Somma Vesuviana / 25 Aprile: Ricordo della vittima civile Ciro Giannoli
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- Scritto da Alessandro Masulli
Nel Giorno della Liberazione è doveroso ricordare che la Città fu teatro di stragi commessi dall’esercito tedesco in ritirata. La signora Carmela Alvino, figlia di Maddalena Giannoli e nipote del compianto Ciro Giannoli, ricostruisce la vita di suo zio, che morì il 1 ottobre 1943. Servizio di Alessandro Masulli, pubblicato il 24 Aprile 2020 su ilmediano.it
Ciro Giannoli nacque a San Giovanni a Teduccio, quartiere autonomo dell’area orientale di Napoli, il 20 aprile del 1913, da Salvatore e Anna Campagna. Dopo le scuole elementari, frequentò nel suo quartiere la Scuola di Avviamento Professionale “Luigi Petriccione”. Scopo dell’istituto, fondato nel 1885, era l’istruzione e la preparazione dei giovani alle specializzazioni lavorative, e ciò con evidente beneficio alla cittadinanza dell’area di San Giovanni a Teduccio.
Ciro frequentò, pure, un anno all’Istituto Industriale, ma l’11 giugno del 1928 fu assunto dalla Società Meccanica La Precisa con la qualifica di operaio specifico. La società, ubicata a Napoli, si occupava della costruzione degli apparecchi radio FADA. Siamo alla metà degli anni ’30 del Novecento e il regime autarchico impediva l’importazione diretta di prodotti finiti e componenti dall’estero. Nel 1935, il giovane partì per l’Africa settentrionale, diretto in Libia, ma, dopo breve tempo, fece ritorno in Patria.
Nel 1943, la città di Napoli iniziò a subire continui bombardamenti. Circa 181 i raid aerei e un numero di morti stimato tra le 20.000 e le 25.000 persone, in gran parte tra la popolazione civile. La famiglia Giannoli fu costretta a sfollare e a trovare ospitalità a Somma Vesuviana, presso la villa Di Lorenzo. Il nucleo familiare di Ciro, all’epoca, era composto dai genitori, dalla sorella Concetta con il marito Giovanni Di Guido, e dalla sorella minore Maddalena.
Il primo ottobre 1943 fu la giornata più lunga e orribile di Somma Vesuviana; dopo le memorabili quattro giornate di Napoli, i Tedeschi, in ritirata strategica da Napoli – Ponticelli, lasciarono ovunque lutti e rovine. Durante la ritirata, due tedeschi si diressero verso la villa della famiglia Di Lorenzo, ubicata sulla Toppa, via San Pietro, fuori a Porta Terra al Casamale.
I Di Lorenzo e la famiglia Giannoli, intanto, si erano barricati all’interno. I tedeschi cercarono di forzare il portone con il calcio dei fucili, mentre Giuseppe e Gennaro Di Lorenzo avevano già spolverato le loro doppiette calibro sedici, caricandole con pallettoni. Giuseppe, che era in compagnia dell’amico Pietro Merone, si separò da lui alla prima sventagliata di mitra. Merone cercò subito la via di fuga, appendendosi ad un muro di contenimento della villa che si affacciava sul lagno Cavone, ma, ferito alle mani, fu soccorso da Donna Vincenzina Tuorto con una coperta. Intanto uno dei due tedeschi, seguendo la via di fuga del Merone, arrivò nel giardino della villa Di Lorenzo e, dal viale centrale, fece partire una raffica di mitra in direzione del pollaio, ammazzando sul colpo il giovane Ciro. Il registro cimiteriale attesta che determinante fu un colpo alla gola. Il padre Salvatore e il cognato Giovanni Di Guido, invece, furono feriti. Gennaro Di Lorenzo, intanto, dalla casa di fronte, reagì subito al fuoco, mentre Giuseppe aggirò il tedesco, appostandosi dietro il muretto del pollaio e, con una azione energica, lo sorprese alle spalle, ammazzandolo con il suo calibro sedici. Al tedesco morto gli portarono via elmo e mitra. La salma di Giannoli, poi, fu sistemata in una camera della villa Di Lorenzo.
Il triste episodio, testimoniato da tale Luigi Sodano, fu riportato nella rivista Summana n°56 in un articolo dell’appassionato storico Angelo Di Mauro, che ricorda che la salma di Ciro fu interrata, in un primo momento, nel cimitero cittadino di Somma. Poi, due anni dopo, nel 1945, su disposizione prefettizia, i resti furono esumati e traslati nella cappella di famiglia nel cimitero di San Giovanni a Teduccio, dove attualmente riposano.
I lutti in famiglia, purtroppo, continuarono, ricorda la nipote Carmela, perché, nei mesi successivi Concetta, la sorella maggiore di Ciro, in dolce attesa, dopo aver partorito prematuramente una bambina, cui era stato dato il nome di Ciretta in onore allo zio scomparso, la vide morire, pochi giorni dopo, tra le sue braccia.
Per la morte di Ciro Giannoli non ci fu nessun riconoscimento governativo. L’ unica soddisfazione arrivò dalla ditta La Precisa, che riconoscente verso il defunto, assunse la sorella Maddalena, il cognato Giovanni e il padre Salvatore.