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LA CENTRALITA’ DELLE UNIONI DEI COMUNI E DELLE CITTA’ METROPOLITANE: RIFORMA DELRIO VERSO IL VARO DEFINITIVO

camera-dei-deputatiNiam – 01-04-2014 - Passaggi determinanti, quelli dell'agenda per la settimana appena aperta, per approvare in via definitiva il disegno di legge ad iniziativa governativa sulla riforma delle Province, di cui viene ri-elaborato e definito il quadro delle competenze e senza più organi elettivi a suffragio universale diretto; disegno di legge, ch'é funzionale sia alla formazione delle Unioni e delle Fusioni intercomunali che all'istituzione delle nove Città metropolitane programmate, mentre per Roma sono prefigurate disposizioni, che la rendono città con status speciale, da coniugare con il decreto di Salva-Roma.
delrio-ansaSono passaggi, che seguono l'approvazione del testo, formulato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, e che in prima lettura, in ragione della compatta blindatura garantita dalla maggioranza di centro-sinistra, è stato approvato la scorsa settimana dal Senato, con le significative novità sull'ampliamento delle rappresentanze consiliari e dei componenti di Giunta nei Comuni con popolazione, inferiore ai 10 mila abitanti, dando, altresì, la possibilità per i sindaci di concorrere all'elezione per il terzo mandato consecutivo nei Comuni, con popolazione inferiore ai 3 mila abitanti.
L'esame del testo normativo approvato è oggi, primo aprile, all'esame della prima commissione degli Affari costituzionali della Camera dei deputati. Un atto dovuto, ma più formale che sostanziale, tenendo presente che la maggioranza non ne accetterà alcuna proposta emendativa, che comporterebbe un ulteriore passaggio di rinvio del testo al Senato, vanificando l'attuazione della riforma per la tornata dell'election day del 25 maggio, determinando, in particolare, il ritorno alle urne per il rinnovo degli organi elettivi in ABOLIZIONE-DELLE-PROVINCEscadenza di 52 Province a statuto ordinario e delle 21 già sottoposte a commissariamento, tra cui quella di Avellino, che, com'è noto, non rientrava nei parametri degli indici demografici e dell'estensione superficiaria, contemplati dagli articoli 17 e 18 del decreto Salva-Italia, deliberato dal governo-Monti nell'ambito delle misure per la spending review del dicembre del 2011, configurando la cancellazione della Giunta provinciale e dell'elezione diretta di consiglio e presidente.
Il ricorso allo strumento del decreto, tuttavia, legittimo nel fronteggiare urgenze particolari, fu giudicato dalla Consulta improprio, per strutturare riforme organiche e di sistema, come appunto il Salva-Italia. Di qui, è scaturita la proposta del disegno di legge costituzionale, che sancisce, tra l'altro, l'eliminazione del termine Province dall'articolo 114 e seguenti della Carta costituzionale; disegno di legge costituzionale, messo a punto il 5 luglio del 2013, dal governo-Letta, su proposta di Graziano Delrio, ministro per gli Affari regionali, pro tempore. Un disegno di legge, che, nei contenuti di massima, recepisce le coordinate del Salva-Italia.
Da domani, il testo sarà all'esame della Camera dei deputati, mentre il voto finale é previsto per venerdì, ma potrebbe anche slittare di qualche giorno. Una corsa contro il tempo, con l'obiettivo del voto d'approvazione senza ulteriori indugi, considerato che il progetto di riforma deve diventare legge entro il 7 aprile, per scongiurare la convocazione dei comizi per le elezioni degli organi elettivi delle Province in scadenza di mandato. L'entrata in vigore della riforma è fissata per il primo gennaio del 2015.

