Cultura e Spettacoli
BAIANO/ “IN VIAGGIO VERSO LA LIBERTA’”: LA CARBONERIA DELL’AREA NOLANA, MAZZINI, CATTANEO NEL ROMANZO DI ANNALISA ALFANO
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02 Gen 2014
- Scritto da E.S.
E.S. - 31.12.13 - Un lucido ed articolato prospetto interattivo, quello ch'é emerso nei locali del Circolo "L'INCONTRO" per la presentazione del romanzo storico "In viaggio verso la libertà" di Annalisa Alfano, pubblicato dalle edizioni ANANKE di Torino. Una scelta di metodo per ravvivare l'interesse e la partecipazione attiva del pubblico, la cui cospicua presenza ha superato le più rosee aspettative dei promotori dell'iniziativa, che fa parte del programma del sodalizio di via Luigi Napolitano, incentrato sulle tematiche de "Lo specchio e il territorio".
A delinearne l'apertura a tutt'arco, la lettura di passi selezionati del testo, espressivi dei momenti focali del racconto; lettura affidata alla fine e ben cadenzata dizione di Paola Miele, poetessa di schietta e fervida ispirazione, Diana Picciocchi e Michele Salapete, alternatisi- questi ultimi- nella cura delle appropriate sintonie musicali, con brani di opere classiche e tratti dal film "Pinocchio" di Comencini, mentre il filo conduttore era costituito dalle note dell' Inno di Mameli.
Il contrappunto della lettura testuale era dato dal dialogo con la giovane scrittrice, condotto da Gianni Amodeo. Una rivisitazione degli albori della Carboneria nell'area nolana, con le Baracche\Vendite di Cimitile e della città bruniana, nelle quali lievitarono quelle istanze di libertà intese in senso lato che ispirarono i Moti del 1820, di cui animatori ed artefici furono Morelli, Silvati e Minichini con il celebre "Squadrone sacro" di cavalleria, che, con poco più di cento carbonari da Nola "marciò" su Avellino, dopo aver superato le asprezze dell'alta quota del valico di Monteforte Irpino; Moti che si propagarono rapidamente in tutto il Sud, per subire poi lo scacco e la durezza della repressioni verso i protagonisti.
E dalla ricognizione sulla Carboneria, incubatrice del Risorgimento, vari gli squarci di riflessione sulla centralità del personaggio della trama, Antonio De Santis, di umili origini, medico "fattosi da sé" con grandi sacrifici personali e della famiglia, carbonaro della prima ora, approdato con convinzione alle idealità mazziniane. In parallelo con il protagonista c'è la figura del fratello Bartolo che nel 1860 ha combattuto contro l'esercito savoiardo. E' forte il legame che unisce i due fratelli; legame che nel romanzo apre il percorso sulle dure repressioni esercitate dallo Stato unitario nei confronti dei filo-borbonici, deportati nella fortezza di Fenestrelle, a duemila metri di altezza, nelle montagne piemontesi.
E' il percorso, su cui si innestano le pagine del brigantaggio, che da questione sociale, connessa con l'affrancamento dei contadini, dei fittavoli e pastori dalla condizione servile, promuovendone la crescita civile e l'elevazione economica – del tutto diverse e distinte dalle strumentalizzazioni borboniche e sanfediste, come dalla comune e patologica delinquenza predatoria- fu resa ed interpretata solo come questione criminale. Una interpretazione distorta della realtà, di cui è simbolica ed altamente significativa, pari a migliaia di altre, la testimonianza di vita di Carmine Donatello Crocco, la cui famiglia subì vessazioni di ogni genere per opera del "signorotto" e latifondista di Rionero Vulture. E le "carte" del processo a cui fu sottoposto fanno ben riflettere sulle falle dell'amministrazione della giustizia, quando è asservita al potere per il potere e alla bruta forza del potere stesso ammantato dai formalismi di legge, con le conseguenti applicazioni senza giustizia ed equità, come sempre è avvenuto da che mondo è mondo. Uno scenario, in cui si inseriscono tante figure femminili, indomite e coraggiose a rappresentare l'impegno e la forte volontà di emancipazione per essere partecipi di una società giusta ed umana. E le rappresenta la sensibile ed eclettica Eleonora, dalla fine e perspicace intelligenza, la moglie di Antonio De Santis.
Il viaggio compiuto in diligenza conduce Antonio De Santis da Napoli a Pisa. E' il 9 marzo del 1872. Accorre al capezzale di George Brown, ovvero Giuseppe Mazzini, che morirà il giorno successivo. Un atto d'amore e di dedizione verso colui che ha rappresentato la stella polare di ideali politici e di vita. Ma anche un cammino esistenziale e a ritroso verso il fallimento dei sogni di carbonaro, per un'Italia repubblicana e democratica. Un cammino in cui si ritrova Carlo Cattaneo, il vigoroso pensatore politico, ispiratore del federalismo democratico, quale chiave di volta per costruire la Nuova Italia: quel federalismo, il cui alimento civile era dato dalla circolazione delle conoscenze, del sapere tecnico-scientifico, dei fondamentali dell'economia, dell'afflato delle intelligenze, con cui si costruisce il progresso nel lavoro e nella libertà. E' sufficiente leggere le pagine del "Politecnico, per inquadrare il pensiero del protagonista delle Cinque di Milano del '48. E come Mazzini, condannato a morte dallo Stato unitario perché pericoloso e temuto "sovversivo", costretto a vivere esule sotto il falso nome di George Brown, anche Carlo Cattaneo sarà esule dall'Italia unita in terra Svizzera. La chiusa del romanzo è data dalle pagine evocative di Pinocchio e dell'autore Carlo Collodi. Il burattino di Mastro Geppetto che diventa bambino, così il Grillo parlante, metafora della coscienza, e la Fatina dei buoni e generosi sentimenti sono i personaggi simbolici di un'Italia tutta da modellare nel sistema socio-formativo. E' l'Italia attraversata dall'analfabetismo di massa, soprattutto nel Sud, sempre dominato dalle parassitismo dei latifondisti, mentre la generalità del clero ristagnava nel quietismo tradizionalista e dei privilegi che gli venivano riconosciuti e conferiti dalle strutture del potere.
Ad arricchire il discorso interattivo a più voci, il proficuo ed intenso dibattito, con i ben strutturati interventi del prof. Carmine Montella sui contenuti e sul linguaggio lineare usato da Annalisa Alfano, del prof. Michele Sorrentino sull'"attualizzazione" della "lezione" del passato rispetto al presente. Calzanti ed acute le riflessioni di Pasquale Gaglione sull'epopea dei Mille, troppo enfatizzata dalla retorica patriottarda, e di Andrea Ascione sul mito della Sirena Partenope, che illustra Napoli e la napoletanità come luoghi di universalità cosmopolita, per comporre una Nazione sui generis.