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Pino Vitale CTA: la nostra campagna informativa sulla nuova legge regionale sul turismo in Campania serve a migliorarla

Pino-Vitale 2ReP - 25.08.2014 - Pino Vitale Presidente Nazionale del CTA (Centro Turistico Acli) in un incontro con i gruppi di turismo sociale campani ha presentato le sue considerazioni aprendo una campagna di dibattito e informazione tesa a presentare le istanze del settore e proporre necessari miglioramenti.
"Dopo 30 anni di attesa si poteva fare meglio, abbiamo l'impressione di una occasione perduta - ha affermato Pino Vitale - manca tutto il riordino legislativo dei vari settori, ad es. l'albo regionale dei direttori tecnici, l'albo regionale delle associazioni turistiche senza scopo di lucro, l'albo delle agenzie di viaggi e manca il riordino delle classificazioni alberghiere ed extra alberghiere. Credo sia spropositato parlare di legge quadro - argomenta Vitale - perché l'impianto è debole riducendosi all'abolizione degli enti per il turismo e delle aziende di soggiorno senza neppure la previsione di intesa con le amministrazioni locali e delle Unioni dei Comuni che vengono davvero mortificati e tagliate fuori".
"Tra l'altro - ha spiegato Vitale - dopo tanta attesa ci si poteva coordinare con le iniziative del Governo a partire dal decreto del Ministro Franceschini su cultura e turismo e soprattutto con la attesa riforma del titolo quinto. Questa norma è priva degli elementi nodali che dovrebbero caratterizzare una legge vera del turismo in Campania (regione a grandissima vocazione turistica e culturale) come ad esempio l'analisi dei flussi e dei settori sui quali puntare per sancire una strategia unica di crescita dell'intero territorio Campano".
"Il CTA vuole ancora dare un contributo raccogliendo opinioni e istanze non solo dal mondo del turismo sociale, che resta determinante per la destagionalizzazione, ma anche dai tanti soggetti istituzionali e privati che insieme possono fare la differenza per rilanciare il turismo in Campania"- ha concluso Vitale.
In questo senso da alcuni giorni, nelle principali città, si sono tenuti incontri e dibattiti promossi dal Centro Turistico Acli che proseguiranno anche per il mese di settembre.

BAIANO \ DISTRETTO SANITARIO : DALLA NUOVA SEDE AL MIGLIORAMENTO DEI SERVIZI DI BASE

30-08-2014 - In ordine all'articolo pubblicato sulla prossima inaugurazione della nuova sede del Distretto sanitario di Baiano, in via Nicola Litto, e sulla "ricostruzione" cronachistica delle vicende che hanno segnato nel tempo il ruolo dell'importante struttura di assistenza sociale e medica, ci è pervenuta la lettera che pubblichiamo. E' regolarmente sottoscritta e firmata dall'autore (N.d.r..)

logo AslCommento: "Articolo coraggioso e con carattere da cronista. Se la "storia è maestra di vita", ricordare i fatti ci deve insegnare a mantenere a "denti stretti" quanto lo Stato ha speso per noi ed a valorizzare le funzioni del Distretto Sanitario. L'evoluzione dello "stato sociale" con i continui ritocchi e tagli di risorse anche nel campo sanitario ci deve indurre a ché i sevizi siano di qualità; i "politici", ma più di altri, i cittadini, devono pretendere che il servizio sia definito dalla allocazione appropriata delle risorse disponibili e tenere alto il verbo della EQUITA', il principio di SOLIDARIETA', sorvegliando sugli sprechi e le ruberie, oltre che sull'uso personalistico e clientelare del servizio pubblico; devono, inoltre, pretendere la QUALITA' del servizio offerto ed avere chiara coscienza dei propri doveri e DIRITTI.
Sulla falsariga "nuova sede / nuovi servizi si può avviare un dibattito articolato, diacronico e focalizzato sulle specifiche tematiche cui sarebbe auspicabile seguisse la effettiva assunzione di responsabilità da parte della "Conferenza dei Sindaci", per legge avente il compito di vigilanza, controllo e cooperazione nella definizione dei PAT socio-sanitari. Il contenitore, attualmente vuoto,della "Città del Baianese", dovrà comprendere il tema sanitario tra quelli prioritari".