unione-dei-comuniDALLE PROVINCE AGLI ENTI DI AREA VASTA.
Con la riforma a regime, le attuali Province diventano Enti di area vasta, con limitate funzioni di pianificazione e amministrati dai rappresentanti dei Comuni, senza Giunta. Tre gli organi di governo dell'Ente di area vasta, il presidente, il consiglio provinciale e l'assemblea dei sindaci. Il presidente, il cui mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni, resta in carica per quattro anni. Il consiglio provinciale è formato dal presidente e da sedici componenti per i territori con popolazione di oltre 700 mila abitanti. Per i territori provinciali, con popolazione da 300 mila a 700 mila abitanti i componenti saranno dodici, mentre saranno dieci per i territori provinciali con popolazione fino a 300 mila abitanti, con l'aggiunta, ovviamente dei presidenti. L'assemblea dei sindaci esercita poteri di proposta, consultivi e di controllo, secondo lo statuto. Presidente e consiglio provinciale sono eletti dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni.
area metropolitana di NapoliLa centralità della legge di riforma in corsia d'arrivo è costituita dall'impulso, che viene dato sia alla formazione delle Unioni e delle Fusioni tra i Comuni, specie se piccoli e medi, con popolazione di poco superiore ai 20 mila abitanti, sia all'istituzione delle nove Città metropolitane, tra cui quella di Napoli. Una prospettiva, che è tracciata nella legge delle Autonomie locali del 1990, fortemente innovativa e riformatrice nell'affermare il concreto e responsabile decentramento amministrativo degli Enti locali, guardando verso la linea d'orizzonte dell'Europa comunitaria. Una prospettiva "tranquillamente" disattesa da ceti amministrativi inetti e classi politiche di marcata caratura reazionaria e conservatrice del ristagno esistente, specie nel Sud.

LA PLETORICA ITALIA DEGLI OTTO MILA COMUNI E LA SOBRIA EUROPA.
E' un paradosso unico, anzi una sclerotizzazione marcata, quello dell'Italia degli otto mila e passa Comuni nell'età della digitalizzazione informatica e della comunicazione globale in tempo reale. Una situazione, che non ha alcun senso né politico né amministrativo e, meno che meno, economico, ferma restando l'integrità del valore dei patrimoni d'identità, costumi, usanze, cultura materiale ed immateriale, storia, che gli stessi Comuni rappresentano ed esprimono, nella dimensione dell'Italia dei Mille campanili e dei Mille municipi, nella stratificazione dei plurisecolari percorsi di civilizzazione. Integrità di valore, la cui tutela è affidata alle comunità cittadine, al loro sentire e al loro pensiero condiviso, e alla loro capacità di veicolarne i significati alle nuove generazioni.
unione-comuni-Al di là di questi aspetti, tuttavia, possono valere alcune indicazioni statistiche di esperienze europee del Terzo Millennio, per inquadrare la problematica e le soluzioni date per le "pratiche del buon governo locale", correlate con burocrazie snelle, competenti, efficienti e ben selezionate, ma soprattutto con servizi garantiti nella normalità. Eccone un prospetto essenziale e sintetico..
Nella Germania unificata del dopo Khol, i Comuni da 24.282 sono stati ridotti a 8.505. Nel Regno Unito, i Comuni, fino a qualche decennio fa, erano 1383, attualmente sono 402; in Danimarca i Comuni sono ora 98 ed erano fino a qualche anno fa 1.387, così come in Belgio da 2669 sono "passati" a 589. Sono state adottate, senza sollevare alcuna riserva o perplessità, scelte politiche di qualità e di ampio respiro, in ordine al costume sociale diffuso che non cede neanche uno spiraglio al parassitismo civile; scelte, che valorizzano la prassi delle economie di scala, con cui è resa sostenibile la fiscalità locale. E, invece, in tante realtà nostrane si é continuato a vivere finora di parassitismo sociale ed economico, restando abbarbicati, per tutti i versi possibili e praticabili, persino alle amministrazioni di Comuni con poche migliaia di abitanti. Parassitismo diffuso di "sempre-verdi" ceti politici, amministrativi e para-sindacali. E burocratici.
La legge di riforma costituisce un importante strumento di discontinuità, proprio nel rendere dovute, se non obbligate, le Unioni intercomunali. E' una concreta opportunità, per colpire e indebolire le multiformi "teste di serpente" del parassitismo della "politica" localistica, greppia... generosa per "senza arte né parte" e per spregiudicati "carrieristi".