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Camorra: Nel napoletano la Madonna si ferma al covo del malaffare

A Livardi frazione di San Paolo Bel Sito, per alcuni minuti, il varo votivo ha stazionato nei pressi di un’abitazione del malaffare. Don Fernando Russo lascia la celebrazione. Il Vescovo: “Comprendo e appoggio la tua scelta”.  Il parlamentare Manfredi scrive al Prefetto. Servizio di Raffaele De Falco in Scisciano Notizie del 7 giugno 2016.

LivardiSan Paolo Bel Sito, 7 giu. - Una “sosta” dovuta al malaffare del paese. Un rito che torna dal passato remoto e si scontra con la modernità di un Papa che, venuto dalla “fine del mondo”, e ha scomunicato tutti i mafiosi e camorristi. L’intreccio tra camorra e religione riemerge da altri decenni, quasi da un altro secolo, per via di un episodio avvenuto a Livardi, una frazione di San Paolo Bel Sito, in provincia di Napoli.

Domenica 5 giugno a Livardi, durante la tradizionale processione della Madonna del Rosario, con un corteo aperto, la vara con la Madonna trasportata a spalle da un gruppo di fedeli ha sostato posizionandosi nella direzione dell’abitazione di una famiglia del paese, nota alle forze dell’ordine in quanto parte attiva in quello scellerato sistema di malaffare. Tanto che, Don Fernando Russo si è allontanato in segno di dissenso. Una circostanza che il Vescovo Mons. Beniamino Depalma si è affrettato a scrivere a don Fernandol’ingiustificabile comportamento assunto ieri dai portantini della statua della Madonna del Rosario di Livardi, durante l’annuale processione, mi ha rattristato nel profondo […] Comprendo e appoggio la tua scelta di abbandonare la processione; lo abbiamo confermato come Chiesa locale anche durante i recenti lavori del sinodo diocesano […]

La posizione del vescovo è intransigente, si fa opera di educazione delle coscienze; in tante parrocchie su questo punto non si concede un attimo di tregua: in positivo, per favorire la formazione delle coscienze, in negativo per contrastare stili che, comunque, con la fede nulla hanno a che fare. La lotta a questi fenomeni si fa formando le persone. Una processione è un luogo di incontro di grandi emotività, sempre difficili da controllare e da educare.

ManfrediSull’accaduto si è pronunciato il parlamentare dell’agro nolano Massimiliano Manfredi: “Quello che è accaduto domenica durante la Processione della Madonna del Rosario a San Paolo Bel Sito e' un fatto di una gravità assoluta ed esso offende non solo i fedeli presenti ma tutti cittadini onesti del nostro territorio che schifano e combattono la camorra con le sue pratiche e ostentazioni, ogni giorno a partire dai loro comportamenti corretti quotidiani. A don Fernando esprimo non solo la nostra solidarietà e vicinanza ma la mia ammirazione per il gesto che ha fatto che onora la Chiesa, la fede e la coscienza non solo di noi credenti così come lo fa la lettera di vicinanza del nostro vescovo Padre Beniamino. Sto inviando in queste ore una lettera al Prefetto di Napoli affinché siano identificati quanto prima i responsabili di questo gesto e siano trasmessi i fatti e i personaggi alle autorità competenti. Noi siamo e meritiamo altro" – ha concluso.

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Il testo della lettera inviata dal Vescovo Mons. Beniamino Depalma a Don Fernando Russo

Nola, 6 giugno 2016

mons DepalmaCaro Fernando, l’ingiustificabile comportamento assunto ieri dai portantini della statua della Madonna del Rosario di Livardi, durante l’annuale processione, mi ha rattristato nel profondo: senza alcuna necessità di ordine cultuale e in totale autonomia dal parroco, un gruppo di fedeli ha deciso di far sostare la statua della Vergine in un determinato punto del percorso e rivolgerla verso l’abitazione di una famiglia del paese, nota alle forze dell’ordine in quanto parte attiva in quello scellerato sistema di malaffare e ingiustizia chiamato camorra.

Nell’ascoltare il tuo racconto ho percepito il dolore che in quanto pastore di quella comunità hai provato nel vedere il tuo gregge procedere come se non avesse una guida: un dolore acuto il tuo, derivante dalla consapevolezza che, ignorando la tua presenza, ignorando le tue scelte pastorali, quel gregge ha ignorato Colui al quale, in quanto sacerdote, la tua persona rimanda: Gesù Cristo nostro Signore. Per questo comprendo e appoggio la tua scelta di abbandonare la processione; lo abbiamo confermato come Chiesa locale anche durante i recenti lavori del sinodo diocesano: la doverosa disponibilità pastorale, in merito alla pietà popolare, non può infatti tradursi in pigra e interessata connivenza, “ne risentirebbero la chiarezza della fede, di cui la Chiesa è debitrice al mondo, e la trasparente testimonianza della comunità parrocchiale” (Cfr. Instrumentum Laboris. Traccia di lavoro per il sinodo diocesano).

Fine della pietà popolare non è, infatti, l’affermazione del sentire religioso diffuso sulla fede della Chiesa fondata sulla rivelazione e sulla tradizione apostolica: fine della pietà popolare, così come ribadito dalla Conferenza Episcopale Campana nel documento del 2013 “Evangelizzare la pieta popolare”, è la maggior gloria di Dio e la santificazione dei fedeli; fine che condivide con la liturgia verso cui deve essere orientata essendo questa “il culmine verso cui tende tutta l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù” (SacrosanctumComcilium, 10). La Chiesa tutta è chiamata ad essere testimone del suo Signore: o la pietà popolare diventa possibilità di incontro con Lui e possibilità di pubblica dichiarazione del nostro amore incondizionato per Lui, o si riduce a messa in pratica di riti, anche antichi, ma deformati, svuotati, ridotti a pratiche superstiziose o strumentalizzate nell’illusoria convinzione che dimostrare di avere il governo del culto - e quindi poter decidere la sosta di una statua – sia segno della benevolenza di Dio.

Il nostro Dio, il cui volto paterno ci è stato rivelato da Gesù Cisto, è amore. Lo crediamo, lo sappiamo. Ma quest’amore non è slegato dalla verità e non è slegato dalla giustizia: l’amore non può essere preteso, l’amore può solo essere liberamente donato e liberamente accolto. Lo sguardo di Dio, anche attraverso quello della Vergine e dei Santi, è sempre rivolto all’umanità, ad ogni singolo uomo: nessuno è escluso da quest’amore! A tutti è richiesta una sola cosa, rispondervi seguendo Gesù Cristo. A quanti hanno violentato la processione di Livardi, pretendendo l’omaggio della statua, e quindi della Chiesa, dico: se desiderate l’amore chiedete perdono per la vostra arroganza, solo così quello sguardo preteso si rivelerà quale amore gratuito che non vi chiama al comando della comunità cui appartenete ma al suo servizio, in umiltà.

Nello scrivere a te, caro Fernando, e alla comunità di Livardi, oltraggiata in un momento di festa, e nel confermarti la mia paterna ed episcopale vicinanza, ribadisco il mio sostegno e la mia preghiera per i parroci della diocesi che quotidianamente si trovano a fronteggiare l’arroganza di quanti, ritenendosi depositari anche della fede credono di poter disporre di essa e della Chiesa per soddisfare un desiderio di affermazione personale al quale tutto va subordinato, anche Dio.

Riservandomi il necessario tempo per rispondere, in virtù del mio ministero, al gesto di prepotenza di alcuni fedeli che ha determinato l’interruzione della processione della Madonna del Rosario, ti assicuro la mia preghiera.

+Beniamino Depalma