Economia e Finanza
Sarno, operai barricati nella centrale dicono no ai licenziamenti
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17 Mag 2014
- Scritto da Redazione
Gli operari occupano la centrale e invitano la Regione a integrare la delibera 172.
17.05.2014 - Operai si barricano nella centrale dell'acqua di Sarno contro i licenziamenti e la Gori non riesce a prendere possesso dell'impianto. "Da qui non ce ne andremo fino a quando non ci diranno che saremo riammessi al lavoro. Vogliamo un preciso impegno scritto. Basta con le chiacchiere". Sono arrabbiati gli operai che di chiacchiere finora ne hanno sentite tante.
Il licenziamento è arrivato dopo che la ditta P.G. Costruzioni, che gestiva l'impianto, è stata colpita da interdittiva antimafia. Un atto dovuto che, però, pesa sulla testa dei lavoratori che devono fare i conti con quella assurda delibera 172, sottoscritta dalla Regione Campania nel 2013, che non ha previsto la salvaguardia dei posti di lavoro, ma soltanto il trasferimento delle opere.
Per questo, la Gori, facendo leva su questo accordo, non è affatto intenzionata a prendersi i lavoratori. Una situazione questa che incombe anche sugli altri impianti dell'acqua, mettendo a repentaglio il lavoro di ben duecento operai, che rischiano di finire per strada. Infatti, sono nella stessa situazione gli operai degli impianti di Santa Maria La Foce, Cercola, Angri, Nola e altri ancora dell'Ato3.
Se subentrerà il gestore Gori i lavoratori storici, che si occupavano degli impianti, saranno pertanto icenziati per far fronte agli esuberi. "L'ente indebitato con la Regione Campania per 283 milioni di euro ha personale in surplus che intenderebbe spalmare sulle centrali del ciclo integrato delle acque". A denunciarlo sono gli operai. A sostenere la loro vertenza le sigle sindacali di Cgil, Cisl, Femca con il sindacalista Ferraioli.
"Il problema è politico. Si sta facendo il balletto delle responsabilità. La Regione – denuncia Ferraioli - cosa aspetta la Regione a stilare un nuova delibera per impegnare il gestore ad assumere il personale?". Ci va giù duro anche il sindacalista Giovanni De Stefano:" Nessuno fa gli interessi degli operai, la finissero con le farse".
Intanto arriva la polizia per invitare gli operai alla calma, mentre un esponente della questura cerca di dialogare con loro per dissuaderli a non protestare durante il passaggio del Giro d'Italia ed evitare problemi di ordine pubblico. La tensione è alle stelle, ma gli operai sono ragionevoli e forse anche stanchi, a causa del sole che picchia in testa. Sono lì dalle sei e ogni minuto squillano i loro telefonini. I familiari vogliono sapere come procede la situazione. Gli operai spiegano e imprecano. "Non sappiamo niente, proprio niente. Sappiamo solo che da oggi siamo senza un lavoro".
Cresce la tensione. Intanto arriva la telefonata che tutti attendevano. Alle 16 è stato convocato un vertice in prefettura e viene concessa la proroga di un altro mese. L' entusiasmo, però, subito si smorza, considerato che fra 30 giorni la situazione si ripresenterà di nuovo, se la Regione non integra la delibera 172, prevedendo anche la salvaguardia dei quadri occupazionali. Non si possono mandare a casa padri di famiglia, così, su due piedi., è contro il dettato costituzionale. La Costituzione dice che: il lavoro è dignità.
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