I CAVALIERI PERDUTI DEL MUSEO DI CAPUA

Flash di storia sulle lastre campane dipinte ad affresco: Il bombardamento del 1943, le opere perdute, la lastra campana copiata a mano da un disegnatore. Da una didascalia di Carlo Rescigno su facebook.

800px Palazzo antignano via roma .sede Museo CampanoL.P. - Nel #MuseoCampano, fondato dal Canonico Gabriele Iannelli nel 1870 ed inaugurato nel 1874, definito da Amedeo Maiuri “il più significativo della civiltà italica della Campania”, regione a cui Capua ha dato il nome. erano raccolte molte lastre dipinte ad affresco che provenivano dalla necropoli di Capua, databili tra il IV e il III secolo a.C.

In questo periodo, nella città campana, infatti, il compito di celebrare le famiglie più importanti nel momento del più tragico commiato era affidato ai racconti di cavalieri e dame.

800px Frammento di affresco di Epoca SannitaPurtroppo, il terribile bombardamento degli anglo-americani del 9 novembre 1943 non risparmiò il Museo Campano, con sede nel centro storico di Capua nel quattocentesco Palazzo Antignano in seguito ampliato fino a comprendere il settecentesco ex monastero della Concezione. e tutto ciò che non fu possibile portare al sicuro altrove, chiuso in casse di legno, andò perduto.

Questa sorte ebbero anche le pitture campane, di cui, oggi, sopravvive solo qualche sparuto frammento.

Cavaliere lastra dipinta del IV III sec. a. C. 117757500 163399498653248 6526993435358469755 oUna delle lastre più belle, per fortuna, prima di essere distrutta dalla esplosione, era stata copiata dalla mano di un disegnatore esperto, firma in calce G. Fiorentino, che la rifinì in tutti i suoi dettagli con il colore.

A distanza di secoli la storia dell’antico cavaliere campano ci raggiunge così per raccontarci del suo ritorno vittorioso dalla guerra e del suo orgoglio di cavaliere: sulla veste bianca ricamata indossa un cinturone di bronzo, insegna del suo ruolo, e porta ancora un corto mantello variopinto; ha il volto tinto di rosso in segno di vittoria e calza un elmo dal bel pennacchio; alla caviglia porta il pungolo per spronare il cavallo, che, bardato, procede al trotto.

Grazie a questo disegnatore, la voce del passato, che aveva superato tanti secoli, riemerge dalle macerie della guerra e ci racconta ancora di opere del Museo Campano che non esistono più.