Lu.pi. – 20.08.2015 - Lo scorso 13 agosto, nella Sala Multimediale della Curia Arcivescovile di Sant'Angelo dei Lombardi, è stato presentato il libro di Michele Vespasiano "Il Fonte battesimale nella Mater Ecclesia altomedievale di Sant'Angelo dei Lombardi.Note storiche e contrastanti scenari datazionali"
L'evento è stato organizzato in collaborazione con il Lions Club Morra De Sanctis-Alta Irpinia e il Club di Territorio Paesi d'Irpinia del Touring Club Italiano.
Sono intervenuti alla presentazione lo storico dell'arte Giuseppe Muollo, già dirigente della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino, e il ch.mo prof. Francesco Gandolfo, emerito di storia dell'arte medioevale presso l'Università di Roma "Tor Vergata".
Ha coordinato i lavori Giampiero Galasso, direttore del Museo Archeologico di Bisaccia e redattore di importanti riviste di settore. Presente, ovviamente, l'Autore.
l volume, che si presenta agile ed elegante nella forma tipografica, si occupa dello stato delle ricerche storico-artistiche sul fonte battesimale della basilica altomedievale ritrovata tra le mura del sito monumentale del castello degli Imperiale a Sant'Angelo dei Lombardi. Si tratta di una chiesa a tre navate absidate che secondo l'autore, appassionato studioso della storia e dell'arte della sua città, è l'Ecclesia Cathedralis, che, nei primi decenni del XI secolo, accolse il primo vescovo della città.
Il lavoro del Vespasiano essenzialmente punta l'attenzione sull'originale fonte battesimale, del quale offre una severa lettura critico-artistica, e altrettanto fa delle pitture che lo caratterizzano. Tuttavia l'autore indaga anche sull'antropizzazione del sito dove sorse la chiesa e sul ruolo svolto dai Longobardi nella fondazione del primo recinto fortificato e nella nascita della civitas santangiolese, il cui toponimo ha destato da sempre contrastanti interpretazioni linguistiche.
Il volume, assolutamente rigoroso nei contenuti, affronta inoltre anche la vexata quaestio del nome di Sant'Angelo dei Lombardi, il cui agioetnotoponimo rimanderebbe alla presenza dalla gens Langobardorum sul territorio altirpino e al culto che "i guerrieri dalla lunga barba" avevano per l'Arcangelo Michele, ancora oggi patrono della città.
Il libro, stampato per i tipi di Natan Edizioni di Benevento, è corredato da numerose foto che contestualizzano l'originale vasca battesimale in relazione alla struttura basilicale che l'ha custodita per circa mille anni e all'ambiente storico-politico che portò nei primi decenni del XII secolo all'elevazione a diocesi della città di Sant'Angelo dei Lombardi.
Dal Parco della Rimembranza alle epigrafi nelle chiese e sulle facciate dei palazzi del centro storico con il sigillo dell'attuale scenografia monumentale di Piazza Convento, il collage documentale di Nicola Montanile evoca i sentimenti della comunità cittadina nella "percezione vissuta" del primo e del secondo conflitto mondiale. Le lettere e le "cartoline postali" dei fanti-contadini : simbolici ponti d'amore protesi dai fronti di battaglia verso la terra natia, gli affetti familiari e il lavoro da riprendere
Gianni Amodeo – 19.08.2015 - Sul finire degli anni ' 20 del secolo scorso, le disposizioni emanate dal governo fascista sancirono l'istituzione dei Parchi della rimembranza, in onore dei Caduti sui fronti della Grande guerra. Un omaggio da rendere a quanti si erano immolati sulle trincee dell'arco alpino per la Patria, ma anche e soprattutto una rappresentazione di plastica e visiva fisicità di quegli elementi considerati di primaria rilevanza non solo nel costituire la memoria collettiva, ma anche nel marcare la plastica identificazione nazionalista italiana da ravvivare costantemente, dando compiutezza spiccata ai canoni della cultura bellicista del regime mussoliniano; canoni, che divennero pregnanti e pervasivi del costume sociale nel decennio successivo, sotto lo stimolo dell'assuefazione della psicologia di massa, in virtù dei supporti propagandistici sia radiofonici che dei cine-giornali. E la programmazione "ideologizzata" di questi ultimi era elaborata e gestita dall'Istituto de L'Unione cinematografica educativa, a cui corrisponde il lemma Luce, ch'era stato fondato nel 1924 da Mussolini, per acquisire nel 1925 lo status di Ente morale di diritto pubblico. I Parchi - come i Viali - della rimembranza dovevano essere allestiti e allocati in tutte le grandi, medie e piccole città, oltre che nelle borgate, privilegiando i centri storici, ma anche le aree di periferia, quali scenari obbligati e idonei a conferire la maggiore evidenza possibile al "messaggio" di cui erano "veicoli" e da diffondere nella loro "monumentalità", quale segnacolo e tema di contemplazione o ammirazione, in stretta correlazione con il senso della natura vivente , simboleggiata dagli alberi. Parchi e Viali della rimembranza erano "spazi di devozione ", così come venivano definiti, con connotazione laica e patriottica.
