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QUANDO LA "SPAGNOLA" COLPI' ANCHE AVELLA

Corsi e ricorsi storici di pandemie che hanno decimato gli uomini, che non hanno imparato ancora nulla, o quasi, da questi avvenimenti.

 

Influenza Spagnola maxresdefaultNicola Montanile - 20.04.2020 - E', indubbiamente, un anno, non all'insegna di "Festa, Farina e Forca", ma di "Non Festa, Coranavirus, Mascherine", con la consapevolezza che si deve ancora restare a casa ed il senso, ci si augura, di responsabilità ed il prometterci di essere più caritatevoli e a pensare che le pandemie ci sono sempre state e lo si è appreso da emeriti scrittori, quale Boccaccio nel suo “Decamerone”, il Manzoni nei “Promessi Sposi” e tanti altri.

Epidemie che hanno fatto più danni delle guerre, come la “Spagnola” che uccise, più soldati e persone che la Prima Guerra Mondiale.

s l400 CopiaAnche il Baianese-Alto Clanio ne fu coinvolto e avellani, un poco più stagionati, raccontano che, quando i morti venivano caricati su di un carretto per essere sepolti nel cimitero, che era stato costruito nel 1841 e che era alle spalle del Castello, accadeva che, facendo la ripida salita di via Farrio, i cadaveri, i mezzi vivi o i morti cadevano dal carretto e subito gli addetti li ricaricavano come se fossero sacchetti di spazzatura.

La peste colpì anche Sperone e gli abitanti di questo attivo centro basso irpino, che vennero miracolati grazie all’intervento di Sant’Elia, lo elessero a patrono; così fecero pure i cittadini di Baiano con Santo Stefano per il vaiolo e quelli di Avella per S. Sebastiano, secondo alcuni, per il colera, altri per la stessa peste.

S.ELIA Profeta Protettore di SperoneS. Stefano Immaginetta imagesFJ6514ZCSan Sebastiano 3C’era bisogna del coronavirus per comprendere che la nostra vita, come affermava, Emilio Cacchi, “… è un filo di seta sospeso in un gioco di rasoi”, per cui alle persone su menzionate è d’uopo ricordare che la vita non ha una seconda edizione che ti permetterebbe di correggere le bozze.

Allora quest’anno è stato triste constatare l’aborto delle nostre radici, fatte di cose semplici, quali il portare da parte delle le figlie il canisto  ('O canisto) alle mamme, delle nuore alle suocere; celebrare la settimana Santa, la rappresentazione della Passione di Cristo, il Lunedì in Albis, il sepolcro  (‘O sabburco), la processione delle Palme (degli Ulivi); fare i casatielli, con l’uovo, che è simbolo di vita, e tante altre “radici” che sarebbe lungo da menzionare.

Peste di Milano 113208095 cf358289 693e 43b1 becb ea076bf77fe5La vita è breve, ma non ci accorgiamo che facciamo di tutto per renderla tale, non impariamo le lezioni, forse perché distratti, menefreghisti, superficiali, furbi, egoisti, sciacalli, assetati di potere, e gli esempi più tangibili sono le vicende dei su menzionati morbi, tra cui la Peste e la Spagnola.

La peste, scoppiata a Milano, tra il 1629 e 1633, finì per colpire anche diverse zone dell’Italia Meridionale, come sopra accennato.

In effetti, accadde che i potenti del potere temporale e, ancor più grave, di quello spirituale, all’inizio del propagarsi del pericoloso morbo, non gli prestarono un minimo di attenzione ed importanza; anzi affrontarono il problema con molta superficialità.

PesteTale superficialità si manifestò con l’escludere che la peste fosse giunta nel nostro paese, attraverso i Lanzichenecchi, soldati di ventura germanici, che, tra l’altro, commisero ogni sorte di sciacallaggio; col non dare ascolto a stimati medici come Ludovico Settala; col ritenerla una semplice febbre maligna o pestilente e, che, comunque, la guerra, in corso, era più importante; con la grande festa che il Governatore Spinola, non curandosi del decreto emesso, diede per la nascita di figlio del Re Filippo IV, e, non ultima, l’imprudenza della Chiesa a concedere di fare una processione, che, ancor più, permise al morbo di espandersi.

peste Milano imagesIKIGKEXLCosì, alla fine di marzo del 1630, la peste scoppia in tutta la sua virulenza e subito si ebbero malattie, morti, con accidenti strani, dovuti a spasimi, palpitazioni, letargo, delirio, con segni di lividi e di bubboni; e allora gli organi preposti furono costretti ad intervenire e i primi a dare il loro valido contributo, nel lazzaretto, furono i “Cappuccini”.

