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Irpinia, cosa resterà di questi anni 80?

di Giulio D'Andrea da IrpiniaPost del  25/01/2018 

de mita 1 copiaIl fatto che l’Irpinia Film Commission lanci un docu-film sulla figura e la storia di Ciriaco De Mita, la dice lunga su quanto si sia mosso in questi anni in una provincia particolare segnata dalla tragedia e dalla speranza, dall’illusione e dalla caduta libera in termini di spopolamento. Senza entrare nel merito della produzione cinematografica, del resto nemmeno potremmo perché in attesa di vederla dal prossimo 4 febbraio in anteprima nazionale a Lioni, possiamo asserire che questa provincia non abbia fatto alcun passo significativo in termini politici e culturali. Siamo fermi agli anni ’80 e la figura potente del politico di Nusco c’entra, ma solo in parte.

Fuori provincia restiamo noti per il leader democristiano, per la tragedia del terremoto e in ambito calcistico per il glorioso decennio dell’Avellino in serie A. Anni 80, appunto.Ma come?” potrebbero esclamare i protagonisti attivi e passivi della nuova Irpinia. “E gli scrittori o gli artisti come Arminio e Capossela? E i nostri prodotti come il vino? E la nostra natura? E tutte le energie che si spendono per difendere l’ambiente? E le realtà associative, la voglia di riscatto dei giovani?”.

Franco Arminio 300x180L’Irpinia è altro, secondo alcune visioni. Eppure anche un’analisi superficiale come questa, sui nuovi fenomeni che darebbero un’idea diversa di terra, non può che ribadire il concetto. Siamo fermi agli anni 80, non ne siamo mai usciti.

E partiamo proprio dalla cultura. Franco Arminio, figura di indubbio valore a prescindere dai gusti, non fosse altro perché pubblicato dalle maggiori case editrici italiane, è stato cacciato fuori da questa Irpinia senza troppi complimenti. E lui, parliamo comunque di dinamiche artistiche, avrà avuto anche le sue colpe. Ma dal Cairano 7x in poi lo scrittore ha cercato e trovato, giustamente, i suoi lidi in più realtà di tutto lo Stivale. Ad Aliano per esempio, provincia di Matera. Quella Aliano che ha da poco ricevuto la bandiera arancione del Touring Club. In una terra, la Basilicata, che spinta da Matera fa passi da gigante sul fronte turistico. Ha i suoi problemi e le sue contraddizioni, vedi il petrolio, ma avanza su determinati settori. A differenza di Cairano e di Calitri, parliamoci chiaro, con il primo fermo e con tendenze elitarie. Sempre per restare nel Capossela 300x180pianeta cultura, anche lo Sponz Fest e Vinicio Capossela restano illusioni. Bellissime, intendiamoci, ma il fatto che la winter edition dello Sponz sia stata pensata e sia saltata nell’anno del potenziale salto di qualità del festival è senza dubbio un segno negativo.

Pure il vino, fino ad ora, rappresenta un’illusione che dà prestigio a pochissimi, con la parola Irpinia presente più che altro nei circuiti degli appassionati. E complice una produzione quantitativamente limitata offre ancora prospettive occupazionali basse rispetto a un comparto industriale che, pur con tutte le chiusure del caso, risulta solido in diverse aree. Anche per il vino e per la gastronomia c’è ovviamente da fare un secco discorso di territorio.

Le Docg servono a poco se gli areali appaiono all’esterno poco attrezzati o in qualche caso addirittura inospitali. Dall’Alto Adige, per intenderci, venne lanciata una sensazionale campagna pubblicitaria con quel Gewürztraminer che resta Doc. Un successo, tra l’altro, a prezzi contenuti per il consumatore. Mentre il Salento negli anni scorsi è letteralmente volato, trainato pure dal Negramaro. E viceversa, nel senso che un vino può trainare un luogo e un luogo può trainare vini meno complessi di un Taurasi.

In questo scenario, fatto di molte altre illusioni come la legge sui piccoli comuni o i progetti pilota che si spera possano diventare cosa concreta, i movimenti che spingono per una rinascita appaiono spesso soffocati. Dalla politica, dalle amministrazioni locali e dal contesto, dall’assenza di un’unità di base, anche dovuta a presenze forti o ingombranti come De Mita. Non è un caso che il sindaco di Nusco diventi protagonista di un documentario sulla sua vita, lui e non altri.

Ora arrivano le elezioni: il malcontento sarà rappresentato dai lanciatissimi 5stelle, mentre la sinistra proverà a ritagliarsi uno spazio con Potere al Popolo. Ritornerà probabilmente a ruggire il centrodestra. Ma un’eventuale Irpinia senza un De Mita protagonista va costruita, culturalmente ancor prima che politicamente.