itero Paese non si renda pienamente conto di quanto l'economia del mare sia un concreto e certo volano di sviluppo. Forse alla politica spetta anche il compito di ricucire uno strappo profondo con il tessuto sociale italiano, ha concluso, un impegno che richiederà costanza, dialogo e conciliazione, per far sì che l'idea di progresso coincida non solo con la crescita di traffici, ma anche, e soprattutto, con il miglioramento delle condizioni di vita. Ecco perché la totale assenza delle Istituzioni e il loro scarso coinvolgimento e interessamento al nostro lavoro pesa come un macigno".

I PRIMI 3 ANNI DEL TRENTENNIO CHE HA DEVASTATO l’ITALIA (1915 –1945)

Alberto Liguoro da ilc@zziblog di ra.na. & co del 20 maggio 2014

Alberto LiguoroQuesto periodo storico è convenzionalmente diviso in due tempi: Prima Guerra Mondiale e Seconda Guerra Mondiale, diciamo, per comodità di comunicazione; anche se, in un'ottica più ampia, va tenuto conto che la Prima Guerra Mondiale, per il resto del Mondo, ebbe inizio il 23 luglio 1914, con l'attentato di Sarajevo; mentre la Seconda Guerra Mondiale finì progressivamente, in Italia, in Europa, nell'Aprile – Maggio 1945, e, definitivamente, nel Pacifico, il 15 Agosto del '45, con la resa del Giappone.
In realtà, per quanto riguarda l'Italia si è trattato di un'unica FORCA CAUDINA, che ha sfibrato e polverizzato la CONSISTENZA POLITICA del nostro PAESE; per cui, pur essendo esso caratterizzato, come sempre è stato caratterizzato, da grande LABORIOSITA' e CAPACITA' d'IMPRESA, non ha mai più recuperato quell'enorme perdita e, a tutt'oggi, ha una VALENZA IRRILEVANTE nel PANORAMA INTERNAZIONALE.
I PRIMI 3 ANNI (1915 – 1918), che nella nostra pubblicistica, vengono riassunti come "PARTECIPAZIONE ITALIANA alla PRIMA GUERRA MONDIALE" ma che, in realtà, raffigurano la PARTECIPAZIONE ITALIANA ai primi passi della ROVINA di quello che sarebbe stato il Paese più bello e interessante del Mondo, se i suoi stessi abitanti non lo avessero MASSACRATO, sono stati DETERMINANTI, e può, tranquillamente, affermarsi che tutto quel che segue trova in essi, in quei tre anni, fertili RADICI:
Le rovinose e anacronistiche guerre coloniali, il Fascismo, la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, gli eccidi e i crimini di guerra, commessi con pari ferocia e vastità da noi e contro di noi, la guerra civile, l'"americanizzazione forzata" del nostro Paese, incapace di esprimere una propria identità, progressivamente da Sud verso Nord, il malaffare, la soggezione al Vaticano ecc. sono DIRETTI DERIVATI di quel triennio, e ancora oggi, anzi forse con maggiore presa oggi, ma auspicabilmente, proprio per questo, in modo, per così dire, TERMINALE, AVVELENANO tutti e il FUTURO dell'Italia e dei giovani.
Il Popolo dItalia - dichiarazione guerra 1Il 24 MAGGIO prossimo ricorrerà il 99° anniversario dell'entrata in guerra dell'ITALIA, dopo aver già cambiato casacca; già sento venticelli di FESTEGGIAMENTI, ma quando ci spaccheranno letteralmente i marroni a baionettate, con la RETORICA di quella bufala che fu, per l'Italia, la Seconda Guerra Mondiale, sarà l'anno prossimo: CENTESIMO ANNIVERSARIO.
Già intravedo film e fiction ... il Piave, Redipuglia e compagnia cantante ... celebrativi:
di che cosa? 3 ANNI di esaltazione postuma, quando, grazie ad altri e, in particolare, agli Anglo-americani, la GUERRA fu, per i nostri "alleati", vinta; e, per noi "risultò" VINTA; 3 ANNI di grande VERGOGNA, per i giri di valzer che avevano caratterizzato la CLASSE POLITICA DIRIGENTE ITALIANA, le brutture, l'incapacità, e l'ottusaggine che avevano comportato inutili e, con un minimo di saggezza, evitabili MASSACRI di militari e civili; la successiva impreparazione e vanità nella gestione del periodo postbellico, che avrebbe dovuto, comunque, essere favorevole per noi, a loro volta figlie degli obbrobri di prima.
