Angolo Opinioni

CICCIANO: AL LICEO “MEDI” ECHEGGIANO LE “VOCI DAL MONDO”

Filo diretto con la poesia di Izet Sarajlic, il cantore di Sarajevo. Sinan Gudzevic rivisita la visione di vita e l’impegno civile dell’autore di “Qualcuno ha suonato”. Franca Dello Russo evoca la tragedia della “pulizia etnica” che nel decorso ventennio ha “cancellato” l’ex-Jugoslavia.

Poesia 1N.R. - 09.03.2016 - Altra ventata di aria cosmopolita per la comunità scolastica del Liceo statale “Enrico Medi”, seguendo gli itinerari del progetto “Voci dal mondo”, mirato sull’approccio conoscitivo delle testimonianze poetiche più significative della Letteratura mondiale contemporanea; itinerari di arricchimento e d’integrazione della didattica curriculare, quale sviluppo della didattica inclusiva, in grado di far lievitare e promuovere anche un attivo rapporto con la realtà sociale, per la cui comprensione la pura informazione ha senso di compiutezza, se si ravviva e connette con il pensiero e la riflessione senza pre-giudizi e schemi pre-costituiti.

Si configura su questa traccia il quadro delle Letterature comparate, di cui sono una componente basilare le “Lezioni itineranti”, che il Liceo di via Madre Teresa di Calcutta viene proponendo nei contesti territoriali, per interagire con le comunità cittadine.

Poesia 2Dopo l’incontro di qualche mese fa con la poetessa siriana Maran al-Masri, che vive da esule a Parigi, appuntamento nell’Aula Magna del “Medi” con Sinan Gudzevic, poeta serbo, filologo di fama internazionale e traduttore delle opere di Izet Sarajlic, il Grande cantore di Sarajevo e tra le testimonianze più originali ed espressive della Letteratura mondiale del nostro tempo. E come l’incontro con Maran al-Masri aveva catalizzato l’attenzione e l’interesse con l’illuminante reading di testi tratti dalle sue più recenti opere, segnatamente Anime scalze”, ispirata dal fenomeno della perversa violenza sulle donne, e “Arriva nuda la libertà”, con larga diffusione in tanti Paesi dell’Occidente e tradotte dall’arabo in varie lingue, così l’intervento di Sinan Gudzevic, presidente onorario di quel magnifico Laboratorio letterario e di iniziative culturali, qual è la Casa della poesia, operante a Baronissi, è valso a proporre e ad analizzare i profili tematici della produzione di Izet Sarajlic, prematuramente scomparso nel 2002.

E con Sinan Gudzevic, a rappresentare a tutto tondo la dimensione umana e creativa del Grande cantore di Sarajevo, erano Raffaella Marzano e Sergio Iagulli, con l’utilizzo di materiali vari, tra cui video e registrazioni rappresentative dello stile di scrittura e della quotidianità della vita di Izet Sarajlic, con filo conduttore le letture di composizioni di “Qualcuno ha suonato”. Voci testimoniali, che hanno ravvivato il fitto dialogo intessuto con le risposte alle domande degli studenti interessati alla migliore comprensione possibile della poesia di Izet Sarajlic; dialogo, che correva anche e soprattutto sui binari dei ricordi diretti e personali di Sinan Gudzevic, nell’esprimere i suoi rapporti di amicizia con l’autore di “Qualcuno ha suonato”.

sinan gudzevic 3Izet Sarajlicha affermato Sinan Gudzevicamava la vita e Sarajevo di un amore intenso e di autentica passione. La sua poesia è espressione di questo forte legame, con cui manifestava il bello e la gioia del vivere, specchio della propria sensibilità, ma dava anche risonanza ai sentimenti più veri della gente comune del mio ex-Paese, la Jugoslavia, che, purtroppo, non c’è più; un Paese di 20 milioni di abitanti, che aveva ritmi di vita serena e normale. Una realtà di convivenza capovolta – 20 anni fa – dal ciclone della guerra, che ha restituito vigore ai nazionalismi e ai particolarismi etnici, con il carico dei loro rabbiosi odi. E gli equilibri sociali e politici, che erano stati raggiunti, si sono lacerati tra atrocità, crudeltà e violenze inaudite, mentre la comunità internazionale e l’Europa restavano chiuse nei bozzoli dell’indifferenza”.

Poesia 3Se poiha aggiunto Sinan Gudzevic, dopo essere stato sollecitato sul temasussista una relazione tra quello ch’è accaduto nell’area balcanica con la dissoluzione del sistema politico jugoslavo e quello che accade attualmente in Siria e in Medio Oriente, non sono in grado di dirlo né ho elementi di conoscenza particolari e specifici, per sostenerlo. E’ certo, però, che i silenzi e l’indifferenza della comunità internazionale e dell’Europa si ripetono”.

A completare il confronto, c’era il percorso di contestualizzazione sociale e storica, per la “lettura” più esauriente possibile dell’opera, pubblicata in lingua serbo-croata, di Izet Salajlic, di cui una chiave ispiratrice è costituita proprio dalla tragedia di venti anni fa, consumatasi sul versante Est delle porte d’Italia; percorso affidato alla guida della prof.ssa Franca Dello Russo, che, con il supporto di diapositive e filmati, focalizzava i drammi vissuti nella regione balcanica, connotati dalle diffuse stimmate della feroce “pulizia etnica”. “Una vicenda di pietas negata, annullatadicevache può definirsi la Shoah consumatasi nell’Europa “civile” del nostro tempo; una vicenda, su cui è calato il sipario, quando la comunità internazionale è uscita dall’attendismo, in cui era restata per lungo tempo, assistendo inerte, quasi rassegnata e passiva alla lunga serie di massacri che si praticavano”.