Cultura e Spettacoli

CONVEGNO A SPERONE: IL MAIO, TRA CULTURA MATERIALE, PAESAGGIO, FOLCLORE E FEDE

Servizio di Niam e corredo fotografico del'Archivio del Gruppo Archeologico Avellano e di Bassairpinia.it

LE "VOCI" DEL CONVEGNO SUL MAIO E SULLE VALENZE DEL TERRITORIO

convegno maio-sperone-2Sperone- 17.02.2014 – Prima, il convegno nei locali de L'Incontro, a Baiano, poi quello nel palazzo comunale, a Sperone. Si è chiuso il dittico di analisi e riflessione sul folclore del territorio, di cui è simbolo il maio, il cui ciclo di manifestazioni si apre con le celebrazioni del "Natale piccirillo", il 30 novembre, a Sirignano, per dipanarsi negli eventi del 25 dicembre, a Baiano, e a Mugnano del Cardinale, Avella, Quadrelle, nelle cadenze di gennaio, per concludersi giovedì prossimo, 20 febbraio, appunto a Sperone. Quattro mesi, scanditi dall'"omaggio" reso al maio, quale passaggio dal vecchio al nuovo anno, con spiccate variazioni rituali, ma univoche nella dimensione del culto arboreo in sé, correlato e giustapposto alla religiosità popolare di matrice cattolica ed intrecciandosi con la venerazione devozionale verso i Patroni delle comunità locali, da Sant'Andrea a Santo Stefano, il Levita primo martire della cristianità, da Santa Filomena a San Sebastiano, da San Giovanni Battista a Sant'Elia Profeta.
la-via-de-majDue "momenti" di scoperta e ri-scoperta del vero senso del ciclo folcloristico del territorio, ispirati, anzi imposti, quale indifferibile esigenza di "presa di coscienza" pubblica, dai noti episodi, vissuti drammaticamente da Giuseppe Lippiello e Luciano Corbisiero nel corso delle manifestazioni di Baiano e Mugnano del Cardinale; "momenti", con cui il sodalizio di via Napolitano e le associazioni "Festa del maio" e Zigo-Zago hanno inteso fornire un contributo di conoscenza, per rimuovere i rischi di ... deriva, a cui le celebrazioni sono esposte, se non vengono recuperate nella loro essenzialità e ricondotte nei giusti alvei sia della tradizione che della congrua e coerente innovazione. "Passaggi" coordinati tra loro, per affermare la vivibilità, la sicurezza e la valorizzazione degli eventi, con le significative novità prospettate nel convegno di Sperone, coordinato con incisiva spigliatezza dalla dott.ssa Giusy Avverato, assessore per i beni e le attività culturali; novità, sia per gli approfondimenti sui temi del sincretismo religioso, a cui il maio si rapporta, sia per il progetto del Marchio d'area, di cui proprio la Via dei mai è un elemento di simbolica caratterizzazione nel segno della dimensione storico-archeologica e paesaggistica del territorio, protetto dai Monti Avella e dal Partenio.
convegno maio-sperone-3La memoria. Il valore delle tradizioni è un bene culturale, da tutelare e salvaguardare, ha affermato il sindaco Marco Santo Alaia. E' il valore che identifica la storia delle comunità, con cui se ne salvaguarda il presente e il futuro. L'amministrazione, nella sua piena configurazione e quale espressione dell'intera comunità cittadina, è moralmente impegnata alla promozione e alla conservazione della Festa del maio, per tutto ciò che rappresenta ed é. Un impegno, la cui svolta del 2014 avrà adeguata conferma nel futuro, anche e soprattutto alla luce della sensibilità delle associazioni coinvolte nell'organizzazione della manifestazione, con l'attiva partecipazione delle scuole cittadine. E' un forte segnale,per dare continuità alla Festa.
Folclore e cultura. Piena consonanza nelle riflessioni, dettate dal presidente dell'associazione la "Festa del maio Sant'Elia profeta", Nicola Parente, e dal presidente dell'associazione Zigo-Zago, Carmine Festa; consonanza, per ribadire la portata comunitaria, di cui si carica la simbologia del maio, coniugando tradizione e cultura.
2 - Majo BaianoIl maio baianese. La rappresentazione del folclore del territorio, proposta da Antonio Vecchione, autore di uno specifico saggio monografico di recente pubblicazione, era calibrata sulla storia del maio nel costume della comunità baianese. Una ri-visitazione, per far risaltare la socialità e la popolarità dell'evento, il cui spirito va conservato ed efficacemente valorizzato nel susseguirsi delle generazioni.