 

Stiamo facendo la storia: appello di Desmond Tutu a Israele

Cari amici,oggi per la prima volta condividiamo con tutta la nostra comunità un editoriale di un quotidiano, ma la ragione è storica.

TutuL'arcivescovo Desmond Tutu ha scritto pochi giorni fa su un giornale israeliano un incredibile appello. Il premio Nobel, eroe della lotta contro l'apartheid, si schiera con il milione e 700mila di noi a sostegno della campagna che chiede alle aziende di boicottare e disinvestire dall'occupazione israeliana in Palestina. Con parole di grande amore e speranza, chiede agli israeliani (l'87% dei quali era favorevole al bombardamento di Gaza) di liberare *se stessi* da questa terribile situazione. È da leggere assolutamente. Questo il suo editoriale.
"Il mio appello al popolo di Israele: liberate voi stessi liberando la Palestina
L'Arcivescovo Emerito Desmond Tutu, in un articolo in esclusiva per Haaretz, ha lanciato un appello per un boicottaggio globale di Israele, chiedendo con urgenza a israeliani e palestinesi di essere migliori dei loro leader, nel cercare una soluzione sostenibile alla crisi in Terra Santa.
Di Desmond Tutu
14 Agosto 2014 | 21:56 - Originale pubblicato su http://www.haaretz.com/opinion/1.610687 - Traduzione realizzata dalla Comunità di Avaaz.
Le scorse settimane hanno visto una mobilitazione senza precedenti della società civile di tutto il mondo contro l'ingiustizia e la brutalità della sproporzionata risposta israeliana al lancio di razzi dalla Palestina.
Se si contano tutte le persone che si sono radunate lo scorso fine settimana a Città del Capo, a Washington DC, a New York, a Nuova Delhi, a Londra, a Dublino, a Sidney ed in tutte le altre città del mondo per chiedere giustizia in Israele e Palestina, ci si rende subito conto che si tratta senza dubbio della più grande ondata di protesta di sempre dell'opinione pubblica riguardo ad una singola causa.
Circa venticinque anni fa, ho partecipato a diverse grandi manifestazioni contro l'apartheid. Non avrei mai immaginato che avremmo rivisto manifestazioni tanto numerose, ma sabato scorso a Città del Capo l'affluenza è stata uguale se non addirittura maggiore. C'erano giovani e anziani, musulmani, cristiani, ebrei, indù, buddisti, agnostici, atei, neri, bianchi, rossi e verdi... come ci si aspetterebbe da una nazione viva, tollerante e multiculturale.
Ho chiesto alla gente in piazza di unirsi al mio coro: "Noi ci opponiamo all'ingiustizia dell'occupazione illegale della Palestina. Noi ci opponiamo alle uccisioni indiscriminate a Gaza. Noi ci opponiamo all'indegno trattamento dei palestinesi ai checkpoint e ai posti di blocco. Noi ci opponiamo alla violenza da chiunque sia perpetrata. Ma non ci opponiamo agli ebrei."
Pochi giorni fa, ho chiesto all'Unione Internazionale degli Architetti, che teneva il proprio convegno in Sud Africa, di sospendere Israele dalla qualità di Paese membro.
Ho pregato le sorelle e i fratelli Israeliani presenti alla conferenza di prendere le distanze, sia personalmente che nel loro lavoro, da progetti e infrastrutture usati per perpetuare un'ingiustizia. Infrastrutture come il muro, i terminal di sicurezza, i posti di blocco e gli insediamenti costruiti sui territori Palestinesi occupati.
Ho detto loro: "Quando tornate a casa portate questo messaggio: invertite la marea di violenza e di odio unendovi al movimento nonviolento, per portare giustizia a tutti gli abitanti della regione".
In poche settimane, più di 1 milione e 600mila persone in tutto il mondo hanno aderito alla campagna lanciata da Avaaz chiedendo alle multinazionali che traggono i propri profitti dall'occupazione della Palestina da parte di Israele e/o che sono coinvolte nell'azione di violenza e repressione dei Palestinesi, di ritirarsi da questa attività. La campagna è rivolta nello specifico a ABP (fondi pensionistici olandesi); a Barclays Bank; alla fornitura di sistemi di sicurezza (G4S), alla francese Veolia (trasporti); alla Hewlwtt-Packard (computer) e alla Caterpillar (fornitrice di Bulldozer).
