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Angolo Opinioni

NAPULE E’

La dolorosa e infausta notizia che un ragazzo di 15 anni, alle 5 di ieri mattina è rimasto ucciso a Napoli, in circostanze non chiare, durante una sparatoria causata, nella zona di Santa Lucia, a quanto pare, a seguito di un tentativo di rapina nei confronti di un carabiniere in borghese, da un colpo di pistola esploso da quest’ultimo, dopo un’inutile corsa all’Ospedale dei Pellegrini, il cui Pronto Soccorso è stato, successivamente, devastato dai familiari della vittima mi riporta, come una macchina del tempo, a questo articolo, da me scritto, per il giornale telematico GOLEM, esattamente SEI anni fa, il 3 MARZO 2014, che, con i dovuti aggiornamenti, oggi ripropongo.

 

 

napoliAlberto Liguoro - 01-03-2020 - Eduardo De Falco, pizzaiolo di Casalnuovo (Na) si è suicidato il 20 febbraio 2014, per una multa di 2000 € che non era in grado di pagare, inflitta perché sua moglie lo aiutava nel negozio, senza essere regolarmente assunta.

Al momento della verifica, sua moglie si era inginocchiata di fronte ai “solerti” esattori che però… la legge è legge… il dovere innanzitutto… si sono rivelati INFLESSIBILI.

Immediatamente dopo la suddetta notizia, un’altra è stata data dal Telegiornale: “Il 50% dei NAPOLETANI non paga le multe ed evade il FISCO”.

Questa è la situazione. Questo è lo stato dell’arte a Napoli. «L’80% non fa il biglietto su treni, autobus, metropolitane, circumvesuviana, circumflegrea, tram» … aggiungerei… «tanto che, in alcune stazioni, lasciano aperti i varchi per evitare, almeno, che vengano scardinati. Contravvenzioni stradali e parcheggi non ne parliamo proprio. I parcheggiatori abusivi, maestri nei “cavalli di ritorno”, chi ci è capitato sa di che cosa sto parlando, sono i veri PADRONI della CITTA’».

Questo scrivevo 6 ANNI FA, e ancora oggi è così.

La morte violenta del giovanissimo Ugo, nelle prime ore di oggi I marzo, fa seguito alla morte, da definirsi “accidentale”, in mancanza di altre comunicazioni, dell’altro giovanissimo Guglielmo, il 12 febbraio u.s. precipitando da un muretto in zona Aniello Falcone.

E allora? Sorgono spontanee, come si suol dire, una domanda (anzi due) e una riflessione:

La domanda è: CHE COSA C’E’ SOTTO?

In una città come quella sopra descritta, le chiavi di lettura dei tragici episodi di Eduardo, di Ugo e di Guglielmo, molto diversi tra loro, ma identici nell’evidenziare un malessere profondo che attanaglia soprattutto i giovani a Napoli, e non da oggi, ma da un tempo indefinito, come dimostrano i 6 anni passati come se fossero 6 giorni, che affonda le sue radici in una storia drammatica e tormentata, ma mai ingenerosa e inconsistente, sono molteplici: erano stati mandati i verificatori dal pizzaiolo, da qualche concorrente o nemico “ammanicato”? Dalla camorra alla quale lui si rifiutava di pagare il “pizzo”, o non poteva? Erano loro stessi, i pubblici ufficiali, conniventi con la criminalità organizzata ed operavano di concerto, contro il “ribelle”? Era lui troppo debole, esposto, per i molti guai in una città metropolitana (la Grande Ammalata è sempre Napoli) senza lavoro, senza prospettive, divorata dalla macro e microdelinquenza, e si è trovato in una situazione di esasperazione e di eccessiva emotività? Così non ha saputo reagire di fronte ai suddetti pubblici ufficiali che avrebbero anche chiuso un occhio, se non tutti e due, se fosse stato più convincente o… più disponibile? E quali sono le VERE CIRCOSTANZE che hanno spezzato le gioventù di Guglielmo e di Ugo, come se fossero fragili grissini?

TUTTO si può DIRE, ma non resta NULLA.

Resta solo il grande senso di misericordia e di commozione per le vittime, per i familiari, per tutto quanto è accaduto; e di profondo sconforto per tutto quello che sta accadendo alla bella Napoli, che ha sempre incantato il Mondo.

E’ una città che conosco bene. E’ e sempre sarà la mia città. Per questo posso spingermi così avanti.

L’altra domanda è: quelli che un giorno sì e un giorno pure, se la prendono con le Istituzioni, con il Governo (quale esso sia), la Magistratura, De Magistris, ecc. perché vorrebbero più investimenti, più spese, più lavoro per la cittadinanza, più giustizia, più attenzione, saranno gli stessi che non pagano il biglietto sui mezzi pubblici, ma pagano, in compenso, “mazzette” varie?

Ed oggi, tutto questo sembra accantonato, messo in disparte, di fronte alla priorità del CORONAVIRUS. Ma il vero CORONAVIRUS è questo; la vera PRIORITA’ è questa!

Come riuscire a COMPRENDERLO fino in fondo e farlo CAPIRE fino in fondo?

