Cultura e Spettacoli
Solofra: Si è chiusa la seconda edizione di LUSTRI Cultura in dies con “Genealogia di una città”
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- Scritto da N.R. -
La trama e l’ordito nell’azione politica dalle Letture in scena dal Politico di Platone
N.R. – 03.05.2017 - Domenica 30 aprile 2017, ore 17.30, nella Sala Archi - Complesso monumentale Santa Chiara, si è chiusa la II Edizione di CULTURA in dies.
Per la Sezione FILOSOFIA, curata da Lidia Palumbo e Piera De Piano è andato in scena per GENEALOGIA DI UNA CITTÀ, Letture in scena dal Politico di Platone “LA TRAMA E L'ORDITO NELL'AZIONE POLITICA”.
Letture in scena: Hypokritès Teatro Studio; Direttore musicale: Nico D'Alessio. Regia: Enzo Marangelo.
A seguire il commento critico di Piera De Piano: “Sulla scena della Repubblica, lo abbiamo visto lo scorso anno, il Socrate di Platone aveva pronunciato una profezia potente: i mali del genere umano finiranno soltanto se si realizzerà una delle seguenti due possibilità: o i governanti dovranno diventare filosofi o i filosofi governanti.
Nel Politico, che è stato letto quest’anno, per far sì che i mali del mondo incontrino la loro fine, Platone prospetta ora una terza possibilità, e questa possibilità è che accanto al governante, che detiene il suo potere visibile, vi sia,nell’ombra, invisibile, la figura di un filosofo.
Dalla sua posizione invisibile il filosofo potrebbe dare al governante i consigli giusti, e così tutto all’apparenza resterebbe com’è, ma nella sostanza tutto cambierebbe. E cambierebbe nella direzione giusta.
Il testo del Politico è un lungo percorso teso a disegnare la figura di questo consigliere invisibile che agli occhi di Platone incarna l’essenza del vero politico, perché il vero politico non è chi detiene il potere, ma chi possiede la competenza che il potere richiede. Per delineare la figura di questa competenza, si comincia dalla parola che la indica. Il primo, piccolissimo, nucleo a partire dal quale si cominciano a cercare i contorni della scienza politica, è il nome della politikè epistème. Come spesso accade nei dialoghi di Platone, il nome diventa il seme in grado di generare l’ente vero a cui il nome si riferisce.
L’invito del testo è ad ignorare l’esistente, esteriore, visibile, relazione nome-cosa, per riferirci a quella situazione, già rivoluzionaria, per la quale non chi esercita il potere è re, ma chi, invisibile ma vero, risponde al significato del suo nome”.