Il mese scorso 17 governi della UE hanno raccomandato ai loro cittadini di astenersi dal fare affari o investimenti negli insediamenti illegali israeliani.
Abbiamo recentemente assistito al ritiro da banche israeliane di decine di milioni di euro da parte del fondo pensione olandese PGGM e al ritiro da G4S della Fondazione Bill e Melinda Gates; e la Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti ha ritirato una cifra stimata in 21 milioni dollari da HP, Motorola Solutions e Caterpillar. Questo movimento sta prendendo piede.
La violenza genera solo violenza ed odio, che generano ancora più violenza e più odio.
Noi sudafricani conosciamo la violenza e l'odio. Conosciamo la pena che comporta l'essere considerati la puzzola del mondo, quando sembra che nessuno ti comprenda o sia minimamente interessato ad ascoltare il tuo punto di vista. È da qui che veniamo.
Ma conosciamo anche bene i benefici che sono derivati dal dialogo tra i nostri leader, quando organizzazioni etichettate come "terroriste" furono reintegrate ed i loro capi, tra cui Nelson Mandela, liberati dalla prigione, dal bando e dall'esilio.
Sappiamo che, quando i nostri leader cominciarono a parlarsi, la logica della violenza che aveva distrutto la nostra società si è dissipata ed è scomparsa. Gli atti di terrorismo iniziati con i negoziati, quali attachi ad una chiesa o ad un pub, furono quasi universalmente condannati ed i partiti responsabili furono snobbati alle elezioni.
L'euforia che seguì il nostro votare assieme per la prima volta non fu solo dei sudafricani neri. Il vero trionfo della riappacificazione fu che tutti si sentirono inclusi. E dopo, quando approvammo una costituzione così tollerante, compassionevole e inclusiva che avrebbe reso orgoglioso anche Dio, tutti ci siamo sentiti librerati.
Certo, avere un gruppo di leader straordinari ha aiutato. Ma ciò che alla fine costrinse questi leader a sedersi attorno al tavolo delle trattative fu l'insieme di strumenti persuasivi e non violenti messi in pratica per isolare il Sudafrica economicamente, accademicamente, culturalmente e psicologicamente.
A un certo punto - il punto di svolta - il governo di allora si rese conto che preservare l'apartheid aveva un costo superiore ai suoi benefici. L'interruzione, negli anni '80, degli scambi commerciali con il Sud Africa da parte di aziende multinazionali dotate di coscienza, è stata alla fine una delle azioni chiave che ha messo in ginocchio l'apartheid, senza spargimenti di sangue. Quelle multinazionali avevano compreso che, sostenendo l'economia del Sud Africa, stavano contribuendo al mantenimento di uno status quo ingiusto.
Quelli che continuano a fare affari con Israele, che contribuiscono a sostenere un certo senso di "normalità" nella società Israeliana, stanno arrecando un danno sia agli israeliani che ai palestinesi. Stanno contribuendo a uno stato delle cose profondamente ingiusto.
Quanti contribuiscono al temporaneo isolamento di Israele, dichiarano così che Israeliani e Palestinesi in eguale misura hanno diritto a dignità e pace.
In sostanza, gli eventi accaduti a Gaza nell'ultimo mese circa stanno mettendo alla prova chi crede nel valore degli esseri umani.
È sempre più evidente il fallimento dei politici e dei diplomatici nel fornire risposte e che la responsabilità di negoziare una soluzione sostenibile alla crisi in Terra Santa ricade sulla società civile e sugli stessi abitanti di Israele e Palestina.
