Gianni Amodeo – 31.01.2014 - Palazzo Bottiglieri é tra i pochi edifici in pluriplano della città, la cui fisionomia urbanistica ed edilizia s'è conservata negli anni senza sostanziali alterazioni; e con la sobria ed elegante linea architettonica, da cui è connotato, s'affaccia su piazza Salvo d'Acquisto. L'attico che lo sovrasta è stato da sempre il laboratorio ed il testimone dei molteplici interessi culturali e per le arti plastiche e figurative di Luigi Vecchione, che, quasi all'imbocco della corsia dei cento anni, ha salutato, lo scorso 29 gennaio, l'amata Nola, dov'era nato nel 1917. Un attico speciale che, nella fuga di stanze, ambienti e corridoi, costituisce tra finestre, balconate e terrazzo anche un eccezionale osservatorio paesaggistico, che permette allo sguardo di spaziare a tutto giro ....ravvicinato, non solo verso le cupole rivestite di maioliche delle seicentesche chiese dell' Immacolata, della basilica-cattedrale di Santa Maria Assunta in cielo e di Santa Chiara, ma anche verso la pianura ch'è stata il cuore di quella che fu denominata Campania Felix, le vette del Monte Somma e del Vesuvio, le cime dell'imponente Massiccio del Partenio e della corona dei Monti Avella.
Una personalità e, se si vuole, un personaggio che ha onorato l'attività lavorativa di amministratore e consulente nel settore della sanità privata fino agli anni '80 con eccellente caratura professionale e unanimi riconoscimenti di affidabilità, per competenza e l'osservanza dei doveri. Ed era laureato in Economia e commercio. Una personalità senza alcun dubbio di marcato vigore e anche ... un personaggio, che prediligeva il raffinato e il bel vestire, con il vago senso del dandy. Uno stile, quello assicurato dalla sartoria di qualità cittadina o partenopea, a cui Luigi Vecchione si è mantenuto fedele, da giovane e quando giovane più non era sul piano anagrafico, ma continuava a sentirsi tale. Uno stile impreziosito dalle buone maniere.
Ha vissuto in pieno - come tutti i nolani - le anime che contrassegnano l'identità della città; anime distinte e del tutto conflittuali nella valenza della storicità, quali sono quelle rappresentate dalla Festa eterna dei Gigli, con cui si rende onore ed omaggio a San Paolino, tra i più significativi protagonisti del cristianesimo delle origini, sia per il pensiero che per le opere, e quelle delle mille sfaccettature della visione di Giordano Bruno, il Nolano per antonomasia, l'accademico di nessuna accademia", nella cui linea d'orizzonte si ri-capitolano e dispiegano importanti e rilevanti aspetti della modernità, nutrita e pervasa dalle concezioni umanistiche e rinascimentali.
Per la Festa eterna e per Bruno, non era soltanto dedizione, quella che viveva Luigi Vecchione, ma una vera forma di culto, che si traduceva nelle scelte del bibliofilo di fine razionalità e sensibilità. E dell'ampia ed interessante biblioteca che aveva formato, con la dotazione di circa 20 mila volumi, distribuiti nelle scaffalature delle varie stanze dell'attico di piazza Salvo D 'Acquisto, una cospicua parte è stata donata, qualche anno fa, alla Biblioteca comunale di corso Tommaso Vitale. Ed una sezione ben curata è riservata a testi, saggi monografici, riviste, giornali nazionali ed esteri, periodici locali che raccontano la Festa dei Gigli, diventata patrimonio della cultura immateriale dell'umanità sotto le insegne dell'Unesco e presentano il poliedrico pensiero bruniano, secondo le interpretazioni di autori italiani e stranieri. Ma l'intero patrimonio librario, con le collezioni di giornali e riviste, una volta completata la catalogazione costituirà il Fondo Vecchione, trovando degno spazio ed allestimento nel restaurato complesso dell'ex-carcere mandamentale, in via Merliano.
