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CURIOSITA' GIORNALISTICHE: GIOVANNI ANSALDO, DIRETTORE DE "IL MATTINO"

Nota di Accipiter, tratta da un libretto di Raffaele Mezza, stampato, per le Edizioni " Copyright" - Napoli", nel 1984, nella quale traspare il forte rapporto amicale e giornalistico tra i due.

giovanni ansaldo il giornalista di napoli di Raffaele Mezza03.10.2019 – Il compianto prof. Raffaele Mezza, per le Edizioni " Copyright" - Napoli", 1984, diede alla stampa, un libretto, con copertina celeste, col titolo "IL MIO DIRETTORE GIOVANNI ANSALDO", per ricordarlo, a quindici anni dalla sua morte, avvenuta il 1° settembre 1969, all'età di 74 anni.

Il teologo, tra altro autore di molti scritti, parla del modo in cui fece il suo ingresso nel mondo giornalistico e l'incontro e l'amicizia che lo legherà a colui che quando "apriva il rubinetto", il getto delle idee e delle immagini era davvero inarrestabile.

Egli affermava "All'epoca io ero pubblicista da appena due anni (ma dopo molti, però, di...attesa, secondo la strana legge ancora in vigore, per cui non potresti scrivere se non sei un giornalista, ma non sarai mai giornalista se non avrai esibito la tua produzione di articoli!”. 

Giovanni AnsaldoIl su menzionato, avvalendosi degli studi teologici, scrisse un articolo sul Concilio Vaticano II e "...infilai l'articolo in una busta <fuori sacco>... e lo imbucai alla Posta Centrale di Napoli che erano quasi le quattordici...- sì, proprio all'indomani - avrei <ammirato> con un tuffo al cuore il mio corsivo, in terza pagina!".

Il rapporto tra lui e il direttore del quotidiano divenne sempre più forte, improntato sulla corrispondenza ed un giorno e, precisamente, il 2 agosto 1963, riceveva questa lettera "Caro Mezza esiste, nel calendario romano, un Sant'Umile? Io ho l'impressione di aver incontrato, nei libri un <Padre Umile> ma ora m'imbatto in un signore che si chiama Umile di nome proprio. Che ne sa lei? Suo Giovanni Ansaldo".

SantUmile da BisignanoLa risposta non tardò ad arrivare e la grande soddisfazione pure, quando nel capomoscone (un'altra tradizione giornalistica purtroppo tramontata, che vide a Napoli redattori prestigiosi quale Matilde Serao), si viene a sapere non solo che quella persona era il dottor Umile Granieri, suo compagno di deportazione, ma che per conoscerne l'origine del nome Ansaldo si era rivolto al professore: "Mi rivolgo perciò al collega Raffaele Mezza, che in questa materia ne mastica ben, più di me...", evidenziando un senso umiltà e di rispetto per gli altri, considerando, dichiara, l'ottavianese, "Immaginiamo poi quanto debba aspettare invano uno che scriva ad un giornalista <di fama>. (La nostra è, dopo quella dei clinici, forse la categoria che vanta il maggior numero di <palloni gonfiati>)". Il Capomoscone, "Umile" ancora oggi rimane uno degli insuperati (e insuperabili) di Ansaldo, il quale aveva una grafia indecifrabile

Giovanni Ansaldo 1Nel giorno di San Giovanni, il Mezza, in latino, lingua che Ansaldo stimava tanto da scriverne anche in un volumetto intitolato appunto "Latinorum", gli invia i dovuti auguri e i ringraziamenti non si fecero attendere, usando questa prassi "formulato in una vera epigrafe latina che è apparsa a me e a Nazzaro ben tornita”.”Lì per lì fui tentato dal diavolo della vanità e pensai di caverne un titolo di capomoscone; poi recedetti dal pensiero perché la pubblicazione avrebbe dato luogo al lettore volgare di credere che Lei avesse voluto lusingarmi". Lusinghieramente rispose, il 28 gennaio 1965, quando il Mezza gli chiese di scrivere la prefazione per il suo libro "La ringrazio. Sono peraltro perplesso dell'opportunità che io faccia la presentazione. Lei è un <professionista> ed io non sono altro che un dilettante. A mio avviso una prefazione mia rileverebbe troppo questo mio carattere". Indubbiamente c'è da riconoscere nell'Ansaldo la capacità di riconoscere i limiti della sua cultura, mentre quanti soloni, che non hanno mai preso in mano un catechismo di prima comunione, si permettono di fare i cacasenni in materia ecclesiastica.

0x7681418908040797Virna Lisi 6Intanto una simpatica polemica scoppia tra i due, quando l'Ansaldo preferisce al suo articolo una foto dell'attrice Virna Lisi, seduta in atteggiamento disinvolto, tale da mostrare ampiamente le belle gambe, per cui, al rimprovero, così rispose "Caro Mezza, purtroppo il confronto che Lei avanza nella sua cartolina non regge. Non è che io dia più importanza alle gambe di Virna Lisi che non ai suoi pezzi, più semplicemente io devo tener conto delle esigenze del pubblico, s'intende compatibilmente salvando un certo decoro al giornale che, su questo, è meno peggio di tanti altri" e nel poscritto aggiunse "Mi interesserebbe essere rassicurato su un punto, quando il sacerdote accede all'altare per dire la Messa, recita le parole <Introibo ad altare Dei>. Ora è il chierico che serve messa che risponde <Ad altare Dei qui laetificat juventutem meam?> Come vede, la mia ignoranza è tale che Lei dovrebbe davvero rinunziare al Suo progetto di fare prefazionare da me il Suo prossimo volume".

Dopo questa polemica divennero ancora più amici, poiché per Ansaldo fu una lezione di umiltà, per il Mezza di giornalismo e poi lo fece telefonare dal suo segretario di redazione volendo sapere perché si dice "Domenica in Albis".

GIOVANNI ANSALDO PER CLAUDIO FAVA CopiaSi confrontarono su tanti altri temi che ora sarebbe lungo da enumerare, per cui non rimane che chiudere col mettere in risalto il necrologico sgrammaticato che apparve su "Il Mattino" del 1° settembre 1982 che recitava "1969 1° settembre 1982 Giovanni Ansaldo nn ricordo"; e sotto una pubblicità funebre in riquadro così improntata "Organizzazione internazionale TROMBETTA Tariffe comunali Telef. 229115 - 287511".

A scriverlo, ironia della sorte, era lo stesso linotipista che quando lui era vivente gli componeva "ignoranza grassa" per "crassa?"; e questa volta, invece di battere la U, batté la N, dando tutto un altro significato.

Infine da sottolineare che nell'appendice del Dizionario Enciclopedico UTET (1979), nella sezione "Aggiornamento Biografico", alla voce Giovanni Ansaldo è annotato: (industriale): Napoli, confondendolo con l'ascendente genovese; l'anonimo redattore ha così, come dice il Mezza, spogliato la sua figura della componente essenziale: la professione giornalistica.

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