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Pompei/Villa dei Misteri: Dopo due anni di restauri riapre al pubblico la più famosa delle residenze, situata su un declivio fuori Porta Ercolano

Villa dei Misteri 1Pietro Luciano - 22.02.2015 - Finalmente una buona notizia per gli scavi di Pompei: il 20 febbraio è stata riaperta al pubblico, dopo due anni di restauri, smagliante di colori e di segreti ben custoditi, la Villa dei Misteri, che può essere ammirarla di nuovo in tutta la sua bellezza.
È sicuramente la più nota e la più sontuosa tra le residenze di Pompei, sia per la grandezza, ma anche e soprattutto per la stanza che le ha dato il nome: decorata con scene dipinte a grandezza naturale che riguardano i "misteri" del dio Dioniso, Bacco per i romani, e il mondo femminile.
La Villa, situata su un declivio fuori Porta Ercolano, in origine era disposta su due piani e guardava il mare. I primi proprietari, sanniti del secondo secolo avanti Cristo, dalle sale di rappresentanza, in seguito arricchite da una terrazza con giardino pensile, godevano di una vista incantevole sul golfo.
Nel tempo, la costruzione subì varie modifiche per trasformarsi, nel periodo finale, in un'azienda agricola. Gli ultimi padroni di casa furono gli Istacidi, come ha rivelato un sigillo ritrovato nel corso degli scavi. Gente benestante e abile nello sfruttare i loro possedimenti agricoli ampliarono le funzioni della Villa, sia quelli destinati all'agiata vita quotidiana, ben 75, sia quelli della zona cosiddetta "rustica", dove si immagazzinavano raccolti e si produceva vino.
Il doppio utilizzo della villa fu accentuato dopo il terremoto del 62 d. C., che ebbe Pompei come epicentro, provocando molti danni e determinando un difficile clima socio-economico, riscontrabile nei diversi cambiamenti e usi dei beni immobiliari, prima della distruzione definitiva di Pompei e della stessa Villa dei Misteri a causa dell'eruzione del 24 agosto del 79 d. C..
Villa Misteri 1Gli affreschi al chiuso della Villa, a differenza di altre domus, hanno mantenuto un discreto stato di conservazione, per il fatto che, nel corso del Novecento, sono state inserite lamine di piombo alla base delle pareti, che non hanno consentito la risalita dell'umidità, ma soprattutto perché, nella convinzione che la tecnica usata fosse "ad encausto", i dipinti sono stati protetti con cera sciolta nella benzina.
Abbiamo trovato tanti strati di questa miscela», racconta Stefano Vanacore, direttore dei restauri, «che, da una parte, ha coeso la superficie, dall'altra, ha reso più scuri i colori, perché si è ossidata nel tempo. Ne abbiamo rimosso la maggior parte e, per la prima volta, abbiamo testato l'uso del laser su qualche campione delle pitture, con buoni risultati».
I lavori di restauro sono iniziati nel 2013 con i fondi ordinari della Soprintendenza, all'incirca un milione di euro, e hanno riguardato tutto il complesso edilizio, tranne il peristilio, dove mesi fa è caduta una trave, che sarà oggetto di ulteriori lavori. Preceduti da analisi diagnostiche, eseguite da atenei italiani e stranieri, gli interventi hanno riguardato anche il consolidamento degli intonaci, il rifacimento delle stuccature e la ricomposizione di parti mancanti di pitture: «Ma, precisa Vanacore, usando acquerelli e il sistema del tratteggio, per ottenere una migliore unità di lettura e sapere esattamente cosa è stato ripristinato».
