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Nola / Presentazione del Progetto Artistico del Giglio dell’Ortolano 2018: Il rivestimento a quattro facce della grande macchina a spalla realizzato dal Maestro Nunzio Meo

Titolo: Dall’albero della vita “Sta festa tanne nasce quanne more”. Firmataria:  Santina Meo. Presidente onorario: Giuseppe Esposito. Maestri di festa: Giovanni Ambrosino, Vincenza Napolitano, i figli Raffaele e Giovanna, Wanda Nocerino, Salvatore Napolitano e Filomena De Gennaro, Domenico Fogarese e Carolina Ambrosio, Felice Scala e Giulia Napolitano, Luigi Canfora e Virginia Ambrosino.

 

Locandina Giglio dellOrtolanoPietro Luciano – 22.12.2017 - Il progetto del Maestro nolano Nunzio Meo, per il rivestimento del Giglio d’autore dell’Ortolano 2018 a quattro facce, promosso dai maestri di festa, è stato presentato alla cittadinanza  il 17 dicembre 2017, ore 19.30, in piazza Clemenziano, come un avvenimento sociale, antropologico e pedagogico.

L’idea è nata da un lungo e complesso iter progettuale, alla base del quale c’è la passione e la devozione per il Pastor de multis” San Paolino di Nola.

Il complesso lavoro è partito da un’idea-schizzo della signoraVincenza Napolitano, a cui ha fatto seguito un percorso artistico ricco di bozzetti grafici preliminari e attenti studi interdisciplinari. La misurata e originale sperimentazione del M.° Meo sul linguaggio artistico contemporaneo è ben nota da anni. E tali ricerche hanno portato a sviluppare la tematica del rivestimento del giglio, dal titolo “ Dall’albero della vita ‘sta festa tanne nasce quanne more’ ”.

N. Meo 8La festa dei Gigli, tra folclore, storia e leggenda entrata a far parte dei beni immateriali dell’Unesco dal 2013, non è solo un modo di celebrare l’identità culturare locale, ma rappresenta il dialogo universale di fede cristiana, che attraverso il “ simbolo” del giglio, il fiore donato a San Paolino dal popolo nolano, rappresenta l’adorazione del popolo verso il suo Santo Patrono, protettore e liberatore.

Il progetto del giglio dell’Ortolano, alto venticinque metri, pertanto, nasce da un prezioso coordinamento tra la corporazione, i maestri di festa, l’antica Bottega d’Arte dei Tudisco, dall’apporto tecnico-grafico degli architetti Luisa Mauro e Dario Esposito, dalla collaborazione di Angela Meo ed è stato concepito, per rispondere ai requisiti funzionali richiesti per le storichemacchine a spalla”, secondo un modello didattico che porta avanti il programma di W. Morris e poi di W.Gropius.

N. Meo 1In questo contesto si inserisce il senso dell’operazione di Meo, che sta alla base del suo progetto artistico per Nola, che è quello di “abbatterela barriera tra l’artigiano e l’artista, con la N. Meo 2riunificazione di tutte le discipline delle arti pratico-artistiche: scultura, pittura, arte applicata, architettura, artigianato, ingegneria. E’ il tentativo, quello del prof. Meo, di ricongiungere nel mondo contemporaneo l’artista e l’artigianato, mediante l’abolizione delle differenze tra lavoro concettuale e pratico-artistico.

Nelle botteghe rinascimentali si era, allo stesso tempo, creatori ed artisti senza essere degli abili artigianiafferma il critico d’arte prof. Massimiliano Coppola, che continua “La via maestra da seguire a Nola si identifica con la rivalutazione delle condizioni strutturali dell’artigianato tradizionale, in quanto l’artigianato locale è depositario di una sapienza creativa che costituisce il principio concreto dell’identità socio-culturale nolana.

 

N. Meo 4Il progetto del M° Nunzio Meo

L’artista ha progettato il grande albero della vita come piedistallo dal bulbo del fiore - giglio capovolto, la cui calotta sferica è accessibile al pubblico in corrispondenza dei quattro lati della base, così che lo spettatore può entrare fisicamente nell’opera.

La base è impreziosita dasei vasche con zampilli d’acqua (giardino dell’eden) che alimentano le sei aiuole e i sei petali del fiore, per la cui esecuzione Meo ha dovuto lavorare sotto sopra, per la sua configurazione. Le vasche sono alimentate da pompe idrauliche ad immersione, frutto di un lavoro tra artista, architetti, maestri artigiani ed ingegneri.