Animatore sociale e culturale d'inesauribile impegno, ha dato impulso e vita al progetto dell' Archeoclub, con modalità di volontariato civico, per promuovere la ricerca e la valorizzazione dell'immenso patrimonio storico-archeologico ed artistico della città; un patrimonio, la cui conoscenza è diventata gradualmente- nell'arco degli ultimi trent'anni- parte essenziale del discorso pubblico, facendolo...uscire, almeno, dalle nicchie cognitive dei pochi ed appassionati studiosi ed esperti, che se ne sono meritoriamente e costantemente interessati. E l'attività dell' Archeoclub, presieduta dalla prof.ssa Flora Nappi, anche in collaborazione con altre associazioni di volontariato, prosegue la sua lodevole attività, sia con la pubblicazione di testi che con il restauro di opere d'arte, sottratte all'incuria e all'abbandono. Amante della città e dell'area di riferimento, Luigi Vecchione era un cultore di storia locale e delle personalità che ne danno rilevante testimonianza. Pietro Paolo Muscariello e Vincenzo Spampanato sono tra le figure, su cui si è rivolto l'interesse del bibliofilo soprattutto nel decorso decennio, figure ri-scoperte e ri-lanciate per la comune conoscenza.
Al primo, Vecchione ha dedicato un'agile monografia, per proporne l'opera, incentrata sull'Algorismus. E' un Trattato\manuale di matematica contabile e commerciale, scritto sul finire del '400 e che si deve proprio a Muscariello. E' l'opera, che al di là degli aspetti tecnici, propone significativi e corposi aspetti della Nola e della sua area quattro\cinquecentesca, con la fioritura delle attività mercatali, autentico centro nevralgico della Campania e del Sud, nel segno della Contea degli Orsini. Uno spaccato di cultura economica, meritevole di attenzione, a cui negli anni '70 del secolo scorso ha prestato particolare rilievo la Banca commerciale italiana di Raffaele Mattioli, la ben nota Comit di Milano. E sarà utile ricordare che Mattioli, figura di banchiere ed umanista, con Pietro Pancrazi ed Alfredo Schiaffini italianisti di gran valore e prestigio ha promosso la pubblicazione della monumentale "Ricciardiana", l'opera che comprende i testi dell'intero panorama della Letteratura italiana dalle origini al '900.
Del secondo, Vecchione é stato tra i più attivi promotori del riconoscimento che la città era chiamata a rendergli, attuando un obbligo morale sempre disatteso. Si deve proprio a Vincenzo Spampanato la migliore e più compiuta opera biografica di Giordano Bruno, pubblicata nel 1921 per le edizioni Principato, nella celebre collana di Studi filosofici, diretta da Giovanni Gentile e ri-stampata dall'editrice Gela di Roma, con la post-fazione di Nuccio Ordine, in coincidenza con la Giornata degli studi bruniani, svoltasi a Nola il 16 febbraio del 1988. Un testo di straordinario valore, sia per la qualità della scrittura sia per i contenuti, a cui hanno attinto a piene mani e con profusione i tanti che hanno scritto, in Italia e nel mondo, del Nolano. Un autore di forte connotazione, Vincenzo Spampanato, profondo conoscitore dell'opera di Benedetto Croce e Giovanni Gentile, ai quali era legato da vincoli di amicizia, ma finito nel tunnel dell'oblio, forse perché padre di quel Bruno Spampanato, giornalista, politico e parlamentare nel ventennio mussoliniano, autore nel 1943 del Manifesto di Verona, che marcava la dissoluzione della diarchia re-duce, per prefigurare ed affermare i postulati della cosiddetta "democrazia fascista". E quello che Vincenzo Spampanato ha rappresentato per la cultura è ricordato dalla lapide, che l'amministrazione comunale ha fatto apporre sulla facciata della casa in cui è vissuto, in Vicolo Duomo.
Tra le pubblicazioni monografiche di Luigi Vecchione, va evidenziata quella del 2009, intitolata "Bruno, la casa e il rogo". Il testo fu presentato nel Palazzo di giustizia, nello stesso anno, il martedì del 17 febbraio, proprio in coincidenza con 409 anni dal rogo di Campo de' Fiori. A promuovere la presentazione l'Ordine forense, allora presieduto dall'avvocato Enrico De Sena. Di alto profilo il ventaglio di analisi e riflessione, con gli interventi di Aniello Montano, Pasquale Giustiniani, Vincenzo Maiello, Michele Mezza e Domenico Falco, mentre gli onori di ospitalità della città furono resi dal sindaco Felice Napolitano, prematuramente scomparso.