L'albero e la cultura del paesaggio. La simbologia del maio si collega certamente con la cultura materiale del territorio e del sistema economico, di cui da sempre il patrimonio dei boschi dei Monti Avella e del Partenio è stato l'alfa e l'omega fino agli anni '50 del secolo scorso. Un'autentica filiera produttiva e industriale, con efficienti siti di stoccaggio, fino alla lavorazione del legno di faggi, abeti, pini e ciliegi, con un artigianato di qualità, per non dire delle "compagnie" dei mannesi\boscaioli, lavoratori non solo dei boschi nostrani, ma anche in quelli della Grande Sila, in Calabria, o in terra di Sardegna, dove l'attività dei "tagli" si protraeva fino a sei mesi all'anno. E' la simbologia, spiegava Gianni Amodeo, la cui attualizzazione va tradotta nella pratica della cultura dell'ambiente e della tutela del paesaggio naturale, troppo spesso e frequentemente aggredito dalla mano dell'uomo. Di questa prospettiva, il maio può e deve essere un significativo messaggero, senza mummificare la tradizione, considerando l'albero, espressione di vita e di quella verticalità valoriale, che unisce la terra al cielo. Un recupero del senso più profondo dei valori della naturalità e del rapporto dell'uomo con la terra, mentre le aree montane, con borghi, villaggi e paesini, fino a qualche decennio fa sentinelle delle culture e della tutela dei territori, si spopolano e desertificano. Un processo irreversibile, che va dalle aree alpine alla dorsale appenninica e sub-appenninica.
La festa nella Valle dellantico Clanio1 291x400Il sacro rivelato dal profano. Le manifestazioni e le tradizioni popolari, evidenziava Nicola Montanile, anche quando sono connotate da marcate matrici laiche, lontane da concezioni religiose, quali ne siano i profili dottrinari, generalmente, assumono la funzione di veicolare elementi di religiosità. E' la concezione della ierofania, che così emerge. La stessa Chiesa le recepisce per i valori di aggregazione comunitaria che costituiscono. E su questa traccia Montanile con la solita verve sciorinava una serie di aneddoti, che segnano i legami tra Santi, miti, leggende ed il vissuto delle comunità del territorio.
Maio e territorio per il marchio d'area. La valorizzazione del maio e del connesso ciclo di Feste, con cui vive e si caratterizza il territorio, passa attraverso iniziative mirate. E tra queste spicca il progetto della Via dei mai, presentato lo scorso novembre alla vetrina internazionale della Borsa-Mediterranea del Turismo Archeologico, a Paestum, con importanti riconoscimenti e consensi degli operatori presenti, per lo più asiatici, statunitensi e tedeschi; progetto, illustrato da Pietro Luciano, direttore del Gruppo archeologico "Amedeo Maiuri". Nelle coordinate del progetto, chiariva Luciano, si saldano i potenziali e notevoli attrattori del territorio, il cui asse portante è costituito dal patrimonio archeologico di Avella e dall'intero assetto paesaggistico dei sei Comuni dell'istituenda Unione del Baianese e dell'Alto Clanis. Un asse robusto, come dimostra l'inserimento di Avella e dell'area di riferimento negli itinerari del "Grand tour", che rientra nei progetti di valorizzazione territoriale, messi a punto e finanziati dalla Regione-Campania; itinerari, già presentati a Londra e che avranno la loro "vetrina" ad Expò 2015, a Milano.
Paestum 2013 - stand Gruppi Archeologici 1L'illustrazione del progetto, attraverso una scelta sequenza di slides, era presentata dalla dott.ssa Carmen Loiola, specializzata in Marketing turistico. Una bella e variegata rappresentazione delle eccellenze paesaggistiche e delle tipicità colturali del territorio; eccellenze, destinate ad essere parte integrante, evidenziava la dott.ssa Loiola, del Distretto turistico irpino-sannita, la cui istituzione è in itinere. Eccellenze di naturalità e bellezza. Uno scenario, per il quale Maio diventa parte centrale del logo del Marchio d'area, per il cui riconoscimento il carico d'impegno e di responsabilità spetta alle istituzioni locali e all'assetto delle associazioni operanti sul territorio con le insegne dell'impegno civico.

