La storia di una cartolina: da Lauro a Trieste e ritorno dopo 78 anni

L'autore Ferdinando Mercogliano ha pubblicato il documento su L'Ora del Vallo a corredo dell'articolo "Saluti da Lauro, anno 1925" sul numero 2 del periodico datato maggio 2003. Ora, secondo il suo desiderio, fa il suo ingresso nel mondo dei social network e, dopo novant'anni, entra nelle pagine di wikiVALLOpedia e in quelle de il meridiano.net a corredo di questo articolo.

cartolina  di lauro La cartolina è decisamente un oggetto del secolo scorso. Se ne scrivono ancora ma sempre di meno. Come nel secolo scorso, impiegano settimane per arrivare a destinazione e, quando arrivano, portano notizie vecchie. Difficile competere con i nuovi media che permettono ai nostri contatti dei social network di conoscere in tempo reale dove ci troviamo, cosa stiamo visitando o cosa mangiamo a pranzo. Eppure le cartoline possono raccontare storie che i frequentatori dei social nemmeno immaginano. Una storia come quella che adesso vado a raccontare. La storia di un lungo viaggio, nel tempo e nello spazio, di uno di questi piccoli oggetti.
Una cartolina. Spedita da Lauro, all'inizio del ventesimo secolo e ritornatavi all'inizio del secolo successivo. Tutto è cominciato nell'autunno del 1925. Un momento tragico per la storia politica italiana. Una serie di leggi stavano trasformando lo stato parlamentare liberale nello stato totalitario voluto dal regime fascista. L'ultimo atto di un ciclo cominciato con le elezioni vinte dal "listone" fascista, nell'aprile del 1924, proseguito poi, nel mese di giugno, con il rapimento e l'assassinio del segretario del partito socialista, Giacomo Matteotti e con il successivo ritiro delle opposizioni sull'Aventino.
Mentre si svolgevano quei convulsi avvenimenti della storia politica italiana, una famiglia benestante decise di concedersi una vacanza in Campania. Gli accadimenti romani avevano scarso eco in provincia o forse, più probabilmente, la famiglia vedeva di buon occhio l'avvento del nuovo regime.
Presero alloggio in Lauro da dove si spostavano per brevi gite nelle località vicine. Visitarono Napoli. Poi comprarono alcune cartoline e si dedicarono al rito dei saluti. Quella con vista del Castello Lancellotti, fatta stampare dalla cartoleria F. Graziano di Lauro, fu scelta dalla signora Maria per inviare i saluti ad una cara amica.
cartolina lauro - retroCosì scrisse: «Carissima Ines, spero avrai ricevuto la mia cartolina da Napoli. Noi restiamo qui fino al 15. Il tempo trascorre molto presto tra visite e gite in campagna. È un posto molto bello, molto adatto ad escursioni. La campagna è meravigliosa qui tanto per il suo fitto verde quanto per l'abbondanza di ogni frutto. Ne facciamo la cura ed i bimbi si saziano d'uva, perché la vendemmia qua la fanno appena verso il 12 corr. Si divertono un mondo a correr e saltare tutto il giorno all'aperto. Come hai passato il tempo di riposo a Lussino? Spero che al mio ritorno verrai a trovarci e che prima della mia partenza mi vorrai mandare tue notizie. Salutami tanto le tue care, ricevi i saluti di Michele e baci da me e bimbi. Maria».
Aggiunge poi alcune parole alla didascalia della foto in modo da comporre la seguente frase: «il mio indirizzo è: LAURO – Castello dal lato sud (Avellino)».
Il sei ottobre la cartolina partì dall'ufficio postale di Lauro alla volta di Trieste dove, in via Sanità 4, III p., l'odierna via Armando Diaz, abitava la signorina Ines Suttora. L'aspetto intrigante di questo indirizzo è che al vicino numero 2, al terzo piano, dall'ottobre 1919 al luglio 1920, abitò James Joyce, nel periodo in cui lo scrittore era immerso nella stesura di alcuni episodi dell'Ulysses. L'appartamento gli era stato dato in subaffitto da Frantisek Schaurek, un impiegato di banca originario di Praga che, nell'aprile 1915, aveva sposato una sorella dello scrittore.
Non sappiamo se Ines abbia incrociato Joyce o i suoi familiari, se abbiano scambiato qualche frase. Sappiamo solo che in un giorno imprecisato nell'appartamento triestino arrivò la cartolina spedita da Lauro. Ines era ritornata da poco da Lussino, l'odierna Lośinj, un'isola della Croazia nell'alto adriatico, nella parte meridionale del golfo del Quarnero, il luogo d'incontro della società Mitteleuropea, in primis dell'aristocrazia austroungarica, con il mondo mediterraneo.