L'attico di palazzo Bottiglieri, oltre l'omonima biblioteca aveva un altro importante...ospite, costituito da una piccola, ma variegata pinacoteca, con tele, tra le altre, di autori dell'impressionismo ottocentesco e del Futurismo del Novecento, oltre che di Renato Guttuso. Una bella collezione, che rendeva più ammirevole e attraente la biblioteca, frequentata non solo da amici di Luigi Vecchione, ma anche da giovani, impegnati nell'elaborazione delle tesi di laurea.
Dire e scrivere che con Luigi Vecchione se n'è andata una significativa parte della storia della città, non è artificio retorico di maniera. E' storia, che ha vissuto davvero con operosità e stile, anche quando è stato protagonista di puntute polemiche culturali. Ed ha sempre fornito esempi di umana disponibilità ed apertura dialogante, senza remore e riserve mentali.
Il Meridiano ricorda con affetto il professor Luigi Vecchione, stringendosi intorno alla moglie, sig.ra Rosetta, in questo momento di profondo dolore
Nelle foto: 1) La festa della matricola del 1957; 2) Festa di compleanno; 3) La Festa dei Gigli; 4) Giordano Bruno; 5) L'Algorismus, trattato\manuale di matematica contabile e commerciale, scritto sul finire del '400 dal Muscariello; 6) La biblioteca di Luigi Vecchione; 7) Una delle sue ultime fatiche, datata 2007: "Strutture e uomini sino al XX secolo negli scavi d'antichità del nolano"
Servizio di Giuseppina Amalia Spampanato - Dal sito di "Ultimi. Associazione per la legalità" del 22 gennaio 2014
Dopo l'incontro con Erri De Luca, lo scorso 21 novembre 2013, "Ultimi. Associazione per la legalità"- Presidio Agro-nolano prosegue il ciclo di incontri dal tema legalità e lotta alle mafie, invitando Giuliana Covella, giornalista napoletana, da anni nota per il suo impegno civile.
La Covella scrive nelle pagine di cronaca del quotidiano "Il Mattino", occupandosi principalmente di vittime di camorra, denuncia sociale e casi irrisolti di cronaca nera e giudiziaria. Inoltre, collabora con il settimanale "Gente", con il periodico del Corriere della Sera "Comunicare il Sociale", con il portale web "Articolo 21" e con le associazioni anti racket della Confesercenti Campania. Dopo "Otto centimetri di morte" e "L'Uomo nero ha gli occhi azzurri", "Fiore... come me. Storie di dieci vite spezzate" è il suo ultimo libro, edito da Spazio Creativo e promosso dalla Fondazione Pol.i.s., strumento operativo della Regione Campania per le vittime innocenti della criminalità e la gestione dei beni confiscati alla camorra.
Invitata da "Ultimi", lo scorso 15 gennaio, la Covella ha presentato questo sua ultima opera presso l'Aula Consiliare del Comune di Camposano, in piazza Umberto I. Con l'autrice, erano presenti Don Aniello Manganiello, fondatore di "Ultimi. Associazione per la legalità", il sindaco di Camposano, Giuseppe Barbati, la criminologa Mariarosaria Alfieri, presidentessa dell'associazione "Criminalt"e la prof.ssa Carmen Sicignano del liceo "Publio Virgilio Marone" di Meta, da anni impegnata in progetti di legalità.
Durante l'incontro è stato tracciato un profilo storico, culturale e sociale della donna dall'antichità ai giorni nostri, soffermandosi, in particolare, sull'importanza della prevenzione, dell'educazione ai sentimenti e al rispetto reciproco. Fondamentale nell'agro-nolano il ruolo svolto dal centro d'ascolto per le vittime di violenza presente a Camposano, punto di riferimento anche per gli abitanti dei paesi limitrofi.