Villa Misteri- Il salone della megalografiaAmedeo Maiuri, autore dello scavo tra il 1929 e il 1930, la Villa era apparsa in uno stato di abbandono, priva di arredi pregiati, salvo una statua di Livia, moglie di Augusto, mentre il quartiere termale in disuso e le stanze di pregio erano utilizzate come depositi. Nessuna traccia dei proprietari e della famiglia, che, forse, erano fuggiti durante l'attività sismica precedente allo scoppio del Vesuvio, o si erano già da tempo, portando via suppellettili e opere d'arte. Nella fattoria, però. continuavano le attività lavorative, sorvegliate da un procuratore: in una stanza erano state raccolte le cipolle, la cui acidità ha modificato i colori delle pareti; in un'altra erano appese cinque roncole di ferro accanto a una zappa, un martello e grossi chiodi, mentre era stato messo a punto un sistema per la spremitura dell'uva e la raccolta del mosto.
Per quanto disabitato, il quartiere residenziale manteneva, ed evidenzia tutt'ora, le sue lussuose peculiarità: l'enorme atrio con vasca centrale, decorato in costoso rosso cinabro a imitazione del marmo, con dipinti di paesaggi egiziani; sale e alcove riempite di affreschi nel cosiddetto "Secondo Stile"; il vasto peristilio, scandito da colonne di tufo, con un giardinetto al centro. Da quì si può scendere nel criptoportico, che consentiva di passeggiare al fresco. Dal cortile, invece, si accede alla grande cucina con due forni, per il pane e i dolci. Anche l'ingresso è imponente: nell'androne vi erano le panche per i numerosi "clientes", che arrivavano dal primo mattino per ottenere oboli, raccomandazioni e aiuti.
Villa dei Misteri VII - 2 500x371I visitatori, inoltre,muovendosi nei 2500 mq della villa, troveranno, tra l'altro, i calchi di due vittime, la copia fedele di un torchio vinario, la camera padronale con armadio a muro.
Ma l'attrazione principale è rappresentata dalla grande sala, decorata con dieci scene figurate: una "megalografia" unica nel mondo romano, che spicca sul pavimento in piastrelle di palombino e sul cui significato è accesa ancora una controversa discussione.
Quello che colpisce maggiormente del racconto dell'artista campano, ispirato a modelli ellenistici, frastornando il visitatore, sono la forte tonalità del cinabro, steso con generosità sulle pareti, e le numerose immagini, che paiono muoversi intorno allo spettatore.
Seguendo, da sinistra, i diversi quadri, sembra di assistere a un rituale, per cui si è sempre pensato all'iniziazione di una giovane donna ai misteri dionisiaci. Si notano in particolare un satiro, che beve da una coppa il nettare bacchico; una figura alata, che si appresta a colpire con il "flagellum" la schiena di una giovane, mentre una baccante scopre il fallo, simbolo di fertilità; la stessa ragazza che cerca conforto sulle ginocchia di una donna seduta; una menade scatenata nella danza in preda all'estasi; due scene che raffigurano la toilette femminile, che evidenziano i lunghi capelli sciolti della ragazza, di straordinaria modernità, e una matrona romana in atteggiamento assorto.
Roman fresco Villa dei Misteri Pompeii - detail with dancing menad 03 450x500Secondo quel poco che si sa dello svolgimento delle cerimonie per iniziati, queste dovevano terminare con la sfrenatezza causata dal vino bevuto in gran quantità e dall'assunzione di sostanze allucinogene.
Secondo molti altri studiosi, invece, gli affreschi rappresentano la preparazione di una fanciulla al matrimonio e a ciò che esso comporta. Altri,ancora, pensano a una messa in scena satirica, in cui ogni rappresentazione allude alla vita del dio e alla rivelazione del simbolo rigeneratore della vita, nel succedersi delle stagioni.
Insomma, al visitatore la scelta del "mistero" che preferisce: Riti segreti, liturgie purificatrici o prefigurazioni di vita domestica. Quello che è più importante, però, è che si può ancora oggi, a duemila secoli di distanza, ammirare il grado di eccellenza raggiunto dall'arte in senso generale in questa Villa e, nel contempo, constatare che l'uomo di oggi ha il diritto-dovere di trasmettere e conservare questo immenso "tesoro" ai posteri.

Foto: Fonte internet