N. Meo 5In alto, il grande fiore-giglio bianco si apre e si chiude con un ingegno meccanico, con braccetti idraulici telecomandati a distanza.

Il giglio sta ad indicare la bellezza, il candore, la castità, la purezza della vita e dei costumi. Il giglio-fiore si apre, ed ecco che metaforicamente nasce la nuova festa.

I materiali utilizzati per il rivestimento sono molto leggeri, perché traforati in diverse parti, creano scenografici effetti luminosi. Non è casuale che il Meo viene considerato dalla critica l’artista della luce.

N. Meo 3L’osservatore attraverso itagli può vedere così il nudo e sacro legno del giglio, che rimanda all’albero della conoscenza da cui sarebbe stato preso il legno della Croce per la crocifissione di Cristo.

In alto si possono osservare gli otto angeli che rappresentano le otto corporazioni dei mestieri. Al vertice del giglio la statua di San Paolino, che arriva a Nola con la barca per benedire e proteggere il suo popolo.

 

 

La nota critica

N. Meo 9Meo, dice il prof. Coppola, con le sue immagini, quasi didascaliche, vuole riportare alla luce le radici laico religiose della festa e rendere un concreto servizio alla comunità nolana. Una creatività quella di Meo, continua il Coppola nella sua nota critica,  tesa all’integrazioni delle arti, una progettualità che esprime e tende all’opera d’arte totale, in cui si fondono i diversi linguaggi artistici, e dove si realizza un’unione e una parità tra arti maggiori e arti minori”.

N. Meo 12E prosegue:”L’artista ha messo in scena un ricco programma iconografico, un linguaggio lineare e stilizzato di grande raffinatezza, fatto di immagini dai caratteri che rimandano al tardo barocco e all’art nouveau, soprattutto alla secessione klimtiana. Immagini che denotano una decisa impronta simbolista e un estremo decorativismo, sostenuto da preziosi effetti spaziali e N. Meo 11cromatici (dal bianco, al bianco avorio) che ricordano le ceramiche di Capodimonte. Ne derivano figure e immagini religiose da molteplici sfaccettature, in un percorso  che racconta la storia nolana dei gigli, come un antropologo ed un etnologo.

E ancora:”Con il maestro Meo condividiamo da anni esperienze di formazione educativa dei giovani e promuoviamo la cultura artistica sul territorio campano, in una prospettiva di pura ‘contaminazione’ e rinascita tra le arti. Un esempio di queste attività didattico-artistiche è il primo premio di PaolinArte 2017di cui Meo è uno dei fondatori, dove studenti dei Licei Artistici italiani, N. Meo 10hanno potuto confrontarsi attraverso l’arte, con la figura di San Paolino e la Festa dei Gigli. Il progetto del Giglio dell’Ortolano si pone in linea di continuità con le precedenti iniziative speciali sui gigli promosse dal maestro incisore Vittorio Avella, che ha chiamato a Nola, nel N. Meo 6corso degli anni, per la realizzazione del Giglio d’autore, maestri contemporanei, di spessore nazionale ed internazionale. Grandi artisti che hanno realizzato il loro giglio d’autore, accomunati da un significativo rapporto di amore e di fede, con la Nola di San Paolino, tra cui ricordiamo, oltre a Vittorio Avella: Mimmo Paladino, Perino e Vele, Mario Persico, Antonio Cuono, Nella Tarantino, Guido Tatafiore, Geppino Cilento, Italo Scelza, Aulo Pedicini, Bruno D’Arcevia, Sergio Fermariello”.
Posizionamento del Giglio in Piazza Clemenziano
Infine, conclude il prof. Massimiliano Coppola, di Nunzio Meo possiamo apprezzare da alcuni decenni, la sua indole artistica scenografica e spettacolare e la sua virtuosistica abilità nel perseguire la seduzione dell’osservatore, come nella progettazione del Giglio dell’Ortolano. Nella società attuale dell’immagine, i cui strumenti e processi sono l’illusione e l’artificio, il maestro lavora per la fusione di linguaggi diversi. Si tratta di una ricerca spirituale continua del sublime e delle emozioni meditate dalle lezioni dei grandi maestri del passato”.