Il libro della Covella,"Fiore... come me", insignito a luglio 2013 del premio per la prima edizione di "No woman no cry", promosso dalla terza municipalità del Comune di Napoli contro il femminicidio, racconta dieci storie di donne e di una terra, la Campania, martoriata dalla violenza, ma anche capace di denuncia e riscatto.
L'opera ripercorre le vite di donne vittime di camorra, femminicidio e criminalità comune. Teresa Buonocore, Enza Cappuccio, Nunzia Castellano, Giuseppina Di Fraia, Fiorinda Di Marino, Emiliana Femiano, Mena Morlando, Palma Scamardella, Matilde Sorrentino, Gelsomina Verde sono fiori recisi barbaramente nel pieno della vita. Donne che narrano in prima persona il loro vissuto, tra sogni, passioni e aspirazioni, fino al tragico epilogo per mano di spietati assassini.
Non ci sono particolari crudi nelle loro parole, solo la normalità. È nell'appendice di cronaca che ogni storia ha una sua scheda giudiziaria, con dettagli dei singoli casi. Nel libro, invece, c'è spazio solo per loro. Madri che hanno difeso i figli da pedofili, sorelle uccise dalla criminalità, fidanzate e mogli assassinate da un amore malato, figlie e amiche da non dimenticare. Donne da ricordare nella loro quotidianità. Non eroine, ma fiori come noi. Donne che devono essere esempio di coraggio e denuncia per chi vive il dramma della violenza tra le mura domestiche o nei luoghi di lavoro.
In "Fiore...come me" non c'è la retorica del ricordo. L'invito a non aver paura e denunciare i primi segnali di maltrattamento o abuso è sincero e accorato. Certezza della pena per chi si rende colpevole di omicidi efferati ed educazione ai sentimenti, sin dalla scuola primaria e secondaria: questi gli obiettivi da promuovere oggi perché la morte di queste donne non sia vana.
Oltre alla prefazione del magistrato antimafia Raffaele Cantone e l'introduzione di Paolo Siani, presidente della Fondazione Pol.i.s. e fratello di Giancarlo, giornalista de "Il Mattino" ucciso dalla camorra nel settembre 1985, il volume si avvale di un interessante contributo sul femminicidio dal titolo "Ti amo, ti ucciso", scritto dalla giornalista Francesca Scognamiglio e dell'intervista, sullo stesso fenomeno, al vice presidente del Consiglio comunale di Napoli, Elena Coccia.
"Fiore... come me" è un libro per ricordare e sensibilizzare gli animi su un tema troppo spesso all'ordine del giorno: la violenza di genere. I proventi delle vendite saranno destinati a progetti di aiuto ai familiari delle vittime innocenti della criminalità.
Gianni Amodeo - 09\01\14 - Un'interessante ed attraente opportunità non solo per i cinefili di lungo corso e raffinato senso critico, ma anche per la generalità degli appassionati di cinematografia, la settima arte fiorita nel segno della modernità contemporanea; arte, che per espressività, varietà di linguaggi, testi interpretati, scenografie riverbera le molteplici sfaccettature della realtà e dei costumi sociali, veicolandone la conoscenza nella dimensione globale.
"Il Mese del documentario", indetto ed organizzato da DOC\IT PROFESSIONAL AWARD, con presentazione ufficiale nella Casa del Cinema, a Largo Marcello Mastroianni, a Roma, si propone di ampliare e potenziare il circuito nazionale ed europeo della diffusione della produzione "documentaristica", da connotare quale cinema del reale, tout court. La location della manifestazione è quella delle più prestigiose e rinomate sale cinematografiche di tante città, tra cui Barcellona, Londra, Parigi, Milano, Roma,Berlino, Firenze, Napoli e Nola. E quella bruniana è l'unica città media italiana inserita negli itinerari del progetto, la cui spiccata caratura sociale e culturale è mirata sulla valorizzazione del documentario cinematografico d'autore, con cui si scrivono, analizzano e rappresentano aspetti della condizione umana e di vita sociale sotto tutte le latitudini; aspetti, che altrimenti sarebbero relegati negli anfratti della marginalità e dell'indifferenza, per essere gradualmente annullati dall'oblio, così come accade per i tanti "buchi neri" del passato lontano e vicino senza storia. E' un modello di racconto e d'inchiesta in celluloide, che scandaglia la realtà con la "camera di presa" in diretta, che, anche quando viene utilizzata, come avviene spesso, in funzione di determinate angolature scelte a priori, rendendo incompleta la rappresentazione del reale, evita, tuttavia, le ambigue mistificazioni peculiari della comune e generica fiction o , almeno, le riduce in notevole misura.