ONORE AI FANTI-CONTADINI CADUTI IN GUERRA CON LAPIDI PUBBLICHE E PRIVATE
Nella città del Clanio - a metà degli anni '30 - si diede attuazione alle disposizioni emanate qualche anno prima e fu allestito il Parco della rimembranza nell'area che si affaccia sulla storica piazza Convento e contigua alla chiesa della Santissima Annunziata dei Frati minori. L'allestimento del Parco coincise con i convulsi anni, in cui il Regno d'Italia e il regime mussoliniano che ne formava l'asse autoritario di governo, venivano attuando le "missioni" militari per la "conquista" dell'Etiopia e per l'intervento nella Guerra civile di Spagna, a sostegno di Francisco Franco e in contrasto con le formazioni della democrazia repubblicana iberica. Furono "missioni" in escalation dal 1935 al 1937 .
Le severe sanzioni che Le furono inflitte dalla Società delle Nazioni per le plateali violazioni del diritto internazionale come per l' ignominiosa e ingiustificata aggressività, con cui si consumarono gli orrendi massacri e le terrificanti atrocità sulle inermi popolazioni del Paese africano, determinarono per l' Italia il definitivo appiattimento sugli obiettivi della politica nazional-socialista della Germania hitleriana, con l'infausto sigillo finale dell'emanazione delle leggi anti-ebraiche e contro le minoranze etniche del 1938, in copia quasi conforme con gli analoghi dispositivi della legislazione tedesca del 1933 e successive integrazioni, in funzione di una sempre più stringente, aspra e violenta l'applicazione nella disumanità che ne esprimeva la ratio . Un connubio tragico e letale, per tutti i popoli che ne subirono il duro e pesante scotto .... con la tragedia del Secondo conflitto mondiale.
Semplice e significativa la mappa del Parco, con l'ara votiva e la corona degli alberi messi a dimora- quarantuno – come per testimoniare la continuità in vita dei fanti-contadini, che, con la tradotta miliare nelle "radiose giornate" del maggio del ' 15 erano partiti da Avella, per combattere nelle trincee della Grande guerra contro le truppe austriache, pure formate in larga parte da fanti-contadini, provenienti, a loro volta, da quel mosaico di popoli e territori che formavano appunto l'Impero austro-ungarico. Ma i quarantuno da vivi non fecero ... più ritorno ad Avella , portando nelle tombe, anche se i più risultarono dispersi e privi di sepoltura, gli affetti familiari perduti e le speranze di una vita migliore, per consegnare ad una targa e ad una lapide votiva, affisse nella chiesa della Santissima Annunziata le generalità anagrafiche di giovani combattenti che avevano risposto di sì all'appello della Patria che aveva chiamato a sé "i suoi figli ", forse neanche sapendo perché andavano in guerra ....
