Pagine di Storia Avellana 1: Cronaca di un'amara e triste vicenda del 29 Aprile 1917

Assaltano, devastano ed incendiano il Comune. Ricerca di Nicola Montanile. Prima Parte.

Stazione della Circumvesuviana Avella SperoneDomenica 29 Aprile del 1917 - nel mio testo “Non soltanto sulla pietra”, a pagina 33, nell’appendice titolata “Un'amara e triste storia”, per un errore tipografico, si riporta il 17 –, alle ore 18.00, al grido "Vogliamo il grano", "Vogliamo il calmiere", "Abbasso il sindaco", ci fu una rivolta, che ebbe come mira la sede municipale. Furono rotte le porte, le finestre, i vetri ed oggetti vari; furono incendiati i Registri dello Stato Civile dei Nati, dei Matrimoni e dei Morti, oltre a documenti di certificazione varia e di cassa.

Tutto ebbe inizio, quando, donne di età compresa tra i diciotto e i cinquant'anni, a cui si aggiunsero degli uomini, partite dai rispettivi quartieri, si diressero alla Stazione della Circumvesuviana, per aspettare l'arrivo del treno da Napoli, su cui viaggiava, in quanto in ferie, ma dimorante ad Avella, in Corso Vittorio Emanuele, il sindaco Amerigo Pescione, nato a Catanzaro il 28 dicembre 1868 da Raffaele e Lavinia Pertosa e morto a Napoli il 6 luglio 1918.

Avella Piazza Municipio inizi 900Le donne, deluse, perché il primo cittadino non arrivò, era stato probabilmente avvisato che “correvano cattive acque”, si diressero al Comune in Piazza Municipio, dove, a poco a poco il numero delle persone aumentò sino ad arrivare a circa settecento, anche perché alcune erano in piazza per ritirare la posta proveniente dal Fronte (Grande Guerra), essendo l'Ufficio Postale e il Circolo Sociale ubicati nei locali municipali.

A cercare di fermare la folla inferocita fu l'avv. Giuseppe Biancardi, nato in Via Purgatorio, il 6 marzo 1888, da Andrea e Maria Pignatelli, e deceduto, il 14 febbraio 1936, in via Carmignani, (in seguito, ricoprirà anche la carica di Podestà), che si trovava nel su menzionato ritrovo sociale. Secondo la sua testimonianza, erano circa quaranta donne presenti.

Giuseppe Biancardi img 0002 2Il Biancardi, quando vide che incominciarono a lanciargli pietre e ogni sorte di materiale, ritenne opportuno ritirarsi, catapultandosi nel giardino del Palazzo Maiella, oggi Fazio, e di poi, passando in quello della famiglia Guerriero/Bevilacqua, si trovò in Viale San Giovanni, a quei tempi conosciuta come Via San Giovanni. 

Nel verbale di ispezione, fatto il giorno dopo, in data 30, alle ore 18.00, dall'avv. Tecce Camillo, Pretore del Mandamento di Baiano, assistito dal Segretario comunale, sig. Alfredo Borselli, venivano evidenziati gravissimi danni alla sede municipale, e il locale maggiormente colpito, ovviamente, era l'Ufficio dello Stato Civile

Piazza Municipio Comune vecchio con lapidi. Anni 20 CopiaScattò subitamente il mandato di arresto con l'accusa di "Istigazione a delinquere, di cui l'art. 246 del Cod. Penale, per aver spinto all'inizio e durante la dimostrazione al danneggiamento profferendo, ad alta voce, frasi che consigliavano a bruciare, saccheggiare e distruggere, ritenendo ciò l'unico mezzo per ottenere il grano".

Vennero arrestate: 1° Masi Maria di Giacomo; 2° D'avanzo Maria Grazia di Giuseppe; 3° D'Avanzo Giuseppina di Giuseppe; 4° Nappi Giovannina di Francesco; 5° Canonico Girolama di Martino; 6° Bizzarro Angelina di Nicola; 7° Palmieri Filomena di Pellegrino; 8° Vetrano Anna di Antonio; 9° Montanile Filomena di Arcangelo; 10° Sorriento M. Antonia fu Saverio; 11° Gaglione Francesca di Salvatore; 12° Vittoria Carmela di Michele; 13° Pecchia Lucia di Aniello; 14° Napolitano Rosa di Aniello; 15° Pedalino Grazia di Antonio; 16° Lombardi Marianna fu Francesco; 17° Noviello Carmela di Giovanni; 18° Sivestri Giovanna fu Antonio; 19° Nappi Maria di Aniello; 20° Caruso Antonetta di Elia; 21° Caruso Carmina fu Domenico; 22° D'Avanzo Rosa di Giuseppe; 23° Napolitano Ma Carmina di Domenico; 24° Napolitano Michela di Gennaro; 25° Rocco Gaetana di Francesco; 26° Noviello Teresa fu Antonio; 27° Noviello Clementina fu Antonio; 28° Palazzo BorrelliBorrelli Francesca di Sabato; 29° Caruso Carmela di Elia; e a continuare gli uomini: 30° Belloisi Domenico fu Giovanni; 31° Biffetti Pasquale; 32° Napolitano Gennaro fu Salvatore; 33° Bizzarro Sebastiano fu Domenico; 34° Sapio Vincenzo fu Natale; 35° D'Avella Francesco di Francesco; 36° Napolitano Giuseppe di Vincenzo; 37° Maiella Michele fu Michele; 38° Gaglione Francesco fu Elia; e, infine, altre due donne: 39° Mazzara Giuseppa di Francesco; 40° Sorriento Domenica fu Cesare. 

All'accusa di istigazione fece seguito, anche, solo per nove di esse, quella di "Violenza e resistenza all'Autorità, di cui l'art° 187 C. P., i sottonomati per avere offerto resistenza, circondando agenti di forza pubblica, mentre altri dimostranti compivano danneggiamenti".

Inoltre il verbale metteva in risalto che Montanile Filomena di Arcangelo gettava dalle finestre del Corso Vittorio Emanuele e Mulino Albano in fondo 1Municipio, sulla piazza, registri e suppellettili, mentre Fusco Angelina di Andrea, con una piccola zappa, tentava di scassinare la porta del magazzino di Albano Felice, proprietario del Mulino.

Per le altre donne ci furono ancora altri capi di imputazione; venivano chiamati a testimoniare coloro che avevano assistito ai fatti.

Infine, e non alla fine, le parti lese furono D'Avanzo Eduardo fu Martino, nipote del Cardinale Bartolomeo sia perché assessore, sia poiché il palazzo dove gli Albano avevano il Mulino, inizialmente, era di loro proprietà, e di conseguenza anche Felice Albano di Pasquale; mentre 1 Piazza Municipio Comune e a destra Palazzo NOE 5 Copiale parti lese con obbligo furono il sindaco Amerigo Pescione, unitamente alle sorelle Maria ed Orsola Ferrara fu Aniello.

In effetti le germane vennero offese poiché erano intervenute per far desistere due donne a bruciare i registri, fattaccio che avveniva sotto i loro occhi, in quanto l'Ufficio dello Stato Civile, si affacciava sul tratto di Corso Vittorio Emanuele dove era la loro abitazione, ossia il Palazzo De Falco Noè, il cui nome divenne uno "stortanomm", e la citata Maria era sua moglie.