Oltre che per le recenti devastazioni a Gaza, tante bellissime persone in tutto il pianeta - compresi molti Israeliani - sono profondamente disturbate dalle quotidiane violazioni della dignità umana e della libertà di movimento cui i Palestinesi sono soggetti a causa dei checkpoint e dei posti di blocco. Inoltre, la politica Israeliana di occupazione illegale e di costruzione di insediamenti cuscinetto in una terra occupata aggrava la difficoltà di raggiungere in futuro un accordo che sia accettabile per tutti.
Lo stato di Israele si sta comportando come se non ci fosse un domani. Il suo popolo non potrà avere la vita tranquilla e sicura che vuole - e a cui ha diritto - finché i suoi leader continueranno a mantenere le condizioni che provocano il conflitto.
Io ho condannato quanti in Palestina sono responsabili dei lanci di missili e razzi contro Israele. Soffiano sulle fiamme dell'odio. Io sono contrario ad ogni manifestazione di violenza.
Ma dobbiamo essere chiari che il popolo palestinese ha ogni diritto di lottare per la sua dignità e libertà. È una lotta che ha il sostegno di molte persone in tutto il mondo.
Nessuno dei problemi creato dagli esseri umani è irrisolvibile, quando gli esseri umani stessi si impegnano a risolverlo con il desiderio sincero di volerlo superare. Nessuna pace è impossibile quando la gente è determinata a raggiungerla.
La Pace richiede che israeliani e palestinesi riconoscano l'essere umano in loro stessi e nell'altro, che riconoscano la reciproca interdipendenza.
Missili, bombe e insulti non sono parte della soluzione. Non esiste una soluzione militare. È più probabile che la soluzione arrivi dallo strumento nonviolento che abbiamo sviluppato in Sud Africa negli anni '80, per persuadere il governo della necessità di modificare la propria linea politica.
Il motivo per cui questi strumenti - boicottaggio, sanzioni e disinvestimenti - si rivelarono efficaci, sta nel fatto che avevano una massa critica a loro sostegno, sia dentro che fuori dal Paese. Lo stesso tipo di sostegno di cui siamo stati testimoni, nelle utlime settimane, a favore della Palestina.
Il mio appello al popolo di Israele è di guardare oltre il momento, di guardare oltre la rabbia nel sentirsi perennemente sotto assedio, nel vedere un mondo nel quale Israele e Palestina possano coesistere - un mondo nel quale regnino dignità e rispetto reciproci.
Ciò richiede un cambio di prospettiva. Un cambio di mentalità che riconosca come tentare di perpetuare l'attuale status quo equivalga a condannare le generazioni future alla violenza e all'insicurezza. Un cambio di mentalità che ponga fine al considerare ogni legittima critica alle politiche dello Stato come un attacco al Giudaismo. Un cambio di mentalità che cominci in casa e trabocchi fuori di essa, nelle comunità, nelle nazioni e nelle regioni che la Diaspora ha toccato in tutto il mondo. L'unico mondo che abbiamo e condividiamo.
Le persone unite nel perseguimento di una causa giusta sono inarrestabili. Dio non interferisce nelle faccende della gente, ha fiducia nel fatto che noi cresceremo ed impareremo risolvendo le nostre difficoltà e superando le nostre divergenze da soli. Ma Dio non dorme. Le Scritture Ebraiche ci dicono che Dio è schierato dalla parte del debole, dalla parte di chi è senza casa, della vedova, dell'orfano, dalla parte dello straniero che libera gli schiavi nell'esodo verso la Terra Promessa. Fu il profeta Amos che disse che dobbiamo lasciar scorrere la giustizia come un fiume.
La giustizia prevarrà alla fine. L'obiettivo della libertà del popolo palestinese dall'umiliazione e dalle politiche di Israele è una causa giusta. È una causa che lo stesso popolo di Israele dovrebbe sostenere.
Nelson Mandela disse che i Sudafricani non si sarebbero potuti sentire liberi finché anche i Palestinesi non lo fossero stati.
Avrebbe potuto aggiungere che la liberazione della Palestina libererà anche Israele."