Con l'ara votiva e gli alberi-metafora della vita dei quarantuno che continuava, nel Parco della rimembranza faceva mostra di sé il cannone de-potenziato, uno dei tanti, sottratto all'esercito austriaco sconfitto ... Era il ... Trofeo di guerra, di cui compiacersi ed .... esaltarsi in fremiti di ... civico orgoglio . C'è di più: le generalità anagrafiche dei 41 immolati nella "Guerra di trincea" sono incise nei marmi delle lapidi affisse anche nelle chiese della Collegiata di san Giovanni Battista dei Fustiganti, che fa parte della parrocchia di Santa Marina, nella chiesa della Madonna delle Grazie, conosciuta anche come la chiesa delle "Case nove", il cui piazzale antistante s'affaccia sul Clanio.
Poi, arrivò il Secondo conflitto mondiale, filiazione diretta - con altre concause - della Grande guerra. La comunità cittadina ne pagò il pesante tributo con 38 vittime. Ed erano in larga prevalenza fanti-soldati, come già era accaduto sui campi della guerra del '15\18 ....Di certo, l'epilogo del conflitto del '39\45 segnò non solo la devastazione materiale di città e territori, ma anche lo scacco civile e morale del bellicismo e della virulenza peculiare di tutti i nazionalismi. Prendeva così forma e consistenza la cultura della pace, della libertà e della democrazia, per una società nuova, liberale e più giusta. E così il Parco della rimembranza di piazza Convento, con la simbologia che rappresentava, finì nell'abbandono... Bisognerà attendere gli anni '70 per la realizzazione dell'attuale scenografia monumentale nell'area dell'ex-edificio scolastico che s'affaccia su piazza Convento; una rappresentazione - consona con lo spirito della Carta costituzionale – caratterizzata da una lunga stele proiettata verso l'azzurro cielo e il mappamondo che le fa base, a rappresentare la visione pacifica della coesistenza tra i popoli,in metaforica antitesi con il cannone-Trofeo... campeggiante in proscenio. E le generalità anagrafiche e gradi militari dei 79 cittadini avellani immolati alla Patria nelle due Guerre sono incise sulle lapidi affisse sulla facciata del monumentale edificio.
Ma l'onore che la città del Clanio - ieri come ogg i- dedica ai Caduti in guerra non è affidato solo all' ufficialità dei pubblici monumenti. C'è anche quello che si radica- e si tramanda- nella memoria delle generazioni delle stesse famiglie dei Caduti. Ed è testimoniato dalla ventiquattro lapidi, le cui iscrizioni si leggono sulle facciate di palazzi e di edifici del centro storico, oltre che della periferia. Sono lapidi incorniciate, per lo più, da edicole di protezione e spesso dotate di lampade votive, come per rappresentare l'omaggio perenne riservato dalle famiglie ai loro antenati, annientati dalle guerre per la Patria. Un ammirevole segnacolo di "pietas "che travalica uomini e tempi con la forza dei sentimenti veraci e dei sani costumi civili.
I L COLLAGE DOCUMENTALE: LE LETTERE DAL FRONTE E LA RETORICA PATRIOTTICA
Il collage di atti, documenti e articoli giornalistici, con un pertinente e congruo corredo fotografico, realizzato da Nicola Montanile, direttore della locale Biblioteca comunale " Ignazio D'Anna " é lo specchio del rapporto della città con i "suoi" Caduti sui fronti di guerra. S'intitola " Non soltanto sulla pietra" ed è stato pubblicato - con il patrocinio della Fondazione Avella Città d'Arte- dalla Casa editrice d'Oriano', con sede a Pompei. Impaginato in Dpt dal prof. Rino (Pellegrino Carmine) Conte, il testo ri-visita i percorsi della memoria storica della città, così come sono attraversati, con la corale partecipazione della comunità, nelle annuali ricorrenze del 4 novembre, la Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate.
