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Il dramma del revenge porn continua e prosegue ancora, ma si abbatte anche sul Mandamento Baianese

Il nuovo fenomeno tragico e drammatico, che si consuma sui social network, è la diffusione e la condivisione su internet di materiali intimi e privati di eventuali partner, senza il consenso di quest’ultimi.

 

Le vittime delFrancesco Alfonso Barlotti – 09.04.2020 -  Solitamente questa “vendetta porno” si consuma con la condivisione di questi contenuti multimediali al termine di una relazione, non riuscendo ad accettare la conclusione di tale rapporto. I filmati e le fotografie vengono condivisi su chat di messaggistica istantanee e criptate, come Telegram, dove è facile non essere rintracciabili dalle autorità preposte e la non collaborazione del social russo.

Telegram risulta essere molto duro e ferreo sulla privacy degli utenti, non condivide quasi mai informazioni relative a quest’ultimi, anche dinanzi a mandati ed esposti della magistratura. La divulgazione, oltre ad avvenire con fotografie, si verifica con il corredo di dati sensibili, come nome, cognome, domicilio, contatti social e per non finire il numero di telefono. La povera vittima, ignara di tutto, viene anche descritta con commenti fasulli, inventati e al limite del descrivibile umano. 

Revenge porn 2Oltre a distruggere ed infangare la reputazione delle ignare vittime, si aggiunge anche la richiesta e l’invio di materiali pedopornografici, che vengono condivisi normalmente sulle chat dei diversi gruppi Telegram. Si passa dalla richiesta di materiali: “chi ha dodicenni?”, “cerco pedo”, e via dicendo…fino alla contrattazione della merce tra i diversi utenti, che animano le chat di Telegram, o alla visione dell’intero gruppo. Sulla piattaforma social dei fratelli Nikolaj e Pavel Durov, sussiste la condizione di anonimato e di nascondere la propria identità, ma non per gli utenti “meno esperti”, dove erano e sono messe in bella mostra foto, nome e cognome.

L’evento più sconcertante di questo modo parallelo e raggiungibile a suon di tocchi è che sono proprio gli stessi utenti più “anziani”, come padri di famiglia, a inoltrare le fotografie e video intime dei propri figli, intenti ad effettuare atti di masturbazione e/o addirittura di come venissero abusati dallo stesso genitore. Sul gruppo, ancora al di fuori di ogni contesto razionale, venivano chiesti consigli su come violentare le proprie figlie “senza farle piangere e/o arrecare danni traumalogici.”

Revenge pornQuesto appena descritto è solamente la punta dell’icerberg, perché già un anno e mezzo fa Wired Italia aveva approfondito la tematica. La rivista statunitense in versione italiana ha seguito l’evolversi della situazione per oltre un anno in diversi gruppi a tema “revenge porn”, facendo notare come la situazione sia inevitabilmente peggiorata, così come le difficoltà delle autorità nel fermare questo drammatico evento.

Telegram si impegna a chiudere e a rendere inaccessibile i suddetti “mercati neri” della pornografia e della pedopornografia, ma immediatamente ne nascono altri di riserva e di dimensioni limitate rispetto a quello principale eliminato. I nuovi gruppi saranno sempre il “mare” della trasmissione dei contenuti per target, utenti e temi, quindi, avverrà non più alla luce del sole come precedentemente, ma soprattutto in privato tra gli iscritti al social. 

 

codice rosso approvato in senato 633x360Il revenge porn in Italia è un reato. La legge è stata approvata il 16 luglio 2019 dal Senato italiano, ma ha sollevato alcune perplessità tra gli studiosi della materia e del settore. La legge 19 luglio 2019 ha previsto sanzioni per il fenomeno, stabilendo che chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000. La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro danno. La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa, ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici. La pena è aumentata da un terzo alla metà, se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.

PicsArt 04 07 10.10.55Sulle chat dei diversi gruppi, il surreale dramma non si consuma solamente a livello nazionale, ma anche a livello provinciale ed in particolare, per il comune di Mugnano del Cardinale. Il seguente utente inoltra diversi messaggi, in cui chiede di creare un circolo vizioso di “ragazze di Avellino”, o ancora in un altro messaggio descrive la sua ex in modo surreale, soprattutto dopo aver consumato diversi rapporti con quest’ultima. Non soddisfatto e non contento di ciò, un altro utente, inoltra foto, dati sensibili di ragazze, come nel caso di questa vittima residente a Mugnano del Cardinale, colpevoli di aver condiviso un semplice selfie su Instagram e/o Facebook. Le seguenti ragazze non vengono altro che messe alla gogna pubblica e allo stupro virtuale, accentuando e invogliando a scrivere minacce e commenti inopportuni su Instagram, Facebook, WhatsApp ed addirittura telefonicamente.