Claudio Magris nel suo Microcosmi l'ha descritto in questo modo: «A Lussino le agavi e le palme, le buganvillee viola e le candide yucche, gli aranci e i limoni, il mandorlo che fiorisce già in gennaio, le ville e i parchi austroungarici come quello dell'arciduca Carlo Stefano d'Asburgo, una dolcezza di riviera che un tempo era il soggiorno invernale preferito da Venere e alla fine del secolo scorso una villeggiatura prediletta da aristocratici e grandi borghesi di Vienna e Budapest. [...] A Lussino – dove le celebri Scuole Nautiche sfornavano capitani di lungo corso presto esperti di tutti gli oceani. I Premuda, i Gladulich, i Ragusin – signoreggiavano gli armatori, i Cosulich, i Martinolich, padroni di bastimenti e velieri conosciuti nei porti più lontani del mondo».
Ma Ines non si recava a Lussino solo per villeggiatura, lei in quell'isola ricercava i ricordi dell'infanzia, il contatto con i parenti. Era, infatti, nata l'undici novembre del 1895, al tempo dell'imperatore Francesco Giuseppe d'Austria, a Lussinpiccolo, in croato Mali Lošinj, in origine un piccolo villaggio di pescatori così chiamato in antitesi a Lussingrande, Veli Lošinj, il centro più importante fino a quando, all'inizio dell'ottocento, a onta del nome, fu il piccolo centro a divenire il più popoloso e importante dell'isola.
Nel 1907 Ines insieme alla sorella Norma, più piccola di due anni, e alla mamma Leonilde, che allora aveva 44 anni, si trasferirono a Trieste. Il papà Nicolò, ufficiale dell'esercito austriaco era sempre in giro e, forse, mori a Fiume, combattendo contro gli italiani durante la prima guerra mondiale, senza mai riuscire a stabilirsi a Trieste.
Nel 1918 sia Trieste sia Lussino furono annesse all'Italia. Il dopoguerra fu un periodo difficile per gli abitanti di Trieste, sia per la crisi economica, sia per il deteriorarsi dei rapporti tra i diversi gruppi etnici. Noi non conosciamo quale dramma abbia oscurato il cuore di Ines e l'abbia spinta a rifiutare tutte le richieste di matrimonio, preferendo rimanere insieme con la mamma e la sorella tanto amate.
Nel 1932 morì la mamma e nel 1961 la sorella. Lei, però, era di carattere forte e visse in autonomia fino a 87 anni, spegnendosi il 23 novembre del 1985.
L'appartamento di via Diaz, senza la sua occupante, fu ben presto vuotato dalle suppellettili per essere affittato a una società d'import-export.
Chissà in tutto questo tempo dov'è stata conservata la cartolina giunta da Lauro. Certo è che ad un certo punto, esposta sul banchetto di un rigattiere, ha cominciato a girovagare per i mercatini delle pulci dell'Italia settentrionale. Quante mani l'avranno toccata mentre sfogliavano la pila delle cartoline. Nessuna che si soffermasse su quella stampa di un bel castello di un paese sconosciuto del Meridione. Fino a quando un distinto signore di Capua si è recato a far visita alla sua figliola che vive, per lavoro, in una città del Veneto. Questo signore, si chiama Nicola Marauta, è appassionato di storia e collezionista di oggetti d'epoca e per questo motivo di tanto in tanto visita i mercatini in cerca di oggetti per le sue collezioni.
Su una bancarella vede quella cartolina. Si ricorda che il suo vicino di casa, con il quale gli è piacevole intrattenersi in discussioni di storia patria, è originario di quel paese dell'Irpinia ,raffigurato nella cartolina. Decide di fargli un regalo. Quel vicino sono io. Il testo scritto sulla cartolina mi colpì al punto che decisi di farne un breve articolo da pubblicare su "L'Ora del Vallo", un periodico per cui scrivevo di tanto in tanto articoli di carattere storico.
Così scannerizzai la cartolina che, con un balzo, nello spazio e nella tecnologia, da Capua via e-mail approdò nella sede del periodico lauretano, ritornando nel luogo da dove era partita settantotto anni prima. Fu pubblicata a corredo dell'articolo "Saluti da Lauro, anno 1925" sul numero 2 del periodico datato maggio 2003. Un periodico, a pensarci, un altro oggetto appartenente al secolo scorso. Se ne stampano e se ne leggono ancora. Ma sempre di meno. Penso che per la nostra cartolina sia giunto il momento di un nuovo salto tecnologico. Digitalizzata può fare il suo ingresso nel mondo dei social network. Dopo novant'anni, dalle pagine di wikiVALLOpedia, è pronta a ripartire per continuare il suo viaggio nel tempo e nello spazio.