A catalizzare nel collage l'attenzione, sono le lettere e le cartoline postali, scritte dai fanti-contadini dai fronti dei due conflitti e destinate ai congiunti, figli, mogli, genitori, fidanzate. E' un pervasivo e scarno lessico di famiglia e d'amore per il "paese", i suoi usi, pur nell'incertezza della grafia e nelle sgrammaticature; lessico, che declina con semplicità e chiarezza di linguaggio la durezza e la sofferenza della vita di trincea, il peso dei sacrifici da sostenere e gli incubi da patire per l'esposizione alla martellante artiglieria e ai bombardamenti delle truppe nemiche, ma anche l'intenso desiderio del ritorno nella natia Avella per riprendere la cura della "terra" e della famiglia; ed alcune "lettere" sono ... portatrici di offerte in denaro per far celebrare la Santa messa in questa o quella chiesa.
In realtà, le lettere e le cartoline postali del collage compongono un coro a più voci di quella grande e imprevista occasione di scrittura collettiva che maturò soprattutto negli anni della Grande guerra. Era la scrittura collettiva in lingua italiana che cominciava, sia pure stentatamente, ad atteggiarsi e a diffondersi attraverso la presenza sui territori delle scuole elementari statali, anche se circoscritta e limitata, come antidoto alle piaghe dell'analfabetismo e della schiavitù dell'ignoranza da cui era attraversato mediamente il 70 % della popolazione italiana, con picchi fino all' 80 nel Sud. Erano piaghe aggravate dalla plurale diversità - e chiusura- degli idiomi dialettali, chiusura e diversità, per le quali il veneto a stento comprendeva il linguaggio del siciliano, il napoletano quello del torinese, il ligure quello del romano e via seguendo. Ed è merito dell'autore aver recuperato questo...scrigno di comunicazioni epistolari, grazie anche alla collaborazione di comuni amici, tra cui Giovanni e Antonio D'Avanzo, figlio e nipote diretto di uno dei fanti-contadini immolato nella guerra del '39\45. E' lo scrigno che parla di emozioni, sentimenti, assilli, aspirazioni, preoccupazioni ... la cui schiettezza suscita sentimenti di commozione e reverenza dovuta, anche a distanza di un secolo o poco meno ...
A far da contrappunto alla schiettezza dei contenuti delle lettere e delle "cartoline" dai fronti di combattimento, c'è il capitolo dei documenti della retorica militarista - ricca di luoghi comuni- che salda le vicende della Grande guerra a quelle del Secondo conflitto mondiale. Sono tanti tasselli, che formano la ridondante mitografia della Patria, postulato altamente idealizzato ed enfatizzato in quei lontani anni, per quanto estraneo alla vita reale della gente comune, come i fanti-contadini. Un eloquente saggio è fornito dalla trascrizione dei discorsi e dai comunicati dei rappresentanti del locale notabilato filo-fascista nelle più disparate circostanze dell'ufficialità istituzionale.
Sono testimonianze di eccitata e mistificante verbosit à- e si lascia da parte una paludata composizione latineggiante che inneggia alla guerra - che fanno risaltare esaltanti slanci, ma anche e soprattutto la vuotaggine di idee, l'assenza d'autenticità. E sul tema, il discorso che segna il cerimoniale dell'inaugurazione del Parco della rimembranza, fa testo a sé, così come fanno da testi più che esplicativi dell'atmosfera sociale dominante il Credo del fascista, in cui si combinano... l' Ave Maria e il Padre nostro, o l' encomiastica "Ode" dell' Italico impero, proclamato con la conquista dell'Etiopia nel '36, o il "Contrasto in versi" tra la Lira - simbolo dell'Italia dell'autarchia, dopo le sanzioni inflitte dalla Società delle nazioni per l'aggressione compiuta verso la terra governata da Hailé Selassié - e la Sterlina, simbolo dell'Inghilterra plutocratica, la perfida Albione, oggetto degli implacabili e reiterati strali dell'oratoria mussoliniana. Una spazio particolare è riservato dall'autore all' Inno del Fascio giovanile di combattimento avellano, con versi di G. Costanzo e musica di A . Bernardo.