Intervenire, anche se in ritardo, fu un fatto abbastanza positivo, anche se al morbo si era associato la pericolosa superstizione, che già era presente nel Seicento, e l’indignazione verso gli untori che andavano in giro ad ungere alcune case con sostanze in grado di diffondere il morbo.

Passano secoli ed ecco arrivare la “Spagnola" e, anche in questo caso, crediamo che ci farà “un baffo”, ma ovviamente così non è.

Sebbene il morbo non fosse nato nella penisola iberica, prese questo appellativo in quanto a parlarne, per primi, furono proprio i mezzi di informazione spagnoli, perché, a differenza degli altri Paesi, non erano soggetti al regime, il quale negò la propagazione della malattia.

Spagnola 1 OBJ108691705 1Lo scoppio del morbo-Spagnola venne favorito dalle pessime condizioni umane, nonché igieniche, in cui dovettero combattere i soldati sui vari fronti, all’interno delle trincee, allo spostamento e anche agli incontri che, a volte, avvenivano nei momenti di tregua e di feste, per scambiarsi doni, auguri, cibi e anche varie vettovaglie.

La pandemia ebbe un gradissimo e inaspettato tasso di mortalità tra le persone sane di età compresa tra i quindici e trentacinque anni.

Quando l’America, insieme al Giappone e l’impero britannico, decisero di partecipare al conflitto, tanto che si rinominò la Grande Guerra o Prima Guerra Mondiale, si scoprì che il virus era stato diffuso dai soldati americani, i quali erano sbarcati, nel 1917, in Europa.

prima guerra mondiale soldatiIl letale virus H1 N1, che si manifestava mediante tosse e sternuti, trovò facile diffusione tra i soldati, poiché il loro sistema immunologico era debole a causa della malnutrizione e, soprattutto, per lo stress di stare, continuamente, sul chi va là, tra sterco, urina, feriti, morti e continui spostamenti di truppe e spesso viaggi, dove incontravano altre persone, tra cui marinai e semplici civili.

Questa, in effetti, fu la prima strage, che l’influenza causò, grazie al contributo della Prima Guerra Mondiale, ma la seconda fu ancora più virulente, e siamo nel 1918, dove, però, si deve mettere in risalto, che i giovani, in salute, si riprendevano molto bene.

Morti Prima Guerra Mondiale 2026Ma successe che la pandemia si ripresentò, in modo più mortale, in quanto nelle trincee, per selezione naturale, i soldati che avevano contratto una forma leggera rimasero dov’erano, mentre i malati gravi venivano inviati su treni affollati verso ospedali da campo altrettanto affollati, diffondendo così il virus.

La seconda ondata iniziò così e l’influenza si diffuse, rapidamente, in tutto il mondo ed, inizialmente, si chiamò “Bronchite purulente”; i medici degli ospedali inviarono allarmati rapporti ai loro superiori, ma con gli alti comandi, impegnati nelle grandi offensive del 1916 e del 1917, che costarono centinaia di migliaia di morti, nessuno prestò loro molta attenzione.

influenza spagnola 696x348Intanto la disperazione portò ad ipotizzare varie teorie sulla guarigione, non ultima che la malattia fosse neutralizzata dall’alcool, per cui si passò, facilmente, dal male all’alcolismo.

In definitiva, come amaramente si evince, scambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia, anzi peggio ancora “La maggior parte egli uomini spende la prima metà della sua vita a rendere infelice l’altra”, per cui non rimane che un caloroso invito a “RESTARE IN CASA”, e lo hanno detto anche coloro che si sono immolati per questo morbo, e soprattutto non lo si consideri solo uno slogan o per far vedere come si passa il tempo, ma come lo stanno passando quelli che sono in prima linea e rischiano più di tutti. Per comprendere la gravità della situazione, datevi alla lettura di testi di Storia Patria, così si potrà acquistare il senso del saper vivere ed il rispetto della vita altrui.