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LA TRAGEDIA DEL CARABINIERE MORTO ACCOLTELLATO

Una riflessione e delle considerazioni di Antonio Tulino.

mario cerciello Rega kRGI U31301023048079cqB 656x492Corriere Web RomaAvella 26 luglio 2019 - ore 15,24 –a.t. - La morte, nell'esercizio del dovere, assume una specifica drammaticità se sull'asfalto resta un tutore dell'ordine, un carabiniere, emblema dell'Italia che non cambia, non vuole cambiare. Non basta una divisa militare per abbracciare la legge; non basta il colore della pelle a fare di un popolo tanti assassini. Atroce destino quello della vittima, non diverso quello del carnefice; come una palla pazza, richiusa nell'assurda gabbia di un'esistenza effimera e fugace: l'incontro, lo scontro senza fine.

E si rincorreranno le accuse, le ragioni delle parti, le prevenzioni, gli anacronismi di sempre e la politica, appollaiata, come avvoltoio sul ramo secco della pianta, senza radici, incapace a dare risposte a forze incontrollate di una società priva di umanità: sbranerà se stessa in attesa della prossima vittima, del prossimo carnefice. Intanto una sposa, della galassia del sentimento, sta piangendo; una famiglia, della nostra terra inospitale, e violenta, refrattaria del sentimento e dell'accoglienza, pagana dei valori, prona al piacere e al potere, al danaro, si dilania alla ricerca del perché: non troverà spiegazione.

La memoria e la parola, la qualità dell’oralità antica, perché il flusso della voce richiami il senso del dovere, afono esercizio collettivo del perduto confronto. Sotto gli occhi di tutti, di quelli che vedono, che non vogliono capire, si rifiutano di capire, banchettano, sepolcri imbiancati, sul marmo innervato la diffusa opportunità.

Vittima e carnefice, nell'obitorio della nostra malata civiltà, senza lascito di affetti, senza eredità. Abbraccio quella sposa, quella famiglia! Abbasso il capo davanti alla ferocia della forza bruta, comune ad ogni latitudine; cordoglio all''arma dei carabinieri.

Che la forza della Legge umana ritorni sulla terra di Dante, di Colombo, di Foscolo di Leopardi, di Beccaria; che Enea resti libero di attraccare alle nostre coste e i popoli liberi di navigare, viaggiare, dialogare. Che la pietas torni a guidare gli uomini di buona volontà