Lun10142024

autonoleggio

Seguici su ...

facebook 5121

Back Sei qui: Home Economia e Finanza Lavoro

Economia e Finanza

Lavoratori Fiat in cig scrivono a Elkann e a Marchionne

Elkman e MarchionneNola - 12.04.2014 - I lavoratori del reparto logistico di Nola della Fiat hanno scritto a Elkann e a Marchionne per chiedere i contratti di solidarietà e chiedono di tornare a Pomigliano dopo quasi cinque anni di cig a Nola, perché, il prossimo luglio scadrà la cassa integrazione.Intanto stanno raccogliendo firme ed adesioni tra i colleghi.
Questa la lettera aperta scritta al presidente della Fiat e all'amministratore delegato del LingottoMarchionne: "Noi vogliamo lavorare sappiamo fare bene le automobili, come abbiamo sempre fatto, e vorremmo continuare a farne. Il lavoro, nel rispetto dei nostri diritti, non ci ha mai fatto paura. Di questo viviamo, e non possiamo permetterci di perderlo, per questo vi chiediamo di rientrare a Pomigliano.
Oggi dopo l'accordo siglato tra Fiat e organizzazioni sindacali con il ricorso ai contratti di solidarietà per 1948 lavoratori di Pomigliano, che ignora completamente i 316 lavoratori emarginati a Nola, perplessità e timori sono predominanti".
Nella lettera, inoltre, i lavoratori ricordano che, dal loro trasferimento forzato al polo logistico di Nola, hanno atteso invano che si realizzasse il grande sogno di integrazione industriale e culturale che era stato promesso. Ricordano,poi, che il reparto di Nola era stato creato per costituire un polo di eccellenza a servizio principalmente degli stabilimenti di Pomigliano, Cassino e Melfi.
"Tutto ciò non si è mai verificatoscrivono concludendo - anzi, tutti gli stabilimenti menzionati sono forniti di un proprio polo logistico indipendente da noi. A Nola in questi anni non si è mai svolta una vera lavorazione logistica, ma semplicemente piccole operazioni che non hanno avuto nulla a che fare con la reale produzione degli stabilimenti. Ora non si capisce il perché noi lavoratori siamo attualmente ignorati e posti forzosamente fuori dallo stabilimento; ciò amplia i dubbi su una eventuale discriminazione nei confronti dei lavoratori delocalizzati a Nola".