"Il Mese del documentario", approdato alla quarta edizione internazionale, sarà connotato dal conferimento del "Premio del pubblico". Saranno gli spettatori a compilare le specifiche schede di valutazione, con i connessi parametri di giudizio sui film proiettati e che rientrano nella "rosa" della selezione dei finalisti. Un riconoscimento diretto, quello del Premio del pubblico, che ripete, a grandi linee, la peculiarità caratterizzante del Premio Bancarella, che quest'anno celebrerà la 62.ma edizione; Premio letterario per la narrativa, che viene assegnato ogni anno a Pontremoli, con giudici speciali e ben avvertiti, quali da sempre sono i librai e i lettori, che non devono...rispondere agli interessi di questa o quella casa editrice, ma riconoscersi soltanto nel loro giudizio, sia di gradimento ed interesse ...in termini di vendita dei libri, che dei contenuti ...letti. Non c'é spazio nel "Bancarella" per manipolazioni e conventicole variamente assortite e combinate, per "creare" finti ed effimeri successi editoriali.
" Un'occasione imperdibile per la nostra città, ha dichiarato l'assessore ai beni e alle attività culturali, l'architetto Cinzia Trinchese. "Un'occasione per avvicinare i giovani ad un genere d'arte, il documentario, oggi tra le forme più interessanti ed innovative di cinematografia, con film che stimoleranno il confronto e il dibattito in sala". "E' un'operazione culturale, che va a buon fine - ha concluso l'assessore - grazie alla proficua collaborazione dei competenti uffici dell'amministrazione e al sostegno del consigliere comunale Francesco Maggio".
Cinque i film, che saranno proposti nella Multisala Savoia, in via Fonseca. Cinque giovedì di appuntamenti, alle ore 21. Aprirà la kermesse- il 16 gennaio, tre giorni dopo essere stato proiettato nella romana Casa del Cinema, il film "Le cose belle" di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, con le insegne dell'Istituto Luce Cinecittà. Il film é ambientato nella quotidianità di Napoli, attraversata dalle sue mille contraddizioni. Un viaggio nel tessuto intimo della città, attraverso i sentimenti, le speranze, le illusioni con cui quattro adolescenti- Enzo Della Volpe, Fabio Rippa, Adele Serra e Silvana Sorbetti - vivono quegli anni '90 che con enfasi retorica e fallace furono definiti del "rinascimento culturale e sociale" sulle rive del Golfo partenopeo, per ritrovarsi, mentre s'apprestano a varcare la soglia dell'età adulta, nel crogiuolo delle amare impotenze e crude violenze della Napoli di oggi, come sviliti ed oppressi dal magma delle delusioni personali ed esistenziali in un contesto che si rivela sempre più privo di anima e calore umano, con le indolenze di sempre. Ottanta minuti di sequenze per un racconto incalzante, penetrante ed asciutto nelle tonalità e nei ritmi, senza nulla concedere ai luoghi comuni e con ampi squarci per le armonie del paesaggio e dei luoghi più attrattivi del cosmo partenopeo.
A seguire nel "cartellone", spiccano per il 23 gennaio "Il libraio di Belfast" di Alessandra Celesta e per il 30 gennaio "Il gemello" di Vincenzo Marra. Il 6 e il 13 febbraio saranno proiettati "Materia oscura" di Massimo D ' Andolfi e Martina Paenti e "Noi non siamo James Bond" di Mario Balsamo. Una selezione di eccellente profilo. Non c'è da dire altro. E' davvero rappresentativa della migliore produzione internazionale dei film-documentari d'annata.
IL DOCUMENTARIO RACCONTA LE QUATTRO STAGIONI DI UNA DELLE PIU' BELLE E SUGGESTIVE AREE PROTETTE DELLA CAMPANIA.
