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IL FUNERALE DEL TRANS ANDREA QUINTERO ORGANIZZATO DALLA CHIESA E NON DA LUXURIA
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25 Gen 2014
- Scritto da Redazione
Dalla redazione di uccronline.it dell'11 gennaio 2014
A Roma un transessuale colombiano ammazzato a bastonate, come un cane, il suo corpo seppellito dopo 5 mesi perché non richiesto da nessuno. Chi si preoccupa del funerale (civile o religioso) o di una commemorazione?
Il sindaco mediaticamente gay-friendly Ignazio Marino? La miriade di associazioni LGBT? I politici omosessuali Grillini e Scalfarotto? Gli onnipresenti Vladimiro Luxuria e Paola Concia? Il Ministero delle Pari Opportunità? No, la Chiesa cattolica attraverso la Caritas.
E' la storia di Andrea Quintero, trans colombiano, con problemi di tossicodipendenza e senza fissa dimora, trovato morto la notte tra il 28 e il 29 luglio sul binario 10 della stazione Termini. La Caritas ha organizzato il funerale nella Chiesa del Gesù, il 28 dicembre scrso,celebrato da padre Giovanni La Manna, presidente del centro Astalli per i rifugiati ed Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma.
La bella iniziativa è purtroppo passata in secondo piano, molti hanno preferito concentrarsi sulla scelta di mons. Feroci di usare sempre il pronome femminile nei riguardi di Andrea durante l'Omelia. Secondo un moderatore del forum "Cattolici Romani", fonti interne alla Caritas romana avrebbero riferito che tale scelta è stata fatta perché lo stesso Andrea aveva esplicitamente chiesto agli operatori della Caritas, a cui si era rivolto per un aiuto, di chiamarlo al femminile indicando anche un preciso nome. Mons. Feroci ha dunque voluto rispettare questa precisa richiesta.
Questo non deve però confondere. Benedetto XVI ha sottolineato che «il lemma "gender" viene presentato come nuova filosofia della sessualità [...]. L'uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l'essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. [...]. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l'uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell'essenza del suo essere». Papa Francesco, ha a sua volta confermato che la visione della Chiesa «è quella del Libro della Genesi, dell'unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà, inoltre, riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale». Tuttavia, ha aggiunto, «la Chiesa si è già espressa perfettamente su questo [...]. Inoltre i giovani sanno perfettamente qual è la posizione della Chiesa! E la mia posizione è la stessa perché sono figlio della Chiesa». Per un vero rispetto ad Andrea e alla sua intima natura, noi abbiamo scelto di parlarne usando il pronome maschile.
Ma torniamo al funerale, osservando che la Chiesa accoglie tutti, ma continua ad indicare la strada giusta e quella sbagliata. E' sempre stato così, come già nel lontano 1986 spiegava l'omosessuale Gianni Vattimo a Vittorio Messori. Quest'ultimo, che lo ha intervistato ha ricordato: «mi ha detto – e l'intervista è pubblicata in un libro, "Inchiesta sul Cristianesimo" – che la sua omosessualità non c'entra nulla con la sua uscita dalla Chiesa. Anzi, dice che è grato per la comprensione che gli fu dimostrata, perché la Chiesa è severa dal pulpito, ma misericordiosa in confessionale». Lo testimonia oggi l'omosessuale Philippe Ariño quando spiega che «la Chiesa cattolica mi riconosce innanzitutto come persona e non mi chiede di negare l'esistenza del mio desiderio omosessuale, ma piuttosto di valorizzarlo offrendolo pienamente a Dio, che mi ha amato fin dall'inizio per quello che sono, con i miei punti di forza e di debolezza».
Senza dimenticare tanti altri omosessuali cattolici, come il noto Alfonso Signorini, che ha spiegato: «Essere cattolici e gay non è facile, non perché la chiesa non accolga i peccatori, Dio è accoglienza, è più mamma che papà. Ma è il fatto che ogni volta devi avere un confronto con il sacerdote che imbarazza sempre un po'». Perfino Nichi Vendola, leader di Sel, ha affermato: «E' stato forse più facile dire la mia omosessualità ai preti che al partito. Ho parlato della mia omosessualità con molti preti, con uomini e anche con donne di Chiesa. Non mi sono mai sentito rifiutato. Sono state anzi interlocuzioni belle, profonde. La Chiesa è un universo ricchissimo e complicato, non riducibile a nessuna delle categorie politiche che usa la cronaca».
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