.: Il Meridiano on line :. | il quotidiano online

MICHELANGELO: L’ARTISTA DEI SENTIMENTI

Durante l’uscita didattica indetta dal Liceo "V. Imbriani" di Pomigliano D’Arco per le Classi Terze, i ragazzi hanno potuto ammirare lo splendore di Firenze. Particolarmente suggestiva è stata la visione della “la Pietà” del Duomo.

FirenzeCarmen Porricelli – 21.12.2018 - La Pietà Bandini, o del Duomo/dell'Opera del Duomo, è una scultura marmorea (h. 226 cm) di Michelangelo Buonarroti, databile al 1547-1555 circa e conservata nel Museo dell'Opera del Duomo a Firenze. Tale gruppo scultoreo rappresenta il momento in cui Gesù viene liberato dalla Croce dalla Madonna e dai discepoli, per essere poi essere posto nel sepolcro successivamente. 

La visione dell’artista è contestualmente quella di uno tormentato, un borederlaine per intenderci, circondato da una sensibilità non comune. Lui si trova a vivere nella grande Firenze del Magnifico, ma anche il problema di Savonarola, quindi tutto ciò che riguarda la fede e di conseguenza non era facile dire di avere fede correlata anche alla scissione e la riforma protestante: è un momento in cui non si hanno punti ben precisi.

Fondamentale e rappresentato in quest’opera è anche il tema della vita che lui vede in vari modi: la prima pietà viene fatta a 24 anni, l’ultima a 80 anni ed è proprio qui che egli esprime e scolpisce tutto il suo timore: dopo la morte della sua amica Vittoria Colonna, Michelangelo cominciò a rendersi conto di non essere più giovanissimo e pensava sempre più spesso alla morte, e così anche alla propria sepoltura.

Fantastico è il fatto che un semplice blocco di marmo, grazie alla maestria di Michelangelo, riesca a parlare: il volto di Maria si fonde con quello del figlio esamine, come se si volesse creare una continuità e poi la figura in alto rappresentate Nicodemo presenta un suo autoritratto perché l’artista vedeva in quest’opera il suo sepolcro

Pietà Bamdini particolareMichelangelo va quindi a rappresentare un momento molto drammatico della sua vita, la sua tomba. Dopotutto non finirà l’opera perché il marmo era di cattiva qualità, infatti è visibile una martellata data in un momento di rabbia. Ci sono diverse testimonianze riguardanti questa pietà Michelangelo, e quella più interessante è quella del Vasari, grande amico di Michelangelo, il quale, andò una sera a casa dello scultore a trovarlo, ma il Buonarroti fece di tutto affinché il Vasari non potesse vedere la pietà di Michelangelo, ancora in fase di lavorazione. La scultura venne venduta anni dopo, nel 1561 all’artista Francesco Bandini (da cui deriva il nome dell’opera), e successivamente venne restaurata una parte dal suo allievo Tiberio Calcagni, che però non riuscì a realizzare un lavoro all’altezza dello scultore originale. Negli anni successivi l’opera venne acquistata poi da Cosimo III de’ Medici, e nel Novecento venne destinata definitivamente al Museo dell’Opera del Duomo. La scultura è importante per il fatto che non è una commissione ma viene realizzata dall’artista per se stesso, facendo prevalere sentimenti che egli stesso ha provato sulla la pelle come il sentimento di un amore materno che non ha mai conosciuto, rapporti difficili con la famiglia e col padre.

Riassumendo non una semplice opera di marmo ma una commistioni di sentimenti e sensazioni scolpite dall’’artista.