L'articolo si trova solo sul quotidiano israeliano, ma rappresenta una forte legittimazione per una posizione considerata ancora come controversa da alcuni governi, ed è importante che lo leggano più persone possibili in tutto il mondo. L'unico modo per farlo è tramite le condivisioni online di tutti noi: facciamolo girare!

Questa campagna sta cominciando a decollare. Russel Brand ha registrato un video di sostegno, e le compagnie che abbiamo tempestato di messaggi vogliono incontrarci. In Gran Bretagna la nostra comunità sta portando avanti una campagna per smettere di vendere armi a Israele, con il governo che sta riconsiderando le sue esportazioni. E, ancora più incredibile, perfino gli USA hanno annullato l'invio di un carico di missili a Israele!
La pressione sta facendo effetto, quindi teniamola alta! Se non l'hai ancora fatto, firma ora la petizione. O clicca qui per continuare a scrivere alle aziende per tenerle sotto pressione. Assicuriamoci che non si facciano l'idea di poterla fare franca. E se hai in mente una campagna per far sì che la tua città, università o Paese smetta di investire nella repressione palestinese, lanciala cliccando qui.
Per noi è fantastico essere ancora una volta al fianco di Desmond Tutu, uno dei veri grandi simboli della non-violenza. In un mondo straziato dagli estremisti e dalla demonizzazione degli "altri", la non-violenza muta gli equilibri: permette di stare dalla parte della giustizia, anche con forza, ma sempre mossi dall'amore per tutte le persone che si rifiutano di essere vittime della paura e dell'ignoranza, i più grandi nemici dell'umanità. Un amore consapevole che i nostri destini e la nostra libertà sono tutti collegati. È questo l'insegnamento che i nostri più grandi leader, da Gandhi a Tutu, ci hanno trasmesso, e che la nostra comunità cerca di rispettare e diffondere tramite ognuna delle nostre campagne.
Con speranza,
Ricken, Alex, Fadi, Jeremy, Ana Sofia, Ari e tutto il team di Avaaz

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PS: Questa campagna ha l'obiettivo di creare le condizioni per una pace duratura tra Israele e Palestina, e per la sicurezza sia degli israeliani che dei palestinesi. Sia l'antisemitismo che il razzismo contro i palestinesi, come qualsiasi razzismo, sono grotteschi e devono essere combattuti. A conti fatti, sono gli estremisti da entrambe le parti quelli che stanno lavorando insieme per minacciare un futuro di pace, e il nostro scopo deve essere quello di portare le persone responsabili e ragionevoli da tutto il mondo a intraprendere le azioni necessarie a salvare sia Israele che la Palestina. Se pensi che questa campagna sia di parte, qui trovi la risposta e le argomentazioni del team di Avaaz.

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Avaaz.org è un movimento globale con oltre 38 milioni di membri, che promuove campagne far valere la voce dei cittadini nelle stanze della politica di tutto il mondo (Avaaz significa "voce" in molte lingue). I membri di Avaaz vivono in ogni nazione del mondo; il nostro team è sparso in 18 paesi distribuiti in 6 continenti e opera in 17 lingue. Clicca qui per conoscere le nostre campagne più importanti, oppure seguici su Facebook o Twitter.

Per contattare Avaaz scrivici utilizzando il nostro modulo www.avaaz.org/it/contact, oppure telefonaci al 1-888-922-8229 (USA).

 

