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Cultura e Spettacoli

Il porto di Napoli al tempo greco-romano

di Rosaria Ciardiello dalla pagina facebook di  Napoli Capitale, storie, folclore e leggende (@Napolicittaunica)

napolinaviromane1Da poco meno di dieci anni è stato avviato uno scavo sistematico delle aree poste in corrispondenza delle stazioni Toledo in via Diaz, Municipio in piazza Municipio, Università in piazza Bovio, Duomo in piazza Nicola Amore, Garibaldi in piazza Garibaldi e le indagini archeologiche hanno dimostrato che tra piazza Municipio e piazza Bovio esisteva una grande insenatura probabilmente utilizzata come scalo marittimo già dal VI-V secolo a. C. e certamente adoperata come porto dalla fine del IV secolo a. C. fino alla metà del V secolo d. C. quando il bacino si insabbiò e la linea di costa avanzò.

Napoli La città vecchia risorge CopiaTale insenatura si trovava tra i due insediamenti, quello di Parthenope/Palaepolis, risalente alla prima metà del VII sec. a. C., ubicato sulla rocca tufacea di Pizzofalcone, e quello di Neapolis fondato fra la fine del VI secolo a. C. e gli inizi del V secolo a. C. sul plateau compreso tra la collina di S. Aniello a Caponapoli, l’attuale via Duomo e il corso Umberto.

Il bacino era posto tra Castel Nuovo e la chiesa di Santa Maria di Porto Salvo situata tra via Marina e via G. C. Cortese. Già nel 1895 si era riconosciuto nell’area di piazza Municipio un settore del bacino portuale di Neapolis, identificato sulla scorta di un documento del 1018 che menziona due porti, uno più grande denominato Portus Vulpulum, collocato nell’area che sarà alcuni secoli più tardi occupata da Castel Nuovo, piazza Municipio, via Medina e uno più piccolo e contiguo, il Portus de Arcina nell’area del Molo Piccolo.

Napoli antica 3Gli scavi archeologici, a circa 3 metri di profondità dall’attuale piano di calpestio della piazza, hanno messo in luce un settore di bacino portuale chiuso e protetto con acque poco profonde che ha chiarito la situazione del litorale antico.
I Romani, durante la loro conquista della Campania negli anni delle Guerre Sannitiche, desiderosi di sottrarre Neapolis all’influenza sannitica e di sottometterla, mandarono contro la città (327 a. C.) un esercito comandato dal console Q. Publilio Filone, il quale segretamente si alleò con una parte dei neapolitani. Venne quindi sancito il foedus neapolitanum o foedus aequum (326 a. C.), in virtù del quale Napoli divenne alleata fedelissima di Roma e, come tale, fu obbligata a fornirle navi e marinai, conservando però una certa autonomia, riti, usi e lingua ufficiale. Neapolis divenne anche punto di appoggio per le navi di Roma.

Napoli antica 4La presenza della falda acquifera ha determinato la conservazione di un gran numero di reperti organici e materiali deperibili, sia attrezzature di barche che strumenti da pesca e da lavoro come cime, bozzelli di legno per la manovra del sartiame, aghi in legno per cucire le reti e anche calzature e borse di cuoio, ceste di vimini, stuoie, oltre a numerosi noccioli e semi di frutta.

Gli scavi più recenti hanno inoltre consentito di rintracciare due impianti termali e una strada risalenti all’età augustea, che affacciavano in posizione scenografica sul porto di Neapolis. Le terme, costruite in opera reticolata e rivestite di marmi, vennero poste in quest’area per servire i viaggiatori che volevano trovare ristoro dalle fatiche di lunghi viaggi. Esse restarono in funzione almeno fino al III secolo d. C. con diverse fasi di uso e cambiamenti nella disposizione degli ambienti.