"Non soltanto sulla pietra" è un compiuto e proficuo contributo nella tessitura della micro-storia del territorio dell'area avellana. Un plauso per l'autore è doveroso.
Tele settecentesche, misteri, armature romane, filmati storici e foto di Bergamino, De Falco, Di Cecilia e Iadarola
C.S. - Vallata (Av) –12.08.2015 - Da mercoledì 12 e fino al 19 agosto a Vallata rivive il Venerdì Santo. Non la tradizionale e cinquecentenaria processione, bensì una mostra celebrativa dell'evento religioso e folcloristico che affonda le sue radici nel 1541, anno di conversione della locale comunità ebraica al cristianesimo.
"Ecce homo", la celebre frase rivolta da Ponzio Pilato ai Giudei nel mostrare il Cristo flagellato, è il titolo della mostra, un'esclamazione di forte impatto emotivo nel visitatore, un'espressione che ricorda il "mostrare".
Organizzato dal Comitato Venerdì Santo di Vallata, in collaborazione con la locale parrocchia, con il patrocinio del Comune di Vallata e il sostegno di alcuni sponsor privati, voluto per dare modo soprattutto agli emigranti vallatesi e ai turisti, che arrivano in questo mese, di poterne ammirare la grandiosità, l'evento prevede l'esposizione delle opere fotografiche di quattro selezionati fotografi che hanno immortalato la processione nell'ultimo lustro: Antonio Bergamino, Enzo De Falco, Mariano Di Cecilia e Federico Iadarola.
A fare da cornice, nella Sala Consiliare della Casa Municipale di Vallata, l'esposizione di alcuni misteri (oggetti raffiguranti la passione di Cristo) e di alcune tele settecentesche, che vengono portate da sempre in processione.
Ulteriormente suggestiva la parte espositiva delle preziose e ricche corazze e armature romane, con la presenza anche di qualcuna di più antica fattura. Allo stesso tempo sono proiettati filmati d'epoca (uno su tutti del 1954 di recente restauro).
L'opening il giorno 12 agosto, alle 18.00, con la presentazione dell'evento e la partecipazione dei fotografi, del sindaco, degli storici locali e del prete don Gerardo Ruberto.
La mostra è aperta tutte le sere dalle 18.00 alle 24.00 e nelle giornate di sabato 15 e domenica 16 anche in mattinata dalle 10.00 alle 13.00.
Sabato 8, invece, alle 17.30 l'evento collaterale di promozione della mostra: partendo dalla Chiesa Madre i visitatori scoprono storia e aneddoti del centro storico di Vallata guidati da uno storico locale, mentre il comitato, ripercorrendo il percorso tradizionale della processione,procede ad affiggere ai muri alcuni poster di foto d'epoca esattamente nel punto in cui furono scattate.
Approfondimenti
Comitato Venerdì Santo Vallata (AV)
Via Piazza di Sopra, 1 – 83059 Vallata (AV)
Web: https://venerdisanto.wordpress.com/
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Pagina Fb: https://www.facebook.com/venerdisantovallata
Twitter: https://twitter.com/VenerdSantoV
Tra le varie manifestazioni religiose irpine spicca per originalità la sacra rappresentazione del Volo dell'Angelo di Gesualdo. Servizio di Pietro Luciano.
22.08.2015 - Quest'anno ad arricchire di suggestione il rito, che da secoli si ripete in onore di San Vincenzo Ferreri, nel pomeriggio del 13 di Agosto c'è stata la SCELTA DEL NUOVO ANGELO. I piccoli candidati si sono cimentati nella Prova di coraggio alla Fune; il più coraggioso tra loro è stato scelto per la sacra rappresentazione prevista domenica 30 agosto., per la cronaca si chiama Isabella, al quale i Gesualdini rivolgeranno preghiere e speranze nell'auspicio di scacciare tutte le paure che riserva la vita e le insidie provenienti dal male.
