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Il futuro della Conurbazione Baianese

Qualche mio pensiero su alcuni di quelli che sono e dovrebbero essere i veri e più concreti obiettivi da proporsi subito per il Territorio Baianese.

Domenico Capolongo 2Sono venuto a conoscenza in questi giorni dell’idea di collegare con un tunnel sotto il Partenio il Baianese con Cervinara; confesso che la notizia mi ha lasciato sorpreso e perplesso. La stessa idea fu lanciata negli anni intorno al 1980 nell’ambito della Comunità Montana del Vallo di Lauro e Baianese, ma non ebbe nessun seguito concreto, nemmeno come progetto di massima, e del tunnel ben presto non se ne parlò più. Ricordo in particolare che i cittadini dell’altro versante erano contrari a tale collegamento diretto perché ci tenevano a “vivere tranquilli”.

In effetti, quest’opera non sembra rispondere attualmente ad una avvertita necessità di scambi, tra due aree geografiche separate da sempre dal massiccio del Partenio in proprie comunità sociali, culturali, commerciali, ecclesiastiche e amministrative. Sarebbe in ogni caso necessario valutare correttamente e attentamente i costi, i danni e i benefici di una siffatta opera, prima di tesserne i vantaggi che potrebbero essere ben pochi.

Colgo invece l’occasione per esprimere qualche mio pensiero su alcuni di quelli che sono e dovrebbero essere i veri e più concreti obiettivi da proporsi subito per il Territorio Baianese, nelle sue attuali condizioni. Innanzitutto i sei comuni, che compongono quella che è oggi la Conurbazione Baianese, con una popolazione complessiva di 26.385 abitanti al 2017, i quali dovrebbero cominciare seriamente a pensare come e quanto prima riunirsi in un unico comune, con vantaggi enormi, universalmente riconosciuti in questi tempi in cui l’Italia comincia ad aver paura dei suoi circa 8000 comuni. Nel caso in esame i sei comuni si sono uniti di fatto in un unico intreccio abitativo per cui l’unificazione amministrativa comporterebbe una serie di vantaggi, non solo economici, ma anche culturali, sociali, eccetera. In casi come questi, di tale evidenza, mi chiedo perché non possa intervenire addirittura lo Stato.

Il secondo obiettivo, questo sì, geografico e storico, a differenza del collegamento con la Valle Caudina, dovrebbe essere la richiesta alla Città Metropolitana di Napoli di poterne far parte, in quanto parte integrante e naturale della ex Provincia di Terra di Lavoro, che venne trasferita alla Provincia di Napoli nel 1927. Il Baianese e il Vallo di Lauro non dovrebbero indugiare ulteriormente a fare questa legittima richiesta, supportata da tantissimi elementi di omogeneità e integrazione con il resto del Territorio Nolano. Purtroppo, la infausta aggregazione alla Provincia di Avellino nel 1861 ha prodotto una mostruosità amministrativa, alla quale, a quanto è dato constatare, parecchi si sono assuefatti per sindrome di Stoccolma, come ho potuto osservare in una recente pubblicazione in un comune lauretano.  Un altro e non secondario obiettivo per i comuni del Baianese è la reale difesa e valorizzazione del loro patrimonio boschivo, compreso nel Parco Regionale del Partenio, il quale versa attualmente in un quasi totale stato di saccheggio da parte di ogni sorta di vandalismi. Vorrei solo ricordare che la legge istitutiva degli ultimi parchi nazionali, N.394 del 6 dicembre 1991, tra cui in Campania quelli del Vesuvio e del Cilento Vallo di Diano, il Parco Regionale del Partenio era inserito tra le “dieci aree di reperimento”, che potevano diventare parchi nazionali in caso di difficoltà ad istituire tutti i nuovi parchi nazionali previsti. Questo privilegio scaturiva anche dalla particolare collocazione geografica del Partenio lungo i percorsi o vie naturali di transito di alcune specie di mammiferi.

Penso che dovrebbe aprirsi davvero un ampio dibattito con esperti su questi temi concreti, attuali e molto meno avventurosi di un traforo dagli incerti vantaggi, piuttosto che sopravvivere in attesa di miracoli.

Domenico Capolongo

Roccarainola, 17 febbraio 2019