Economia e Finanza
Discussione su “Napoli Porto Franco e Punti Franchi” presso la Sala Nugnes. Il rilancio della città dal punto di vista economico e di opportunità di lavoro
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- Scritto da Pietro Luciano
Sul tavolo la Legge 11 febbraio 1952 n.75, la Legge del 1940 n.1424 e la Legge 843 del 1954. Il recente esempio di Trieste. Servizio di Pietro Luciano.
L’INCONTRO - Questa mattina 27 giugno, con inizio alle ore 10.00, in via Verdi, presso la Sala “Nugnes” a Napoli, si è tenuta una discussione su “Napoli Porto Franco e Punti Franchi”, riguardo l'attuazione del Porto Franco a Napoli ai sensi della Legge 11 febbraio 1952 n.75, approvata dalla Camera dei deputati e dal Senato della Repubblica, recante la firma dell'allora Presidente Einaudi e di De Gasperi, Vanoni, Zoli, Capra, Aldisio, Campilli, La Malfa, Pacciardi, Malvestititi (vedasi il testo integrale in allegato).
Sono intervenuti alla discussione: L'on.le Dr. Paolo Russo; l'avv. Andrea Annunziata, Presidente dell'Autorità di Sistema Portuale Mar di Sicilia Orientale; il prof. Raffaello Capunzo, docente di Istituzioni di Diritto Pubblico dell'Economia all’Università Federico II di Napoli; il dr. Salvatore Guerriero, Presidente di PMI International; la dr.ssa M. Rosaria Randaccio, Intendente di Finanza a Cagliari; il dr. Pietro Paolo Boiano, Dirigente Sindacale.
La discussione è stata organizzata e coordinata dall'avv. Margherita Napolitano.
L'intento dell’organizzazione era ed è quello di attuare anche per Napoli [U1], in considerazione che è stata promulgata una legge a tal proposito ben 67 anni fa, ciò che il legislatore ha legiferato per Trieste, che dal 30 giugno 2017 è stata incardinata come Porto Franco ed ha fatto registrare, ad una settimana dal decreto di attuazione, 100 assunzioni e 20 milioni di investimenti,
Anche Napoli, dunque, potrebbe rilanciarsi dal punto di vista economico ed in termini di opportunità di lavoro con l'attuazione del Porto Franco, la cui attuazione determina grandi vantaggi economici e fiscali, così come con successo operano in Europa i Porti Franchi di Valencia, Marsiglia, Rotterdam, Amburgo.
La discussione è stata incardinata anche nella più generale considerazione del ritorno del Mediterraneo al centro delle attività commerciali, soprattutto in seguito all’ampliamento del Canale di Suez.
Quello di stamattina, hanno sottolineato gli organizzatori a chiusura della discussione, è stato il primo di tanti altri incontri su questa tematica, regolamentata anche con la Legge del 1940 n.1424 e la legge 843 del 1954, scarsamente applicate.
UN PO’ DI STORIA - Un porto franco, zona franca, o anche zona economica libera è un territorio delimitato di un paese dove si gode di alcuni benefici tributari, come il non pagare dazi di importazione di merci o l'assenza di imposte.
Molti governi stabiliscono zone franche in regioni appartate o estreme con il fine di attrarre capitale e promuovere lo sviluppo economico della regione. Nelle zone franche avviene solitamente la creazione di grandi centri commerciali e si installano con frequenza anche industrie di cosmetici o magazzini speciali per le merci in transito.
L'analogia del nome zona franca, utilizzata peraltro anche per definire la zona extradoganale, con porto franco deriva da alcuni porti liberi conosciuti da moltissimo tempo: i porti liberi da dazi doganali o con regolamentazione dei tassi favorevoli; ad esempio, il porto franco di Trieste. Spesso i porti franchi fanno parte delle zone economiche libere. In passato molti porti italiani godettero di franchigie doganali sulle merci transitanti per favorirne lo sviluppo economico della città portuale. Con l'Unità italiana, una legge di stato abolì i porti franchi nel 1868, per eliminare le sperequazioni tra i cittadini italiani abitanti nelle città franche e quelli residenti fuori di esse.