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Baiano / Forum all’”Incontro” per la Memoria vigile: Shoah e leggi razziali del ’38, con riflettori aperti sull’anti-semitismo contemporaneo

La vicenda di Adolfo Liuzzi internato politico per i sentimenti ostili al regime mussoliniano.

slide 1Gianni Amodeo - 28\01\19 - ….” Si comunica che l’ebreo Liuzzi Adolfo - nato a Ferrara il 30 gennaio del 1883 e qui abitante in viale Cavour n° 32, benestante - non ha mai dimostrato sentimenti favorevoli al Regime, dedicandosi esclusivamente all’amministrazione del proprio patrimonio e cercando di ricavare ingenti guadagni con abili speculazioni e prestiti ad interesse. Quando furono, però, attuati in Italia i provvedimenti anti-semiti (n.d.r. leggi razziali del 1938) vedendosi viepiù allontanato dagli ariani e ritenendo in pericolo le sue sostanze patrimoniali, assunse subito un atteggiamento ostile al Regime. Da allora egli tenta di eludere, con ogni mezzo, le disposizioni delle leggi razziali ed, accompagnandosi a correligionari noti come anti-fascisti, critica le direttive politiche, economiche e sociali del Governo nazionaleIn considerazione di quanto sopra, la sua presenza in questo Capoluogo (n.d.r.Ferrara) durane la guerra contro le   Nazioni plutocratiche non è ritenuta opportuna, potendo egli compiere propaganda disfattista, di cui è ritenuto capace, questo Ufficio propone, pertanto, che il Liuzzi venga allontanato da Ferrara ed inviato in una località di terraferma. Si resta in attesa di conoscere, al riguardo le determinazioni di  codesto Ministero”.

Corriere della Sera e leggi razzialiIl documento è del 15 giugno 1940 (n.d.r. cinque giorni successivi alla Dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia, in larga parte già occupata dalle truppe della Wehrmacht). E’ firmato dal prefetto di Ferrara, Di Suni, ed è diretto al Ministero dell’Interno, Divisione generale di Pubblica sicurezza e per conoscenza al dr. Giuseppe D’Andrea, Ispettore generale di P.S. a Bologna. Un documento significativo, nel cui linguaggio di sghembo gergo burocratico e leguleio si presta ad un’interessante spettro di considerazioni e di analisi semantica. E così si dà per certa e scontata l’equazione che identifica come propaganda images3J69890Pariani gli italiani, della cui nazione  non sono ormai più parte - quali portatori dei titoli di cittadinanza, di cui sono stati privati, con l’impossibilità di lavorare nella pubblica amministrazione o con la negazione di accesso alle scuole pubbliche per i bambini e ragazzi ebrei osservanza delle leggi razziali del ’38 - proprio gli ebrei come il ferrarese Liuzzi; ebrei, a loro volta, accomunati dalla stessa professione religiosa giudaica e, dunque, correligionari e a-cattolici, tenendo presente che quella cattolica è religione di Stato, alla luce dei Patti Lateranensi, stipulati nel 1929 dalla Chiesa e dallo Stato con ordinamento connotato dalla diarchia  monarchica e fascista. E’ la terminologia che incrocia la locuzione Nazioni plutocratiche, con riferimento particolare all’Inghilterra e Francia e in genere all’Occidente, in cui si concentra l’egemonia economica e finanziaria mondiale da abbattere per realizzare un nuovo ordine geo-politico internazionale secondo la visione hitleriana pan germanica, che connota uno degli elementi centrali della propaganda ideologizzata nazi-fascista nell’alimentare il secondo conflitto mondiale ‘39\45.

seguestro beniAll’atto trascritto seguono altri atti che narrano storie strettamente private di Liuzzi, tra cui il trentennale rapporto more uxorio  con l’amante Angiolini Medea, di razza ariana - secondo l’equazione predetta, italiano\ariano - e cattolica; e tra le storie private  spicca quella rappresentata dall’informativa della Prefettura di Ferrara, secondo la quale … Liuzzi Adolfo “ onde sottrarre i propri capitali ad eventuali espropriazioni ed ai rischi a cui il denaro liquido è esposto in tempo di guerra, ritirò dalle banche delle somme ascendenti a circa tre milioni, per investirle in immobili, di cui in seguito a vendita simulata, risulta proprietario il marito di una figlia di una sua amante”. E poi si leggono le istanze delle sorelle, che chiedono alle Autorità competenti la revoca dell’internamento politico inflitto al fratello Adolfo Liuzzi con il ritorno a Ferrara per le gravi patologie di cui è afflitto e il provvedimento di concessione all’amante Angiolini Medea di rendergli visita a Baiano.    