In definitiva, la Ia Guerra Mondiale non è stata altro che il PRIMO TEMPO, poi però c'è stato l'INEVITABILE (probabilmente) tragico DEFINITIVO SECONDO TEMPO, consistente nella IIa Guerra Mondiale. L'origine di TUTTI i NOSTRI GUAI, col picco nel "fascismo". Questa è la situazione.
Come si fa a inneggiare, brindare e festeggiare con la fanfara, per la VITTORIA del primo tempo, con uno scarso e stentato 1 a ZERO (in mezzo a oceanici bagni di sangue italiano, che sono stati, ignobilmente voluti da un'INSULSA CLASSE DIRIGENTE); quando poi il II° TEMPO l'abbiamo DEFINITIVAMENTE perso 43 a 1 (e poteva andare anche peggio), come è ben noto, ORMAI, che un po' di chiarezza FATICOSAMENTE s'è fatta, non ci si può più nascondere nemmeno dietro il "solito" dito del "non sapevo"?
Tutti quelli della mia generazione ricorderanno quando a scuola, ci prendevano per il culo (e in gran parte ancora adesso lo fanno), facendo finire il PROGRAMMA col "15/18" e poi ... "siamo ai nostri giorni", dicevano, e noi, con la bocca aperta e il cervello chiuso, annuivamo.
Aveva ragione Curzio Malaparte, vincere una guerra è facile, il DIFFICILE è PERDERLA. Che si fa, allora? Si chiudono tutti e due gli occhi perché tanto il POPOLO BUE si abbevera a qualsiasi pisciatoio? Però non è il massimo della vita! E con quali intenzioni, poi? Veramente ci siamo rincoglioniti tutti a 'sto punto?
Capirei se fosse l'occasione per SBATTERE la VERITA' STORICA alla RIBALTA dell'evidenza, facendo vedere QUALI PORCATE furono alla base e furono commesse durante il conflitto, e quali GRAVISSIME e DETESTABILI CONSEGUENZE ci furono; ma non credo proprio, perché siamo pur sempre in Italia ("Italiani, brava gente?" Del Boca docet) e poi... per dire questo, e cioè LA VERITA', non è necessario attendere nessun ANNIVERSARIO.
Dalle celebrazioni, anche scenografiche, mi aspetto la solita crocerossina che muore col tricolore in mano; la quale, povera crista, in un ultimo anelito, dà la colpa "al nemico", non sapendo che i veri responsabili della sua morte stanno nello Stato Maggiore dell'Esercito Italiano, a salire; e così via.
Nel tentativo, per quanto disperato, di evitare quest'ennesima EVIDENZIAZIONE dell'ITALIANITA' NEGATIVA, ritengo assolutamente DOVEROSO, parlo dal mio punto di vista, senza pretendere di dare lezioni a nessuno, SVILIRE e DENIGRARE il più possibile, l'atteggiamento e la partecipazione dell'Italia alla Ia Guerra Mondiale, e tutto ciò che a questo si richiami, e pretenda di farne oggetto di nobili valori e di gloria, in tutte le occasioni pubbliche e private, i commenti, i dibattiti, con convinzione e continuità. E' necessario, invece, che emerga una più cruda e realistica ricostruzione storica degli eventi.
Come cittadino italiano, QUESTA sì, mi pare opera di VERITA' e di CIVILTA'; ristabilire come stanno le cose, senza paura, senza reticenze e senza enfasi, nel nostro squinternato Paese, perché si vada davvero verso un FUTURO che valga la pena di vivere, per noi e per le giovani generazioni.
Chi leggerà la STORIA di quel TRENTENNIO che va dal 1915 al 1945, nel nostro Paese, e soprattutto dei primi 3 ANNI, con mente sgombra e onestà intellettuale, VEDRA' chiaramente che BOLLA di SAPONE inquietante e torva fu per l'ITALIA la PRIMA GUERRA MONDIALE (da noi convenzionalmente dichiarata come "vinta"); non potrà fare a meno, conseguentemente di CONTRAPPORSI in ogni ambito e in ogni caso, al RACCONTO, alla RAPPRESENTAZIONE, all'ENUNCIAZIONE in chiave positiva, di quel periodo NERO, viscidamente e camaleonticamente camuffato e spacciato come BIANCO e SOLARE.
A meno che ... non si dichiari DISCEPOLO del nostro beneamato Antonio RAZZI, o almeno Domenico SCILIPOTI, a loro volta (SEMBRA INCREDIBILE) prodotti DOC della nostra Storia; in essa ricompresi, naturalmente, il succo e il senso di quella Storia e di quel periodo.