RIFLESSIONE: Pare proprio che una città messa così, non sia più in grado di individuare i propri bisogni, le proprie priorità, formulare le necessarie scelte; che possa solo piangersi e parlarsi addosso; lamentarsi, dare la colpa agli altri; trovare nello sfogo la propria assoluzione; chiudersi in separati gusci: 

Quartieri come Chiaia o Posillipo slogan = PERISCA pure il MONDO, il FISCO, la RACCOLTA DIFFERENZIATA e il SERVIZIO SANITARIO, purché “CI SALVIAMO NOI”; 

Scampia, Forcella ecc. = PERISCA POGGIOREALE, la MAGISTRATURA, POLIZIA, ASSISTENTI, SECONDINI, tutta la LEGALITA’ (avvocati compresi), basta che si salva la PARANZA;

Fuorigrotta, Vomero ecc. = “NIENTE, NOI STIAMO a GUARDARE”

Spaccanapoli, Quartieri Spagnoli ecc.? = solo “NIENTE”. Tanto non esistono neanche; non si sa niente di loro; né chi sono, né quanti sono. Che cosa possiamo immaginare più di “NIENTE”?

Allo stesso modo, è spezzettato in separati gusci tutto l’hinterland, compresa la sventurata, incredibile “Terra dei Fuochi”, che si è sentita dire “morirete tutti!” da un pezzo da 90 della Criminalità Organizzata e, solo in modo alquanto blando, ha reagito.

Tutto questo è condito da vecchie atmosfere (false), vecchie canzoni (bellissime, ma che, buttate così, nella mischia, suonano false), vecchi aneddoti, vecchi detti (falsi o manipolati): quella che normalmente viene definita la NAPOLETANITA’ = sopore, nirvana, dissuasione da qualsiasi anelito di riscossa; ma il guaio peggiore è che i Napoletani non se ne accorgono o non danno peso a queste cose, tutti o quasi (in quel “quasi” forse ci salviamo).

Non si può governare SENZA SOLDI; non si possono produrre soldi, generare ricchezza, SENZA GOVERNO, nel senso, soprattutto, di GOVERNO degli eventi, delle situazioni, delle emergenze, della vita civile dei cittadini.

E’ il “serpente che si mangia la coda”. Ecco questo dovrebbe essere il nuovo EMBLEMA della Città; non più la sirena Partenope, ma il serpente Uroboro. Il che potrebbe essere letto anche in chiave di speranza e di ottimismo, per quanto dirò.

COME SE NE ESCE?

E chi lo sa! Forse non se ne esce affatto; è certo solo che, in bonam partem, va considerato semplicemente UTOPISTICO pensare che un qualche Amministratore della Città, con un colpo di bacchetta magica, potrebbe uscirne; per cui sarebbe giusto, ad esempio, dare addosso a un De Magistris, per non essere stato lui l’ARTEFICE MAGICO.

In malam partem, chi parla mugugnando sa bene tutto, e ricorre semplicemente ad un ALIBI POLITICO per portare acqua alla Destra neofascista e populista, tanto gradita solo a chi ha PRIVILEGI, e, per dirlo senza mezzi termini, SE NE FOTTE del MONDO INTERO.

MOLTI ritengono (e forse con buona dose di ragione) che siamo ormai al FINALE INOLTRATO di una GRANDISSIMA CIVILTA’ che ha esaurito il suo ciclo, e va, quindi, ad ESTINGUERSI. E, con tutta probabilità, questa previsione, abbastanza scontata, non riguarda solo Napoli.

Nulla di strano! Gli Assiri, come i Babilonesi, gli Ittiti, gli Egizi, gli stessi Andalusi, non sono stati forse PORTATORI di GRANDISSIME CIVILTA’? E poi ….spariti.

Il difficile è andarlo a dire a chi c’è dentro. E chi se la sente?

E’ doloroso, è rifiutato e inaccettabile questo.

Come vivevano quelli che si sono trovati a vivere allo spartiacque tra la Caduta dell’Impero Romano e l’Alto Medio Evo?

Beh… non proprio tutti se la passavano male, a quanto pare, qualcuno viveva bene, c’era addirittura chi aveva migliorato la qualità della propria vita.

Ma… nulla di consolatorio qui. Voglio andare, invece, a recuperare una parola buona:

Se è il serpente che si mangia la coda, Napoli, come Uroboro, si rigenererà, e quindi, se siamo alla fine di una Civiltà, siamo anche all’inizio di un’altra; se il bicchiere è mezzo vuoto, è anche mezzo pieno.

Ma non vale dire: a Napoli, come altrove, si VIVE e si MUORE.

Bisogna trovare un altro sistema, il modo di imboccare una nuova strada, abbeverarsi ad una NUOVA FONTE.

Facilità e immediatezza? NO!

Difficoltà e lunga scadenza. Ma bisogna avere un PROGRAMMA, elaborare un PROGETTO.

Con John Turturro, concludoci sono tante città, in giro per il Mondo, dove puoi andare anche una sola volta, e poi… c’è Napoli”.