Napoli antica 5La strada, in terra battuta delimitata da un terrazzamento, è stata identificata con la famosa via per criptam che portava da Neapolis ai Campi Flegrei, attraversando la Crypta Neapolitana, il tunnel scavato nella collina di Posillipo. Alla fine del I secolo d. C. venne costruito un molo frangiflutti (largo 4,50 metri) e alla stessa epoca vanno datate due imbarcazioni affondate a nord della banchina. Che esse fossero state volontariamente affondate è provato dall’assenza di carichi e dal fatto che si tratta di barche molto vecchie e malridotte con falle nello scafo e di numerose tracce di riparazioni. I due relitti si sono conservati, rispettivamente, per una lunghezza di 11,77 metri e 13,2 metri.

Napoli antica 6Nel caso delle due navi di Neapolis si tratta di imbarcazioni di medio tonnellaggio per il commercio di piccolo e medio cabotaggio. I loro scafi si sarebbero progressivamente insabbiati fino alla totale obliterazione e non erano più visibili nel II secolo d. C., quando sulla sabbia che li ricopriva furono costruiti due pontili lignei i cui pali penetrarono nelle barche ormai insabbiate, rompendone il fasciame. Successivamente tra la fine del II e gli inizi del III secolo d. C. una terza imbarcazione si arenò con il suo carico di calce e scaglie di calcare. Si tratta di una rara horeia, una piccola imbarcazione a chiglia larga e prua piatta utilizzata per il carico e lo scarico delle merci all’interno dei porti oppure per attività di pesca e di cui esistono solo altri due esemplari rinvenuti nel porto di Tolone in Francia.
Napoli antica 7Agli inizi del III secolo d. C. l’area compresa tra piazza Municipio e piazza Bovio fu interessata da ampi restauri; venne innalzato un arco onorario dedicato a Settimio Severo del quale rimangono numerosi frammenti della decorazione con trofei e una scena portuale trovati reimpiegati nella torre bizantina costruita più tardi nell’area di piazza Bovio. Negli anni intorno al 202 d. C. venne anche realizzata una strada protetta da banchina che collegava l’arco severiano con le strutture portuali di piazza Municipio.

Napoli antica 8Nello stesso periodo a piazza Bovio il rinvenimento di una grande quantità di materiali, soprattutto anfore, testimonia l’insediamento di attività artigianali di vetro e metallo sulla spiaggia, e alla fine del VII secolo d. C. la costruzione di un edificio destinato per l’immagazzinamento delle merci fanno supporre verosimilmente che il porto della città era stato spostato a nord-est.

Napoli antica 9La ricostruzione geomorfologica della linea di costa attesta che il settore dell’insenatura indagato a piazza Municipio era come il più idoneo all’approdo e che con tale funzione venne utilizzato probabilmente sin dalla fase relativa all’insediamento di Parthenope e poi di Neapolis. Il versante litoraneo a sud di Castel Nuovo più vicino al promontorio di Parthenope si presenta infatti come una costa tufacea maggiormente esposta e quindi poco adatta all’installazione di un porto, né migliore condizione offriva la zona ad ovest dello stesso, caratterizzata da una lunga e sottile spiaggia.

L’utilizzo portuale dell’insenatura esplorata a piazza Municipio è documentata in modo certo dalla fine del IV secolo – inizi del III secolo a. C., grazie al rinvenimento dei segni di dragaggio, dopo il quale tale settore, sia per la presenza di installazioni portuali, sia per la quantità dei materiali ceramici dei fondali, risulta aver mantenuto con continuità la funzione di scalo commerciale.

Napoli antica 10Vicende diverse hanno interessato il lato orientale dell’insenatura a piazza Bovio: esso non presenta i segni dell’attività di dragaggio ed appare frequentato con maggiore intensità solo tra il III e il I secolo a. C., momento in cui ha potuto fungere anch’esso da approdo, anche se secondario; diversamente, sia nella fase più antica di V e IV secolo a. C., sia in quella dal I al IV secolo d. C. i rinvenimenti indicano l’area come marginale.