A Gesualdo, la Sacra Rappresentazione del Volo dell'Angelo non è soltanto una celebrazione religiosa, ma rappresenta qualcosa che trascende il misticismo materializzandosi nelle più umane delle sensazioni. Ormai da secoli, lo scandire dei giorni dell'anno è segnato dall'attesa di questo rito che il Gesualdino vive come una decisiva resa dei conti dai cui esiti far dipendere fortuna o sventura, gioie o disgrazie.
Ogni anno, sul finire d'agosto, all'ombra del Castello e del Campanile della Chiesa, il bene e il male si confrontano in un duello davanti ad un popolo che freme nell'attesa di conoscere il suo destino.
Un angelo scende dal cielo per l'omaggio al taumaturgo San Vincenzo Ferreri ,ma il suo volo viene frenato da Lucifero che spunta dalle viscere della terra per sfidarlo. La lotta che ne segue è drammatica e cruenta.
Questa rappresentazione racchiude nella sua simbologia tutti gli intimi valori dell'umanità con tutte le sue paure e tutte le sue speranze.
Il significato antropologico del rito si materializza nella figura del bambino-angelo che vola al di sopra della gente, con l'identità locale che si riconosce in un'unica persona: un santo guerriero che combatte da solo, a nome di tutti, piccolo ma coraggioso, contro il male che si materializza nella figura del Demonio che insidia e che minaccia.
All'estrema suggestione umana e religiosa del rito si lega anche lo straordinario fascino della spettacolare rappresentazione scenica del Volo del Bambino-Angelo legato alla fune d'acciaio tesa tra il castello e il campanile per 100 metri ad un'altezza di 25 metri dalla sottostante Piazza.
PER TUTTE INFORMAZIONI E CURIOSITA' SUL VOLO DELL'ANGELO DI GESUALDO
http://prolocogesualdo.jimdo.com/volo-dell-angelo-festa-di-s-vincenzo-ferreri/
Concerto Rock Jazz Fusion del chitarrista di Peppino di Capri Adriano Guarino venerdì 7 e spettacolo di Peppe Barile "Verso il cielo è rivolto ogni tuo atto" l'8 agosto. Foto: Fonte Internet.
Lu.pi. – 10.08.2015 - Venerdì 7 agosto si è tenuto, nell'anfiteatro romano, il Concerto Rock Jazz Fusion del chitarrista di Peppino di Capri Adriano Guarino che ha presentato alcuni brani inediti del suo nuovo progetto con la collaborazione di G. Izzo alla batteria, M. Pelagalli al basso e P. Alfano alla tastiera.
Sabato 8 agosto, poi, chiusura della manifestazione con "Le parole Turchine" che hanno presentato Peppe Barile in "Verso il cielo è rivolto ogni tuo atto",ovvero Ipazia d'Alessandria di Laura Del Verme, con le musiche e le ambientazioni sonore di Lello Settembre e Daniele Sepe .Durata 40 minuti.
L'Associazione culturale "Le parole Turchine" che si pone come obbiettivo quello di progettare e divulgare eventi tesi a comunicare in maniera diversa senza rinunciare al rigore scientifico, il nostro patrimonio culturale e ad avvicinare, in forme più originali, un pubblico sempre più vasto e vario al mondo classico e alla storia del passato, aveva già presentato il lavoro della Del Verme, archeologa che da anni sperimenta in collaborazione con il Mibact percorsi di didattica dell'antico e di storytelling, presso il Nilo Museum shop di Napoli, lo scorso 16 ottobre 2014, nel corso di "Percorsi di libertà". E interprete eccezionale di questo "progetto" è Peppe Barile.
Affascina e seduce da secoli la figura di Ipazia d'Alessandria: matematica, astronoma, filosofa, ma soprattutto simbolo della libertà di pensiero. Quella scelta da Laura Del Verme è una Ipazia «martire del paganesimo» che utilizza i pensieri di un uomo cattolicissimo.
Alla fine delle due serate consueta apertura straordinaria serale dell'Anfiteatro dalle ore 22.00 alle 1.00 per "Percorsi di luce nei sotterranei".
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