leggi razziali fasciste 1030x615Sono atti che formano il corposo fascicolo depositato nell’Archivio di Stato di Avellino ed intestato a Liuzzi Adolfo, internato per un anno circa nel territorio comunale di Baiano, nel periodo in cui si succedettero  nel palazzo municipale di corso Garibaldi per le funzioni di Podestà il dottor Giulio Ferone e il notaio Stefano Candela; fascicolo, che ha catalizzato l’interesse del prof. Michele Mercogliano - funzionario della Società Autostrade - meticoloso e attento cultore di storia locale. con particolare interesse per il ’500 e il ‘600, per gli atti notarili regolatori di rapporti patrimoniali e matrimoniali. E proprio la vicenda di Adolfo  Liuzzi - internato politico destinato prima a Savignano di Puglia (n.d.r. é l’attuale Savignano Irpino, proclamata di recente Borgo d’Italia per le bellezze paesaggistiche e naturalistiche)  e successivamente a Baiano e a Mercogliano, in provincia di Avellino, per poi fare ritorno a Ferrara nel ’41 - viene  raccontata nel corposo fascicolo che coinvolge le burocrazie del Ministero dell’Interno, oltre che le Prefetture interessate, della Questura irpina e dei Comuni appena citati, ha fatto da prologo al Forum  per la Memoria vigile, onorando la Shoah e guardando all’anti-semitismo contemporaneo, svoltosi nei locali dell’ ”Incontro”.

             Dai Campi di internamento politico ai Campi di concentramento e ai Lager

Lager in italia 1Un percorso di articolata rivisitazione storica con le riflessioni analitiche del prof. Carmine Magnotti, in ordine ai campi per l’internamento civile, con cui il regime fascista isolava i propri oppositori, per  approdare alla dichiarazione d’armistizio dell’8 settembre del ’43, allorché l’Italia restò divisa in due, con il Sud e il primo governo provvisorio di coalizione anti-fascista,  insediato a Salerno capitale, sotto l’egida delle truppe anglo-americane, e il Nord  in cui si costituì la Repubblica sociale italiana per dare continuità al regime mussoliniano, ma di fatto sotto il diretto controllo della Germania nazista. Una linea di discrimine, quella del ’43, che segna il progressivo e violento inasprirsi delle atroci persecuzioni anti-ebraiche con l’allestimento dei campi di concentramento in Italia, di cui quello di Fossoli è tristemente noto - sottolineava Campo di Fossoli hqdefaultMagnotti -  che fecero parte dell’estesa mappa dei campi di concentramento disseminati nell’Europa occupata dalle truppe della Germania nazista, nei quali si consumò il sistematico genocidio di milioni di uomini, donne e bambini  ebrei, zingari e appartenenti alle cosiddette minoranze etniche, per l’immane tragedia della Shoah.

Una rivisitazione articolata dell’inumanità del sistema concentrazionario attuato sulla base dei principi della superiorità della razza ariana, quello prospettata da Magnotti, a cui erano connessi in dibattito aperto ampi squarci di riflessione e analisi storico-politica, tra cui i rapporti intercorsi nel corso dei secoli tra le monarchie assolutiste e i Papi del temporalismo ecclesiastico, da un lato, e i sistemi bancari degli “agiati” ceti ebraici dall’altro lato; rapporti con cui re e Papi ottenevano considerevoli prestiti economici per le loro azioni di governo  finanziare guerre, pur disdegnando formalmente il profilo umano degli ebrei, obbligati per legge a vivere nei ghetti diffusi in tutta Europa.

maxresdefaultSotto i riflettori, in specifico, le leggi razziali del ’38   in Italia, per le quali gli ebrei, di fatto, erano privati di ogni di diritto di cittadinanza. Era la sostanziale riduzione allo stato di apolidi, ma soprattutto di nemici per lo Stato italiano in guerra “contro le Nazioni plutocratiche”. Una figura giuridico-formale che ne “legittimava” la deportazione, il trasferimento nei lager e l’annientamento, come in guerra appunto.

DSCI0019Uno scenario, nel quale un ruolo basilare era svolto dal Tribunale speciale della razza, con il correlato apparato poliziesco, che accertava la condizione di ascendenza ebraica, costitutiva dell’impietosa e crudele sentenza che consegnava agli ebrei e alle ebree riconosciuti giuridicamente tali il lasciapassare per i campi di concentramento e i lager, ma anche il presupposto per la confisca dei beni patrimoniali a favore dello Stato, che, a sua volta, li vendeva sotto costo. Ed è facile immaginare che cosa sia accaduto in quei tristi e famigerati anni di guerra. Un meccanismo infernale che alimentava ogni genere di avida delazione contro gli ebrei, per privarli dei loro beni. E per molti la sanzione di riconoscimento di appartenenza a famiglia ebrea, spesso era affidata a schede identificative di ascendenze risalenti ad alcuni secoli precedenti l’accertamento. Ed era lo stesso Tribunale che aveva il potere di sentenziare il riconoscimento dell’ebreo reso ariano, l’arianizzato. Altro “capolavoro” di finzione giuridica e formale.

DSCI0032E poi altri passaggi interessanti erano calibrati sul negazionismo della Shoah e sull’ anti-semitismo che si manifestano nell’Europa dei nostri giorni come attestano molteplici eventi e azioni terroristiche di matrice jiadhista a Parigi, per non dire delle minacce anti-Israele in chiave terzo-mondista e di matrice araba, con l’ Iran. Una sequenza di riaffioranti razzismi e fascismi che richiede attenzione e puntualità di conoscenza a 360°. Un Forum, come si rileverà, con vari punti di vista, com’era opportuno e giusto che fosse, nello spirito della Memoria vigile, alla cui portata plurale hanno concorso con Magnotti e Mercogliano, la prof.essa Luciana Palmese, il dottor Antonio Tulino, il geometra Romeo Lieto e chi scrive queste note.