Gianni Amodeo – 24.01.2014 - Non c'è che dire. E' davvero uno spot di bell'effetto e forte richiamo, per usare il corrente gergo di marketing consumistico, di cui è scontato il maggiore o...minore tasso d'inganno. Più pertinente e realistico considerarlo, invece, per la sua "unicità" quale esaustivo messaggio, in grado di veicolare e rappresentare la "carta d'identità" del versante centrale del Parco del Partenio, sul versante centrale, che corre da Montevergine all'area avellana, contrassegnata a valle dallo scorrere del Clanio, tra le pareti d'irti pendi con sporgenze di bianca roccia come in un lungo ed interminabile canyon, in cui s'insinua la via dei Cristiani, itinerario battuto da pellegrini del lontano passato, diretti proprio al Santuario mariano di Montevergine. Ed è l'itinerario, in cui s'incontra la Chiesa rupestre di San Michele, da anni ormai chiusa al pubblico. Uno straordinario monumento, segnato da incombenti pericoli di frana e che non si riesce porre in sicurezza, nonostante il suo valore culturale.
Sono- questi- i tratti significativi e convincenti dell'ampio ed articolato diorama di foto in sequenza di video, con il controcanto di musiche classiche, realizzato da Stefano Lanziello e con l'ottimo montaggio di Carmela Peluso. E fa specie rilevare che una produzione del genere e di spiccata qualità nel dare "visione" delle eccellenze del Parco, non sia ancora stata acquisita dalle istituzioni locali, dai Comuni alla Comunità Montana Vallo di Lauro e Partenio,che in materia di promozione e valorizzazione del territorio non hanno mai prodotto nulla, né mai incoraggiato e sostenuto iniziative come quelle di Stefano Lanziello, impegnato in splendida solitudine nella realizzazione di un'operazione culturale, che incide e lascia il segno. E nelle scuole il senso dell'operazione ha già fatto registrare una eccellente accoglienza con la proiezione del documentario nell'Istituto comprensivo "Monsignor Pasquale Guerriero", ad Avella. Un riscontro, che meriterebbe di essere espresso anche da altre scuole, considerato il valore didattico e formativo del lavoro. Un momento di conoscenza del territorio di rara importanza.
Di certo, la proiezione del diorama nei locali del Circolo L'Incontro ha catalizzato l'attenzione del pubblico presente, inaugurando al meglio la serie d'iniziative, programmata dal sodalizio, per focalizzare il rapporto tra Ambiente e Naturalità. Un rapporto, i cui valori sono troppo spesso elusi e disattesi, condizionando e modificando gli equilibri della vivibilità generale. Il filmato racconta i mutevoli e multicolori profili di scena, che nello scorrere delle quattro stagioni dell'anno connotano il Parco del Partenio, tra le più importanti aree protette regionali e che s'interfaccia con il Parco del Matese ed il dirimpettaio Parco nazionale del Vesuvio. Tre aree protette, quasi sentinelle, ma...inermi, poste a presidio dell'originaria morfologia della vasta pianura campana, su cui l'avidità e la stupida violenza degli uomini nel giro di trenta anni hanno innescato tali e tante di quelle alterazioni da "generare" l'innaturale ed avvelenata Terra dei fuochi, nella cui mappa, com'è noto, si trovano i territori di 57 Comuni, con la popolazione di oltre un milione di abitanti.
Sono sequenze audiovisive d'autore – di carattere amatoriale- con effetti speciali per la cura profusa nella rappresentazione espressiva dei dettagli paesaggistici e delle caratteristiche del Parco, con particolare rilievo per la flora e l'avifauna, a cui fanno da sfondo gli scenari dell'incanto del sistema-Parco, comprensivo dei Comuni delle province di Avellino, Benevento e Napoli, Una mappa, in cui spiccano le aree di Montevergine e il monumentale complesso architettonico del Santuario della Madonna bruna, mentre si rincorrono i panorami suggestivi di monti, valli e valloni lungo la dorsale dell'Alto Clanio, Capo Ciesco, la Piana di Lauro, Campo Maggiore, il Taburno che s'intravede nella sua maestosa imponenza, per affacciarsi sulla contigua Valle Caudina, per non dire delle cristalline e limpide acque delle sorgenti della Bocca d'acqua e di Sant'Egidio, del sornione chiacchiericcio dell'appena ritrovato flusso della cascata d'Acqua pendente; flusso che sembrava svanito dopo il terremoto dell'80.
