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“LA BUONA SCUOLA”: UN’ESPRESSIONE AMMICCANTE NON PRIVA DI INCOGNITE

buona scuolaAntonio Caccavale -19.08.2015 - Come la gatta che, per la fretta, fece i figli ciechi, la smania di varare velocemente quella "buona scuola" di cui tanto vanto menano Matteo Renzi, capo del governo, e Stefania Giannini, titolare del dicastero della pubblica istruzione, sta mostrando non poche incongruenze. Lasciando da parte i poteri eccessivi attribuiti ai presidi e la delicata questione della valutazione dei docenti, rispetto a cui molte obiezioni possono essere mosse, è il caso di soffermarsi su alcune conseguenze di una riforma che sta agitando non poco svariate decine di magliaia di persone.
Tanto per cominciare, se, con la "buona scuola", si voleva mettere fine al precariato, di precariato continueranno a vivere, nei prossimi anni, non poche migliaia di docenti, che saranno costretti ad arrabattarsi con lavori temporanei anche diversi da quello dell'insegnamento. Certo, non è una bella cosa tagliare alla radice ogni speranza di futura sistemazione per non pochi docenti che, nella scuola pubblica, hanno già prestato servizio anche per periodi complessivamente equivalenti ad alcuni anni.
Quante sono le domande pervenute al Ministero per l'assunzione in ruolo degli insegnanti? La cifra ufficiale fornita dallo stesso MIUR è di 71.643. Quante sono state le supplenze conferite nel corso dell'anno scolastico 2014/2015? I dati ufficiali del Miur ci dicono che i docenti supplenti, che hanno quindi ricoperto posti non di ruolo, sono stati 143.652, così ripartiti: 11.836 supplenze conferite fino a tutto il 31 agosto su posti comuni; 4.666 su posti di sostegno fino a tutto il 31 agosto; 80.878 supplenze fino al 30 giugno su posti comuni; 42.272 supplenze fino al 30 giugno su posti di sostegno. Tenendo conto dell’annunciata assunzione complessiva di 102.000 docenti, bastano questi dati a far sorgere qualche dubbio sul fatto che l’antica piaga del precariato sarà finalmente sanata. Per quanto riguarda il mondo del precariato, non è il caso, qui, di addentrarsi nell’intricata vicenda dei precari di seria A (quelli a cui il governo ha consegnato il lasciapassare per fare la domanda di assunzione in ruolo) e dei precari di serie B (quelli che, pur rientrando nei requisiti richiamati dalla Corte di Giustizia europea, si sono visti negare il diritto ad essere immessi in ruolo) che la legge chiamata "La buona scuola" ha liquidato con inammissibile leggerezza, tanto che su questo aspetto della riforma è già stata annunciata una valanga di ricorsi. Vogliamo soffermarci su alcune questioni che stanno tenendo sulla corda il mondo della scuola. Va, intanto, fatto osservare che, nella compilazione della domanda, i docenti che aspirano ad essere assunti "in pianta stabile", hanno dovuto dare la disponibilità ad accettare di andare a ricoprire il posto anche lontano dalla propria provincia di residenza. Per un paradosso procedurale può capitare, e certamente capiterà, che i docenti che hanno accumulato un punteggio considerevole possono vedersi assegnare il posto fuori provincia, mentre chi li segue in graduatoria ha maggiore possibilità di sistemarsi nella propria provincia. Solo dalla Campania sono state inoltrate circa 11.000 domande di immissione in ruolo e si sa già che, a più di 5000 aspiranti, toccherà fare le valigie per traslocare in un'altra regione, prevalentemente del nord Italia.
Chi non ha ritenuto di correre il rischio di doversi spostare altrove ha rinunciato ad inoltrare la domanda, come ha deciso di fare un'insegnante quarantaquattrenne che, da tredici anni, insegna latino, greco e materie letterarie in provincia di Napoli e che ha voluto raccontare la propria vicenda in una lettera pubblicata su "La repubblica" in data odierna (18 agosto 2015). Scrive la docente in questione: "Non ho prodotto la famigerata domanda di deportazione. "Deportare" è una parola forte, è vero, ma è affiorata spontaneamente alle labbra di lavoratori precari da dieci o addirittura venti anni, con alle spalle peregrinazioni in varie regioni e grandi sacrifici. Quale lavoratore, dopo 15/20 anni di precariato, accetterebbe che un computer stabilisse dove deve andare a sopravvivere con mille euro al mese, andando a svolgere, per di più, mansioni ad oggi non definite e sicuramente diverse da quelle per cui ha studiato e lavorato? La "fase" in cui la maggior parte dei precari rientra, infatti, me compresa, è quella in cui si viene assunti non da docenti, ma da "personale-jolly" e tuttofare, che il dirigente onnipotente utilizza a piacimento. Il piano di assunzioni del governo è solo un altro gigantesco taglio mascherato: il Pd aveva promesso il ritiro dei tagli Gelmini, 88.000 dei quali sono stati dichiarati illegittimi dal Consiglio di Stato, ma non ha mantenuto la promessa e si è invece inventato l'organico "funzionale", con la conseguenza che una parte dei precari verrà assunta per fare chissà cosa chissà dove (probabilmente il "tappabuchi" fino alla fine della carriera). Un'altra cospicua parte, quella impossibilitata o indisponibile a cedere al ricatto della migrazione coatta e della dequalificazione professionale, resterà nelle graduatorie. Questo confligge con la sentenza della Corte europea del 26 novembre scorso, che condanna l'Italia per abuso di contratti a tempo determinato e impone l'assunzione di tutti i precari che hanno maturato 36 mesi di servizio".
È importante osservare che molti tra coloro che hanno deciso di non presentare la domanda di immissione in ruolo, lo hanno fatto solo per evitare di incorrere nei rigori della legge sulla "buona scuola" e cioè di essere cancellati da tutte le graduatorie nel caso in cui avessero rifiutato di accettare la sistemazione fuori dalla propria provincia.
Intanto l'inizio del nuovo anno scolastico è alle porte. Che cosa succederà? Dovendo garantire un regolare avvio delle attività didattiche, entro l'8 settembre gli Uffici scolastici delle varie province italiane dovranno conferire le supplenze con durata fino al 30 giugno sui posti vacanti. Solo in una fase successiva si procederà ad ulteriori immissioni in ruolo. Si sa già che ad un numero consistente di quelli che saranno i nuovi assunti in pianta stabile (e ciò, per coloro che rientrano nella fase C della procedura, potrà accadere tra la fine del mese di ottobre e il mese di novembre) saranno già state precedentemente conferite supplenze (contratto a tempo determinato) fino al 30 giugno e non potendo lasciare il posto temporaneamente occupato, dovranno aspettare (il primo luglio o il primo settembre del 2016) perché la loro carriera ai fini economici possa iniziare, visto che dal primo settembre di quest'anno avrà inizio il loro percorso di docente di ruolo solo ai fini giuridici.