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LA VALUTAZIONE DEGLI INSEGNANTI È UNO DEI PUNTI CENTRALI DELLA RECENTE RIFORMA DELLA SCUOLA: È POSSIBILE UNA VALUTAZIONE INCONTESTABILMENTE OGGETTIVA DEI DOCENTI?

LA-BUONA-SCUOLA-facebook 600x300 Antonio Caccavale – 10.09.2014 - La "riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione con delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti" fa della valutazione dei docenti uno dei punti centrali dell'insieme delle norme approvate lo scorso 13 luglio (legge n° 107/2015). Una scelta, quella del governo Renzi, molto contestata e non priva di imponderabili sviluppi, visto il diffuso malcontento che, fin dal suo nascere, ha prodotto tra i diretti interessati. È giusto valutare i docenti? Difficilmente qualcuno direbbe di no! È possibile farlo secondo parametri incontestabilmente oggettivi? Non sono pochi coloro che, a questa domanda, risponderebbero no!
Non è un mistero che il corpo docente italiano è fatto di insegnanti bravi e motivati e di insegnanti che non brillano per competenza, né per motivazione. Questo dato non è un problema solo italiano. Ovunque, nel mondo, ci sono docenti di notevole valore per la competenza, l'impegno e la passione che sanno mettere nell'espletamento del loro dovere e, per contro, ci sono docenti che difettano della necessaria competenza, che si impegnano poco o nulla o che svolgono la loro professione con grande fatica. A proposito della variegata tipologia di insegnanti che operano in ogni latitudine del nostro pianeta, e fatto salvo il livello medio della qualità dei docenti, si può certamente convenire NorbertoBottanicon quanto afferma Norberto Bottani, noto esperto di sviluppo della ricerca scientifica sulla scuola e di analisi comparata delle politiche scolastiche, secondo cui "ci sono insegnanti competenti nella disciplina che insegnano ed altri che non lo sono, insegnanti capaci di comunicare e bravissimi dal punto di vista didattico ed altri, invece, che sono impacciati; ce ne sono di quelli dotati di grande sensibilità psicologica ed altri insensibili, preoccupati soltanto di proteggere la propria immagine, con una identità personale fragile, ci sono insegnanti che hanno grande capacità di interazione con il prossimo ed altri, invece, che sfuggono i confronti, il dialogo e si rifugiano in se stessi".
Bastano queste evidenti differenze tra un modo o un altro di essere e di fare l'insegnante a farci comprendere quanto arduo e complesso sia il compito che la legge 107/2015 affida al Comitato che dovrà individuare i criteri a cui attenersi per valutare i docenti.
Se è vero che gli insegnanti rappresentano il perno centrale su cui si regge ogni prospettiva di una sana e corretta crescita culturale dei giovani, è comprensibile che si avverta la necessità di verificare il livello di qualità che essi sono in grado di esprimere nell'adempimento del loro lavoro. Chiunque abbia frequentato le aule scolastiche fino al conseguimento di un titolo di studio secondario di secondo grado, si sarà imbattuto in buoni e in cattivi insegnanti. Così come, oggi, non tutti quelli che insegnano sono all'altezza del loro compito, non tutti i professori dei tempi andati erano ligi al loro dovere, non tutti erano padroni della materia che insegnavano e ben pochi erano quelli che, oltre alle indubbie competenze che possedevano, erano anche dotati di buona capacità comunicativa e di un'apprezzabile sensibilità psicologica. Ma nessuno, nei tempi andati, osava mettere in discussione l'operato degli insegnanti, anche quando, forti di una posizione sociale inattaccabile, i professori si permettevano il lusso di mortificare, di arrivare addirittura ad umiliare donmilanigli alunni più deboli o meno "protetti", quelli che, per dirla come scrivevano alla professoressa i ragazzi di Barbiana di don Lorenzo Milani, non erano stati generati dalla potenza dei cromosomi del dottore. Certi comportamenti fatti di arroganza e di strafottenza nei confronti degli studenti persistono ancora oggi, soprattutto in taluni ambienti universitari, dove atteggiamenti di alterigia e di protervia continuano ad essere vergognosamente consentiti a professori che si comportano come fossero i padroni della facoltà in cui insegnano. Ma torniamo alla questione della valutazione: è possibile valutare gli insegnanti in maniera incontestabilmente oggettiva? Soprattutto all'estero sono stati effettuati numerosi studi ed esperimenti per mettere a punto modalità attendibili di valutazione, ma al di là di quanto peso possano avere due fondamentali fattori, come la formazione didattica del docente e la sua preparazione disciplinare, altri elementi possono entrare in gioco e concorrere a garantire una buona qualità dell'insegnamento.
Limitiamoci, per un attimo, a considerare attendibile ed esaustiva una valutazione che misuri, unicamente, la formazione didattica e la preparazione disciplinare di un docente. È possibile valutare con rigore scientifico questi due aspetti della figura dell'insegnante? In che modo potrebbe essere possibile raccogliere ogni elemento utile per una valutazione oggettiva? Alcuni degli esperimenti di cui si diceva prima sono stati condotti e documentati con l'ausilio di telecamere e di complessi protocolli di osservazione, ma i risultati relativi alla competenza didattica e alla preparazione disciplinare che ne sono scaturiti sono costellati di dubbi e di non poche riserve tra gli stessi addetti ai lavori. Si dirà: non sarebbe più credibile una valutazione dell'operato del docente misurando i livelli iniziali delle abilità e delle conoscenze degli allievi e quelli che questi raggiungono alla fine di un anno scolastico? Anche in questo caso non sono del tutto scongiurate alcune insidiose variabili, una delle quali può essere la buona o la cattiva volontà degli studenti.
Ma quali altri fattori possono contribuire a rendere efficace l'attività di un docente? Esiste una notevole varietà di accorgimenti e di comportamenti (e di requisiti che non tutti hanno)  che vale la pena citare e che possono rivelarsi decisivi ai fini della buona riuscita del processo insegnamento-apprendimento: la qualità della comunicazione verbale e una buona comunicazione non verbale, l'entusiasmo e la passione che un insegnante è in grado di mettere in campo, la capacità di entrare in sintonia con gli allievi e di saperli motivare, il grado di autorevolezza che un docente riesce a guadagnarsi.
Oltre alla qualità dell'insegnamento, la legge 107/2015 stabilisce che per la valutazione dei docenti debbano essere presi in considerazione anche altri elementi: il contributo che essi sanno dare al miglioramento dell'istituzione scolastica presso cui prestano servizio, il successo formativo e scolastico degli alunni (che comporterebbe il rischio di promozioni facili pur di far lievitare il numero di quelli che superano con "successo" l'anno scolastico), la collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche, la responsabilità assunta nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale.
Come si vede, la valutazione degli insegnanti è un compito molto difficile che non mancherà di generare scontri, confusione e malumori all'interno delle istituzioni scolastiche. Sarà interessante capire quanto saranno capaci, i dirigenti scolastici, gli esperti esterni (provvisti di quali certificate competenze(?) i docenti, i rappresentanti dei genitori e quelli degli studenti di stabilire criteri che prescindano da luoghi comuni, da giudizi emotivi o frutto di semplice convenienza, da impressioni superficiali e da affermazioni liquidatorie che potrebbero ingiustamente premiare o condannare un insegnante.