LE "RAGIONI" DELLA CHIESA TRA FEDE E RELIGIONE NELL'INTERVENTO DI DON ANIELLO TORTORA

don Aniello TortoraIl discernimento alimenta e nutre la conoscenza, filtrando e sedimentando le distinzioni, con cui si connotano e rincorrono, come in un caleidoscopio, i molteplici profili della realtà, che s'intende porre sotto la lente d'ingrandimento, per coglierne i significati. E don Aniello Tortora, animatore dell'Ufficio della pastorale della diocesi di Nola per la pace, la giustizia e la salvaguardia del Creato, se n'è avvalso in modo proficuo ed incisivo, nel focalizzare, alla luce della visione cristiana, le connessioni che corrono tra la religione, intesa in senso lato, e le manifestazioni del folclore popolare; manifestazioni, che, nei territori e nelle usanze delle comunità del mondo cristiano, l'immaginario collettivo rapporta alle figure dei Santi, che per l'esemplarità di vita e per la testimonianza concreta della pratica dei valori del Vangelo la Chiesa cattolica innalza agli onori degli altari e che la tradizione spesso avvolge in aloni di leggenda e di mitografia.
Lo ha fatto, a suggello del pubblico convegno, svoltosi nella sala consiliare del palazzo municipale di Sperone, incentrato sul tema "Il maio, simbolo del culto arboreo e della valorizzazione del territorio. La tradizione popolare e gli aspetti del sincretismo religioso". Un intervento di chiarificazione a tutt'arco, quello di don Aniello Tortora, per ancorare su un versante la religione, le ritualità, le pratiche di religiosità devozionale, vissute come "routine" , e su un altro versante ben definito la fede. Una distinzione, per sottolineare che la religione, sotto tutte le latitudini e in ogni tempo, nel rendersi istituzione sociale è stata- ed è- fonte di potere, per se stessa, nel segno dei politeismi, dei fondamentalismi e degli assolutismi teocratici, o si è resa- e si rende- supporto del potere, quale religione di Stato; ed è la stessa religione, la cui carica d'alienazione annulla la dignità della condizione umana. Una fuga della mente e del sentimento nelle avvolgenti vertigini dell'irreale. Ed è il modello di quella religione, non a caso, definita " l'oppio dei popoli", che ottenebra ed offusca la razionalità e, magari, serve a scatenare "guerre di religione", che hanno mascherato- e mascherano- soltanto ed esclusivamente guerre di conquista e di dominio, come l'analisi storiografica soprattutto dei secoli passati avvalora ed attesta compiutamente.
convegno maio-sperone -1La fede è ben "altro" nella proiezione della trascendenza, pervasa e sorretta dalla concezione cristiana. La sua strada è tracciata- evidenziava Tortora- dal valore della carità, che ri-capitola e dispiega i principi della pace, della giustizia e della convivenza tra uomini e popoli nella libertà, secondo l'insegnamento dell'angelo. Un piano di vita e di condizione esistenziale ben impegnativo da praticare. " Così può accadere che ci si professi cristiani, senza esserlo affatto negli atti e negli stili di vita". E, calibrando il radar della riflessione sull'attualità sociale dei nostri giorni, don Aniello Tortora fissava i molteplici fenomeni di a-socialità e di a-moralità, da cui è attraversata e che contrastano nettamente e radicalmente con la visione cristiana della vita; e sono i fenomeni della pervasiva presenza della criminalità ambientale, della criminalità economica e finanziaria, coessenziali alla criminalità organizzata, ma anche della pratica clientelare ed assistenzialistica con cui si saccheggiano i beni e le risorse pubbliche, per non dire del malcostume della "raccomandazione", degli addentellati del familismo e via proseguendo. Sono fenomeni, che, innervando e segnando capillarmente il contesto sociale, lo rendono se non estraneo, certamente lontano dal senso cristiano della vita. Un'estraneità ed una lontananza, fatte di persone, in carne ed ossa, e non certo costituite da alieni, provenienti da Marte.
Alcuni lavori dei ragazziLe festività e manifestazioni folcloristiche, in questo scenario, vanno vissute come lievito di con-vivialità e di spirito comunitario. E' la prospettiva, per la quale è necessario garantirne l'autenticità popolare, depurandole da fattori ed elementi di contaminazione impropri e falsi, così come dettano gli orientamenti dello specifico documento, diffuso qualche anno fa dalla Conferenza episcopale della Campania; orientamenti, per i quali le festività e le manifestazioni folcloristiche che la cultura popolare ri-conduce alle testimonianze della cristianità vanno recuperate alle loro valenze originarie, prefigurando per i Comitati organizzatori stringenti e vincolanti disposizioni in materia di trasparenza e di controlli in materia contabile, per le sottoscrizioni dedicate alla raccolta di fondi.
Una scelta di campo netta, maturata anche sulla traccia di situazioni anomale, che si sono venute consolidando negli anni, trasformando le festività e le manifestazioni in "fabbriche" di... consenso per clan di camorra, in qualche caso per i politici, procacciamento d'affari, ma anche occasioni per spreco di denaro, schiaffo al buon senso e alle difficoltà che vivono tante famiglie, uomini,donne e giovani per la marginalità generata soprattutto dalla crisi di questi anni. Come per dire che festività e manifestazioni, se canalizzate nell'alveo della cultura religiosa di segno cristiano, non possono essere scisse dai valori della fede e del Vangelo, che hanno carattere primario. Un punto fermo nel più articolato quadro del progetto di evangelizzazione, per il quale non contano le apparenze e le formali convenzioni osservate per l'ipocrita ed ingannevole "bella immagine di sé", quanto e piuttosto la sostanza dei contenuti comportamentali e delle scelte chiare e nette.