IL FORUM AMBIENTE AREA NOLANA SI OPPONE ALLE SCELTE (POCO ECOLOGISTE) DEL GOVERNO RENZI

da Forum Ambiente Area Nolana

stop-biocidio-nola-226.08.2014 - Come ogni anno, la stagione estiva è quella nella quale si consumano maggiormente i reati ambientali perché i criminali puntano sul fatto che essendo periodo di ferie i controlli in genere sono minori.
Infatti anche durante questo mese di agosto, l'area Nolana (e non solo) è stata teatro di numerosi accadimenti spiacevoli:
- ovunque si consumano roghi agricoli nella più completa illegalità e nel disinteresse istituzionale;
- una fabbrica di Roccarainola è stata distrutta da un incendio;
- sono aumentati i luoghi di sversamenti illeciti di rifiuti urbani, speciali e tossici e sono stati appiccati numerosissimi roghi agli stessi, sia a Nola che nei comuni circostanti.
Come se ciò non bastasse è stato pubblicato un dossier della Dia nel quale viene affermato che la distruzione ambientale avvenuta nel nolano è ancora più seria di quanto credevamo e ed è ancora in corso.
stop-biocidio-nola-1Il governo Renzi tramite due decreti legge – il "DL Competitività" e il "Dl Sblocca Italia" – ha stabilito che gli stabilimenti industriali potranno aumentare gli scarichi in mare. Inoltre ha sancito nuove tabelle per la contaminazione dei terreni, aumentando a dismisura le soglie consentite, evitando così a grandi gruppi industriali le necessarie bonifiche e condannando a morte altre centinaia di persone.
Infine si è deciso di costruire 5 nuove discariche e 4 nuovi inceneritori nella sola Campania. Noi, come sempre, ci opponiamo fermamente a tutto ciò.
Pertanto ieri notte abbiamo affisso due degli striscioni della mobilitazione del 16 maggio scorso in luoghi strategici della città di Nola. Una piccola azione dimostrativa per evidenziare che noi saremo ancora qui a difendere la nostra terra e lo faremo con ancora più grinta e forza di volontà di prima.
È solo un atto simbolico, ma il primo di una lunga e dura lotta.

 

Appello a tutte le Pro Loco d’Italia da UNPLINEWS: La Pro Loco di Refrontolo non deve mollare

il-presidente-unpli-nardocciLe Pro Loco Venete riunite in Assemblea Straordinaria a Pieve di Soligo, giovedì 7 agosto, si sono strette intorno alla Pro Loco di Refrontolo.
Lo stesso sentimento è stato condiviso, insieme all'Unpli, da tutte le Pro Loco Italiane che numerose hanno espresso la loro vicinanza, solidarietà e sostegno alle vittime del dramma.
Le Pro Loco del Veneto hanno voluto esprimere il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime di questa immane tragedia per poi stringersi attorno alla Pro Loco di Refrontolo e farle sentire la propria solidarietà per infonderle forza in una situazione che rischia di diventare paradossale.
Il sostegno vuole essere fermo e deciso perché questa tragedia non diventi una persecuzione ai volontari di tutta Italia creando un clima da caccia alle streghe (vedasi anche l'azione della prefettura di Venezia che auspica più rigidità nella organizzazione delle manifestazioni).
Il volontariato è forte ed attivo nella nostra regione e nell'Italia intera, è una grande, indispensabile risorsa che fa vivere e rivivere le nostre località e le nostre tradizioni. Quella di Refrontolo è stata una calamità naturale!
La preoccupazione dell'Unpli Veneto e delle Pro Loco presenti è che dilaghi il senso di scoramento che sta assalendo numerose Pro Loco creando un clima di disagio dal quale poi sarà difficile uscire. La Pro Loco di Refrontolo non deve mollare! È stato il coro unanime dei presenti che hanno deciso di avviare un'azione di solidarietà concreta a favore di questi sfortunati amici. Le coordinate per la sottoscrizione le trovate in fondo alla news.
È importante sottolineare le parole ricche di umanità di Don Giuseppe Nadal che nel corso dei funerali ha espresso il suo affetto per le Pro Loco. Anche lui le ha invitate ad avere coraggio soprattutto in questo momento. La Pro Loco di Refrontolo è dentro una tragedia, che certamente non è paragonabile a quella di chi sta vivendo questi lutti, ma va ugualmente sostenuta perché il dolore diffuso è molto profondo .
Siamo sicuri che la nostra grande famiglia saprà anche in questa occasione essere "Grande" a sostegno della Pro Loco più sfortunata.
Grazie per tutto quanto potrete e vorrete fare.

Presidente Unpli Nazionale
Claudio Nardocci

Presidente Unpli Veneto
Giovanni Follador

Coordinate bancarie Banca di Credito Cooperativo delle Prealpi - Filiale di Follina: IBAN: IT 36 F 08904 61680 020000001498 - Intestato a: UNPLI VENETO SOLIDARIETA' - Causale: La Pro Loco di Refrontolo non deve mollare