Una successione di scenari, ora trionfanti di verde ora ricoperti di bianca coltre di neve, ad alta e media quota, in cui è possibile ammirare l' Eremo di San Silvestro con le sue pietre oranti in raccolta ed intima meditazione di fede. E poi si squadernano i pianori, quasi ad interrompere la vertigine delle vette montane, per ospitare gli allevamenti di scattanti e caracollanti cavalli in libertà, le taciturne mandrie di bufale e gli stazzi per le greggi ovine, retaggio della pastorizia che in queste terre per millenni è stata fonte di vita e...ricchezza.
Sono squarci rivelatori delle eccellenze del Parco, su cui Stefano Lanziello si sofferma con l'obiettivo regalando scene di stupendi dettagli nel fissare la varietà dei colori dei fiori di campo, nella loro esplosione di vita in primavera, catturando i vorticosi ed imprevedibili volteggi delle farfalle che paiono giocare con le corolle dei fiori, l'evoluzione biologica dei girini che diventano rane, le sinuose salamandre che flemmatiche s'appiattiscono sul suolo e si mimetizzano tra le protettive erbe del sottobosco e delle vicine acque sorgive. E poi, vera chicca, il racconto del nido d'uccelli, con le uova depositate fino alla loro schiusa con gli implumi volatili desiderosi di proiettarsi nel libero cielo. Sono sequenze in presa diretta, filmate con pazienza ed osservazione metodica per giorni.
Un ottimo lavoro per la cesellatura dei "tagli" e dei primi piani per un bel racconto d'impronta naturalistica. Una produzione degna di ben figurare nelle rassegne nazionali ed internazionali dei docu-film, specie se fosse arricchita ed integrata da schede esplicative delle caratteristiche topografiche dei siti, delle testimonianze architettoniche presenti e delle peculiarità delle attività zootecniche praticate sull'area del Parco.
A sigillo della proiezione- poco meno di un'ora- seguiva la conversazione d'approfondimento, con filo conduttore comune la presa di coscienza, per la quale il territorio va conosciuto, se c'è la convinzione di tutelarne le peculiarità. Un'opportunità di riflessione, quella fornita dal lavoro di Stefano Lanziello, geologo di professione, ambientalista per scelta e componente di quel folto gruppo di escursionisti e cultori della montagna, ch'è particolarmente attivo sul territorio dell'Unione intercomunale del Baianese e dell' Alto Clanio. E poi la consegna della pergamena-ricordo del Circolo L'Incontro al giovane e stimato professionista.
Gennaro Morisco - 30.12.2013 - E' certamente una delle più sentite manifestazioni religiose del tempo di Natale, legata alla devozione per il Bambinello della Chiesa del Gesù, popolarmente detto 'o Bambino 'e vintecinche, perché un tempo la statuina veniva sorteggiata tra i confratelli della Congrega il 25 di ogni mese.
Tanti i bambini che hanno accompagnato il Bambinello nel percorso per le vie del centro storico, numerosa anche la partecipazione dei fedeli, dei confratelli dell'Arciconfraternita della SS. Trinità e San Luigi e delle consorelle del Sacro Cuore.
La processione è partita, come da tradizione, dalla casa della famiglia che ha custodito la venerata immagine durante il mese di dicembre, quella dei coniugi Piccolo-Russo, in via Remondini, e Chiara Piccolo ha portato il Bambinello lungo il percorso. Il corteo si è concluso nella Chiesa del Gesù con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rettore Mons. Luigi Mucerino.
A ricordo dell'evento la famiglia Piccolo ha dispensato una immaginetta della Sacra Famiglia con una bella frase di Papa Francesco: «Cerca il Signore in un presepe, cercalo dove nessuno lo cerca, nel povero, nel semplice, nel piccolo».
Foto © ra.na. da ilc@zziblog
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